Da collezionista a collezionista

di - 1 Giugno 2013
Metti che Urvasi e Gilgamesh di Gino De Domicis, forme nere su fondo oro del 1980 dialoghino insieme, contornati da una sala zeppa di opere del cinque-seicento di scuola veneziana, di tema naturalmente sacro. Metti anche che, poco più avanti, si scoprano pezzi di Francesco Guardi, e che in una vera cappella vi sia il Martirio di San Sebastiano del Mantegna, che si sposa con la rivisitazione delle Cappelle Medicee di Tano Festa. É un ponte e un dialogo tra passato e presente esplosivo quello che si apre davanti agli occhi a Cà d’Oro, nella mise en scene delle due collezioni Franchetti, con nonno Giorgio appassionato di antico e Moderno, e il nipote Franchetti jr, scomparso nel 2006, che si incontrano tra pop art romana e grandi Maestri della pittura. Per la prima volta le due sezioni sono visibili contemporaneamente, con la cura della parte contemporanea affidata a Flavio Fergonzi: «Senza il sostegno, l’azione e la presenza stessa nel mondo degli ateliers e delle gallerie di questo insolito e geniale collezionista non sarebbe esistita, di fatto, la Scuola romana di Piazza del Popolo».
Verissimo, perché Giorgio Franchetti Jr. aveva iniziato raccogliendo pezzi dell’Espressionismo Astratto Americano durante i suoi viaggi di lavoro negli States, rivenduti poi per tutti i giovani che affollavano La Tartaruga di Plinio De Martiis. Tutti tranne uno, Cy Twombly, di cui a Cà d’Oro non solo è presente un bellissimo pezzo degli anni Cinquanta, con echi surrealisti, ma anche con un ritratto all’amico. Che oggi ce lo consegna al di là del tempo, in una collezione che contiene altre strepitose opere firmate Enrico Castellani, Alighiero Boetti, Piero Manzoni, Mimmo Rotella, Mario Schifano, Ceroli, Franco Angeli e Luigi Ontani.

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