A cavallo tra ‘400 e ‘500, mentre a Firenze, Roma e Venezia esplodeva il Rinascimento e a nord delle Alpi cominciava a maturare il terreno che avrebbe portato alla Riforma, nei piccoli centri nelle valli a nord della Serenissima continuarono a lavorare artisti fortemente radicati al territorio, ma non per questo meno dotati. La mostra indaga opere collocate nel bellunese e dintorni, culturalmente in bilico tra il severo stile Gotico e l’incipiente Rinascimento, noto ai maestri locali anche per i lavori che Venezia stessa commissionava ai propri artisti nei domini sulla terraferma. E’ il caso per esempio di un’importante lavoro su tavola di Alvise Vivarini (andato distrutto) che diventa un modello da imitare anche per la realizzazione degli altari lignei.
L’esposizione si apre definendo il contesto geopolitico e socioculturale. In mostra una pianta militare, lo Statuto cittadino del XV sec. e due splendidi erbari miniati, uno di Antonio Guarnerino da Padova e il Codex Bellunensis prestato dalla British Library. Presenti, oltre che ad alcuni argenti sacri, anche delle pagine di graduali (canti liturgici) prestati dalla National Gallery di Washington e delle medaglie celebrative tra cui spiccano quelle di Vittorino da Feltre, di Dürer e di Tiziano realizzate rispettivamente da Pisanello, Hans Schwarz e Leone Leoni. Il contesto artistico è invece delineato con una raffinata Madonna con Bambino in marmo di provenienza nordica e una tavola di Simone da Cusighe dei primi anni del ’400.
Uno degli artisti più attivi nella seconda metà del ‘400 è Matteo Cesa, autore del trittico Madonna con il Bambino e i santi Lucia e Sebastiano esposto in mostra, che sul modello della menzionata pala di Vivarini presente in città realizza un altare intagliato dorato ospitato nella chiesa di S. Stefano di Belluno. Dello stesso artista anche un polittico (incompleto) riunito fortuitamente grazie alle notazioni di un taccuino di un viaggiatore di fine Ottocento. Saranno il figlio Antonio Cesa, autore di una splendida pala con Madonna e Bambino, e Antonio Rosso a seguire in pittura il sentiero tracciato, affiancati da altri artisti come Antonio da Tisoi e Jacopo da Valenza.
La scultura presenta le figure interessanti di Andrea Bellunello e Domenico da Tolmezzo di cui sono affiancati dei toccanti Vesperbilder (pietà) di gesso policromo modellati su canoni nordici. Ma è con i Flügelaltare (altari a portelle che ospitano al proprio interno statue a tutto tondo dipinte) di Simone da Tesido, Ruprecht Potsch, Andrè Haller, che la mostra raggiunge il suo apice: queste macchine liturgiche, cromaticamente ricche e stilisticamente elaborate, che venivano aperte solo in concomitanza ai principali eventi religiosi, rappresentano il punto culminante in cui fede popolare e arte e si sono incrociati.
daniele capra
mostra visitata il 18 novembre 2004
A margine della mostra alla Fondazione Pino Pascali, con la co-curatrice Giovanna Dalla Chiesa ripercorriamo la ricerca di Vettor Pisani,…
Appartiene alla serie dei Covoni, la stessa che nel 2019 fissava un record per l’artista a quota $ 110,7 milioni.…
La Fondazione Il Lazzaretto di Milano lancia la open call 2024 per il Premio Lydia all’Arte Contemporanea, dedicato al supporto…
Other Identity è la rubrica dedicata al racconto delle nuove identità visive e culturali e della loro rappresentazione nel terzo…
Dal prossimo 9 maggio, fino al 15 giugno, Carlo Zoli porta a Milano, nello spin-off di HUB/ART, “L’infinito volgere del…
Gli spazi dell'atelier InStudio, a Padova, si aprono per la mostra del giovane artista veneziano Stefano Stoppa: in esposizione, una…