La memoria e l’oblio, la contraddizione e la storia. Sono stati termini protagonisti nelle conferenze parallele di Alessandro Anselmi e di Francesco Dal Co tenutesi il 28 marzo all’Università di Roma Tre. Il padiglione dell’ex-mattatoio di Roma, adiacente all’aula delle conferenze, ospita schizzi, disegni e immagini del Municipio di Fiumicino, progetto dell’architetto Anselmi.
Il Municipio di Fiumicino occupa un lotto di forma trapezoidale e ne segue la morfologia. Esso si compone di due elementi distinti: un suolo artificiale e un edificio che riempie il lotto e lo chiude con due blocchi lineari.
Il primo elemento interpreta le funzioni di piazza e di copertura: una sorta di mantello
I materiali fanno dialogare passato e presente. Il mantello incede con andamento inclinato dalla quota della strada, si piega formando una superficie rigata, quindi si innalza per poi distendersi di nuovo ed assumere l’aspetto di un tetto quasi piano. Lo strato più esterno è rivestito di mattoni, il profilo è chiuso da due fasce che combinano granito e mosaico. Elementi accessori, balaustre e corrimano di ferro verniciato nero completano la composizione. I due blocchi lineari rivestiti di alluminio mandorlato e percorsi da finestre a nastro chiudono il lotto. Come sostiene Anselmi: “si tratta della combinazione di materiali propri dei centri storici con quelli propri della città moderna e della periferia”.
Perché Anselmi parla di “contraddizione” quando si riferisce alla compresenza di queste due strutture, e cioè la “collina artificiale”, il mantello, e la massa costruita sottostante? Il termine porta con sé un senso di irrisolto, di conflittuale. Questo concetto assume intensità quando l’autore, durante la conferenza, offre una doppia chiave interpretativa del suo progetto. Afferma che se
Perché i due punti di vista sono posti in contrapposizione? Perché Anselmi dice “non è facile definire questo spazio” riferendosi alla copertura? Forse nei due quesiti si può scorgere una certa ansia di definire l’oggetto rispetto alla storia? Un’ansia alla quale la ludica definizione del mantello come origami sembra poter pericolosamente togliere spessore. Oppure, e più verosimilmente, la “contraddizione” di Anselmi rivela la problematicità della ridefinizione di quei valori che un edificio pubblico per antonomasia come il municipio è chiamato a dover interpretare, in termini simbolici e funzionali.
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