Nel 2016, il governo cinese vietò di costruire architetture «sovradimensionate, xeno-centriche, strane», ma il provvedimento non ebbe un grande successo. Da oggi, però, la misura urbanistica è stata estesa al divieto di copycatting, una pratica che consiste nel plagio e nella copia di architetture esistenti, molto diffusa in Cina ma non solo, basti pensare a agli alberghi di Las Vegas. Dalla riproduzione della Tour Eiffel di Hangzhou, alla copia della Casa Bianca a Jiangsu, il copycatting è una pratica capillarmente diffusa in Cina. Ha iniziato a diffondersi negli anni ’90, quando è stata realizzata la copia della Cappella di Ronchamp di Le Corbusier a Zhengzhou.
Il ministero cinese Xi Jinping, come riferito dalla BBC, dichiara che «Non sarà più permesso plagiare, imitare architetture straniere». La politica mira a vietare rigorosamente la progettazione, la riproduzione e la copiatura di altri edifici. Da quanto riportato dalla BBC, le linee guida limiteranno anche la costruzione di nuovi grattacieli, imponendo un’altezza massima di 500 metri nella maggior parte dei casi. Il governo non ha dato direttive circa gli edifici stranieri esistenti ma afferma che ci saranno ispezioni cittadine.
Per il governo della Cina, è fondamentale che il divieto di copycatting valga soprattutto quando si tratta di edifici pubblici, dunque di stadi, centri sportivi, musei e teatri. «L’architettura è in grado di combinare l’immagine esterna della città con lo spirito interno, la cultura e la tradizione». È importante rafforzare la fiducia culturale, mostrare le caratteristiche della città. Posizione appoggiata dal capo del dipartimento di architettura dell’Università di Tongji, Han Feng, per il quale «È importante che gli architetti conoscano e possano imparare dalla nostra arte architettonica».
La politica desidera ispirare, in questo modo, una nuova era dell’architettura cinese, che possa attingere al patrimonio del Paese e guardare al futuro, cogliendo lo spirito contemporaneo.
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