Un eccezionale tesoro archeologico è stato per secoli occultato da ordinate file di legumi, zucche e cicorie che le monache di Santa Giulia coltivavano nella loro “ortaglia”, preservando, inconsapevolmente, nel pieno centro di Brescia, un intero quartiere della città romana.
Parte di questo tesoro è stato ora riportato alla luce e verrà aperto al pubblico come prima tappa dell’ambizioso progetto Brixia , che vedrà impegnati il Comune di Brescia e la Fondazione CAB, come afferma Paolo Corsini, sindaco di Brescia, “…in un articolato sistema di interventi e di iniziative, ricerche, progetti, legati alla volontà di valorizzare appieno la straordinaria, per certi versi unica, zona archeologica cittadina, che ha in Santa Giulia, nelle Domus dell’Ortaglia, nel Teatro Romano, nel Capitolium, i capisaldi di quello che potrà divenire un vero e proprio Parco Archeologico della Città”.
Quando il Parco Archeologico Urbano sarà completato, Brescia potrà contare su un nuovo polo di attrazione, culturale e turistica, con un nucleo monumentale romano che nessun altra città dell’Italia settentrionale sarà in grado di offrire.
Il progetto di copertura e di allestimento museografico. Il valore assoluto dei reperti emersi nell’area dell’Ortaglia di Santa Giulia ha imposto una riflessione profonda sul significato della conservazione e della comunicazione al grande pubblico di un sito archeologico, nonché sul contributo che la ricerca architettonica contemporanea può offrire alla sua musealizzazione.
Affrontare il tema progettuale di una nuova struttura, che si integri ad un percorso museale noto per le sue forti connotazioni espressive, non si è ridotto ad una semplice scelta delle tecnologie di conservazione offerte dal mercato, né all’invenzione di soluzioni scenografiche o formali volte più a confondere che a svelare.
L’efficacia dell’intervento architettonico è stata determinata dalle esigenze di protezione dal degrado, che hanno rappresentato un aspetto imprescindibile del progetto, ma anche dalla capacità dei progettisti di coniugare la propria poetica, sintesi di uno specifico percorso culturale, con il genius loci, cercando, allo stesso modo del linguaggio allestitivo del museo, di recuperarlo hic et nunc come espressione della cultura contemporanea della città.
Il valore evocativo dei reperti e del luogo viene manifestato dallo studio Tortelli e Frassoni attraverso scelte di grande rigore formale, proponendo una struttura che sembra nascere dal dilatarsi delle balze della collina, quasi un grande bastione in pietra e terra per accogliere, proteggere e mostrare dentro di sè, come in un ventre naturale, ciò che la terra ha conservato per secoli.
Dagli spazi museali dedicati proprio al tema delle Domus romane il visitatore si immerge in un’architettura dai connotati ipogei, ideale tasca tra cielo e terra dove, grazie a collegamenti aerei, può liberamente percorrere la sequenza di atrii e sale splendidamente decorati, comprenderne la funzione, le tecniche costruttive, le ragioni culturali.
L’unico, mirato, rapporto con l’esterno è l’ampia apertura sul fronte est che interrompe la tessitura del paramento murario in pietra grigia di Sarnico offrendo la vista dei viridaria delle Domus e, più oltre, dei grandi frammenti lapidei romani del nuovo parco archeologico, racchiuso dalle mura augustee.
Il linguaggio espressivo già efficacemente impiegato dagli architetti per l’allestimento del Museo della Città, trova in questo nuovo spazio motivo di iterazione e di amplificazione di scelte materiche e formali.
Tutti i reperti mobili sono esposti in relazione al vano di provenienza, o accorpati per classi funzionali e materiche, mettendo in risalto lo studio approfondito effettuato sulle tecniche e sui materiali costruttivi e decorativi delle domus che denunciano la ricchezza e la raffinatezza culturale dell’edilizia privata urbana di Brixia.
alessandra dosselli
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Sono andata a Brescia proprio venerdì ed ho potuto apprezzare i suoi tesori.Ora se ne aggiunge un altro.Auguri e buon lavoro.