Zaha Hadid ha vinto il concorso internazionale per la realizzazione del Museo Regionale dell’Arte Nuragica e dell’Arte Contemporanea del Mediterraneo di Cagliari. La vittoria dell’irachena non è però l’evento più interessante -in termini progettuali– tra quelli prodotti dal concorso e anzi porta con sé alcuni elementi che alla luce della complicata esperienza romana del Maxxi è inevitabile leggere con preoccupazione.
I frequenti richiami alla similitudine tra l’edificio e una concrezione corallina risultano perlomeno superficiali, ma tutto sommato adeguati se si cerca di analizzare i pochi elaborati disponibili. Come per una concrezione corallina infatti, la distribuzione sembra piuttosto angusta, ereditando la modalità claustrofobica dell’edificio romano, che offre gallerie espositive larghe neanche 5 metri al costo ormai non più controllabile -e in ascesa- di oltre 90 milioni di euro, (si era partiti da 40, come a Cagliari). Le sezioni dell’edificio rivelano le enormi partizioni in cemento necessarie ad imbastire la rappresentazione della pomposa fluidità della Hadid, partizioni pronte ad assorbire quantità enormi di ferro che –come a Roma– renderanno interminabili le lavorazioni più semplici e impossibili le modifiche in corso d’opera. Un edificio imposto dall’esigenza di “cartolina” dell’amministrazione e dal rango della progettista. Speriamo bene.
Il concorso tuttavia, come accennavamo, ha offerto una proposta antipodica come atteggiamento, attenzione e sostenibilità: quella del gruppo formato da Mutti&Architetti, Yung Ho Chang (atelier FCJZ), Interaction Design Lab, DotDotDot, Fabrizio Leoni e Luca Poncellini (Cliostraat), Gianni Romano, Atelier Destaque.
Il gruppo presenta dal primo capitolo della relazione (titolo: “ma è la regione il museo, mica questo edificio”) l’intenzione di fare del museo cagliaritano -il Betile- un hub infrastrutturale capace di attivare e coordinare un sistema regionale composto da 80 siti archeologici consolidati ed oltre 7000 potenziali. Sempre dalla relazione: “ La ricchezza dell’isola è che i suoi tesori sono na scosti, richiedono sforzo, sono immersi nel paesaggio. Arrivare in auto a Cagliari, pagare il biglietto ed entrare non è la maniera migliore”. L’hub avrebbe sostenuto con tecnologia semplice ed informazioni le proprie diramazioni fino ai siti nuragici facendo apparire una sistema di percorsi all’interno del sistema Betile, tra il Betile e l’area metropolitana di Cagliari fino ad allargarsi a coprire l’isola.
“Con il termine di percorso si indicano allo stesso tempo l’atto dell’attraversamento (il
link correlati
www.regione.sardegna.it/bandi_internazionali/betile
www.muttiearchitetti.it
www.fcjz.com
www.interactiondesign-lab.com
www.cliostraat.com
www.postmediabooks.it
www.destaque.org
www.dotdotdot.it
www.medialandscape.it
luca diffuse
[exibart]
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per fortuna non è detto che sia proprio in costruzione, magari passano 89 anni e alla fine realizzano proprio il progetto dell'armata brancaleone. certo che con mezza domus in giuria pensavo proprio che riuscissero a fare il colpaccio.
progetto assolutamente inutile.come il ponte di messina......
e infatti non è in costruzione.
mi sorprende un pò il tono alla pseudo saviano. come con saviano a volte ho l'impressione che le cifre che sparate siano inventate o approssimate a naso. ottimo l'approccio di mutti+idlab. quasi come al solito.
uno dei mantra di saviano è:"io lo so e ho le prove". prova ne è che saviano è attualmente l'unico giornalista sotto scorta (con maurizio costanzo ma cerca di capire te la differenza se ce la fai...)
la somma di novanta milioni di euro era quella che le mie orecchie hanno sentito buttiglione elemosinare da lunardi in una conferenza alla fine della scorsa legislatura.
se indicassi un indirizzo email personale ti potrei dare del cretino con maggiore vigore.
baci.