Categorie: Arte antica

Contingenze formali tra Lorenzo Lotto e Pellegrino Tibaldi: due maestri del Cinquecento a confronto

di - 10 Dicembre 2023

Dopo l’esposizione de I colori della fede a Venezia: Tiziano, Tintoretto, Veronese, prosegue l’attività di valorizzazione del patrimonio culturale italiano negli storici spazi espositivi di San Francesco a Cuneo, con un progetto dedicato ad alcuni dei capolavori di Lorenzo Lotto (Venezia, 1480 – Loreto, 1556 ca.) e Pellegrino Tibaldi (Puria, 1527 – Milano, 1596). La mostra mette in relazione i due maestri del Cinquecento che molto probabilmente, secondo una tesi di Vito Punzi, si sono incontrati durante il loro soggiorno a Loreto. La mostra è un percorso affascinante che invita il visitatore ad ammirare la maestria di Lorenzo Lotto, un artista che per la sua bravura desta sin dagli inizi l’attenzione di Alvise Vivarini (Venezia, 1446-1502), formandosi inizialmente nella sua bottega, e di Giovanni Bellini (Venezia, 1430-1516), di cui subirà l’influenza.

Lorenzo Lotto, San Michele arcangelo caccia Lucifero 1545 ca. Olio su tela, 167 x 135 cm Museo Pontificio Santa Casa, Loreto © Delegazione Pontificia Santuario della Santa Casa di Loreto e Distori Heritage, UNIVPM
Lorenzo Lotto, Adorazione del bambino 1546-49 ca. Olio su tela, 156.5 x 212 cm. Museo Pontificio Santa Casa, Loreto
© Delegazione Pontificia Santuario della Santa Casa di Loreto e Distori Heritage, UNIVPM

Lotto fa riferimento a Giorgione, Antonello da Messina ma anche alla pittura fiamminga, raggiungendo presto risultati straordinari. Malgrado ciò è costretto a girovagare anni alla ricerca di commissioni tra Roma, Bergamo, la Marca, Venezia e Ancona. Viene eclissato dai grandi colleghi del suo tempo, Raffaello a Roma e Tiziano a Venezia, che riescono ad ottenere prestigiose commissioni. Tuttavia si procura anche lui importanti incarichi dimostrando la sua eccellente bravura, come la Pala Martinengo (1513-1516) e il Ritratto di Andrea Odoni (1527). La produzione di Lotto è stata poi, sventuratamente, dimenticata sino alla fine dell’Ottocento quando è stato riscoperto dallo storico dell’arte Bernard Berenson (1865-1959).

Lorenzo Lotto, Il sacrificio di Melchisedech, 1544, Olio su tela, 172 x 248 cm, Museo Pontificio Santa Casa, Loreto © Delegazione Pontificia Santuario della Santa Casa di Loreto e Distori Heritage, UNIVPM-
Lorenzo Lotto, Il Battesimo di Cristo, 1554 ca. Olio su tela, 170 x 135 cm. Museo Pontificio Santa Casa, Loreto © Delegazione Pontificia Santuario della Santa Casa di Loreto e Distori Heritage, UNIVPM

Lorenzo Lotto si distingue come un “pittore delle emozioni” che sa comprendere e ritrarre gli stati d’animo. Gli occhi dei suoi soggetti sembrano animarsi di tristezza, speranza e preoccupazione. Il pittore veneto dimostra grande sensibilità e intuizione psicologica, aggiunte ad una straordinaria capacità pittorica. Un altro dettaglio interessante delle composizioni di Lorenzo Lotto è la raffigurazione degli animali come esseri senzienti che osservano e partecipano. Ne il Il sacrificio di Melchisedech, diversi conigli, un serpente e una mucca si confondono tra la folla, rivolti anch’essi, come le persone, verso il punto focale della composizione.

Lorenzo Lotto, Adorazione dei Magi, 1552-55. Olio su tela, 170 x 135 cm, Museo Pontificio Santa Casa, Loreto © Delegazione Pontificia Santuario della Santa Casa di Loreto e Distori Heritage, UNIVPM

Il suo grande e caratteristico talento non gli permette però di risolvere i problemi finanziari e così il 30 agosto 1552 si trasferisce definitivamente al santuario della reliquia della casa di Maria di Nazareth, alla “Santa Maria di Loreto” e due anni dopo diventa oblato, dedicando i propri servizi a Dio. Gaspare Dedotti, il governatore della Santa Casa, gli commissiona i dipinti per la Cappella del Coro, che diventerà la Basilica Pontificia. Lorenzo Lotto utilizza cinque tele precedentemente prodotte e mai vendute, adeguandone le misure, aggiungendo due tele dipinte durante gli ultimi anni di vita. Il Complesso monumentale di San Francesco ospita temporaneamente il cosiddetto “ciclo lauretano” composto dalle sette tele conservate nel Museo Pontificio della Santa Casa, esposte nella loro disposizione originale. Le opere sono San Michele Arcangelo caccia Lucifero (1545-1550), Il sacrificio di Melchisedech (1545), Battesimo di Cristo (1544), Cristo e l’adultera (1546-1550), Adorazione dei Magi (1554-1555), Adorazione del bambino (1549-1555), Presentazione di Gesù al tempio (1552-1556). Adorazione del Bambino è stata restaurata nel 2006 dal programma di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio del Paese promosso da Intesa Sanpaolo, mentre il San Michele scaccia Lucifero è presentato per la prima volta al pubblico dopo l’intervento di ripristino di quest’anno. San Michele scaccia Lucifero è un capolavoro dell’Apocalisse biblica che ha finalmente ritrovato la sua splendente bellezza. L’opera è un fermo immagine che raffigura il bene e il male in una lotta. San Michele è vestito di rosso cremisi, simbolo divino, indossa una corazza da guerriero e cinge una grande spada tesa dietro la testa. Il santo ha appena spezzato la torcia di Lucifero, scacciandolo dal Regno dei Cieli. L’angelo caduto si sta trasformando in un mostro ma il Santo porge una mano, offrendogli l’ultima occasione di pentimento. I due personaggi sono avvolti da una grande nube grigia illuminata dall’alto che rappresenta il Paradiso.  Le due figure sono speculari, hanno gli stessi lineamenti e rappresentano perfettamente la dualità.

Pellegrino Tibaldi, Predica del Battista, 1553-1555. Affresco strappato, 250 x 302 cm, Museo Pontificio Santa Casa, Loreto
© Delegazione Pontificia Santuario della Santa Casa di Loreto

Di seguito sono esposti i due grandi affreschi di Pellegrino Tibaldi, Predica del Battista (1553-1555) e Decollazione del Battista (1553-1555) ideati per decorare la Cappella dell’Assunta, nella Basilica della Santa Casa di Loreto. In occasione della trasformazione della Basilica alla fine dell’Ottocento, le opere sono state staccate dal muro, riportate su tela e poi abbandonate fino al 1980, anno in cui sono state restaurate. Le tele sono scolorite e mal conservate ma è evidente la bravura tecnica che si rifà al manierismo michelangiolesco, dalle complesse composizioni e dagli importanti giochi di luce.

Pellegrino Tibaldi, Decollazione del Battista, 1553-1555. Affresco strappato, 250 × 290 cm, Museo Pontificio Santa Casa, Loreto © Delegazione Pontificia Santuario della Santa Casa di Loreto

Il direttore del Museo della Santa Casa di Loreto sostiene che nonostante non ci siano evidenti testimonianze del loro legame, i documenti bibliografici relativi alle opere realizzate da Pellegrino Tibaldi confermano la sua presenza al santuario tra il 1554 e il 1555, mentre l’8 settembre 1554 Lorenzo Lotto diventa oblato della Santa Casa. I due pittori hanno una grande differenza di età ed appartengono a scuole ben diverse ma attraverso l’analisi dei sette dipinti di Lorenzo Lotto, appartenenti al ciclo lauretano, e ai due affreschi di Tibaldi, è stato possibile notare delle somiglianze iconografiche tra alcuni dipinti. In particolare tra un dettaglio della Predica del Battista di Pellegrino Tibaldi e il soggetto protagonista del dipinto Il sacrificio di Melchisedech di Lorenzo Lotto. Entrambe due le figure presentano le braccia alzate al cielo e sono raffigurate dalla medesima prospettiva, esprimendo tutte e due una forte emozione. Secondo lo storico dell’arte, l’uomo a cui si rivolge Giovanni Battista durante la sua predica, potrebbe essere Melchiedesch, la prefigurazione di Cristo. In questo caso, Tibaldi avrebbe attinto alla raffigurazione dello stesso Melchisedech del dipinto antecedente di Lotto. Se così fosse potrebbero aprirsi nuovi percorsi di ricerca in merito alle possibili reciproche influenze tra i due pittori del Santuario. La Basilica della Santa Casa è uno dei principali luoghi di devozione mariana del mondo cattolico oltre che grande esempio di valore storico artistico. La tradizione narra che nel 1291 gli Angeli abbiano sollevato la dimora della Vergine Maria, trasportandola sino a Loreto. È proprio sul terreno in cui è stata posata la reliquia che tra il 1469 e il 1587, su ordine pontificio, è stata fondata la Basilica. Per la sua costruzione sono stati chiamati alcuni dei più autorevoli architetti del tempo, come Donato Bramante (1444-1514) e sono stati molteplici gli eccelsi pittori che hanno lavorato al cantiere del santuario, oltre Lotto e Tibaldi, ricordiamo Melozzo da Forlì (1438-1484) e Luca Signorelli (1441-1523). Accompagna la mostra il catalogo edito da MondoMostre a cura di Vito Punzi, il progetto espositivo è stato realizzato con il supporto di Fondazione CRC e di Intesa Sanpaolo.

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