Categorie: Arte antica

Mantova e Roma nel segno di Rubens, per una stagione di grandi mostre

di - 2 Giugno 2023

Più che da fratture, la storia dell’arte sembra essere scandita da continue rimodulazioni più o meno radicali del pensiero e della rappresentazione, forze agenti o latenti sulla superficie delle cose oppure nella profondità dei linguaggi. E il Barocco, che fu ed è un genere innovativo, un gusto, uno stile e un’attitudine, una intuizione, un punto di vista, ancora oggi ci colpisce, smuove certe sensazioni, ci colloca in una posizione determinata o, a seconda dei casi, indeterminata, piacevolmente smarriti nel famoso “vortice”. Eppure, quanto di armoniosamente classico – nel senso più ampio del termine – permane ed è sempre attivo in quelle opere, in quelle testimonianze così vivide? Maestro di quella corrente, che continua imperterrita a sconvolgere i sensi dal 1600 circa, fu Pieter Paul Rubens ed è impossibile osservarne i capolavori, raccontarli e lasciarsene rapire, senza collocarsi nella cultura classica. Ed è a Rubens e a quel mondo fitto di relazioni e intriso di suggestioni che è dedicato un grande progetto promosso da Fondazione Palazzo Te e Palazzo Ducale di Mantova e da Galleria Borghese di Roma. Dal 7 ottobre 2023 al 18 febbraio 2024, nelle suggestive sedi delle tre istituzioni – che peraltro già rappresentano degli splendidi esempi di architettura dal XIII al XVI secolo – si svolgerà “Rubens! La nascita di una pittura europea”, iniziativa che riunisce i tre eventi espositivi per celebrare il maestro di origini fiamminghe che, con la sua opera, divenne protagonista e archetipo assoluto del Barocco. Ma non solo: le tre mostre si inseriscono in una più ampia operazione culturale dedicata ai rapporti densi, vivacissimi, aperti, tra la cultura italiana e quella europea. Ed è un bene, allo stato attuale delle cose, ricordarsi di questa condizione.

Rubens, Compianto su Cristo morto

Dal 7 ottobre 2023 al 7 gennaio 2024, a Palazzo Te di Mantova si terrà “Rubens a Palazzo Te. Pittura, trasformazione e libertà”, una mostra che si concentra in particolare sul rapporto che il pittore fiammingo instaurò con la cultura mitologica, conosciuta di prima mano in Italia. Nel nostro Paese, infatti, Rubens, ancora giovane, rimase per più di otto anni, dal 1600, facendo tappa prima a Venezia, per poi stabilirsi proprio a Mantova, dove assunse l’incarico di pittore di corte per i Gonzaga. Immancabile poi la tappa a Roma, inviato dallo stesso duca Vincenzo I Gonzaga. Nella città eterna osservò Michelangelo e Raffaello ma respirò anche l’antico e quando poi tornò ad Anversa, con la fama di Maestro, ormai il dado era tratto: l’ispirazione classica aveva messo le sue radici.

A cura di Raffaella Morselli, l’esposizione di Palazzo Te vuole creare una rispondenza tra opere e motivi decorativi e iconografici del Palazzo, «Un percorso paradigmatico che dimostra quanto le suggestioni rinascimentali elaborate da Rubens negli anni mantovani e italiani siano continuate, evolvendosi, nella pittura della sua maturità, fino a trasmettersi nell’eredità intellettuale e artistica lasciata ai suoi allievi», spiegano gli organizzatori. Le opere della mostra sono state scelte in funzione del dialogo che riallacciano con i miti e dell’interpretazione che ne fece Giulio Romano – autore di Palazzo Te – nelle varie sale, fattori che contribuirono a generare nel pittore di Anversa una sintonia mai interrotta con il Rinascimento e il Mito.

Pieter Paul Rubens, La famiglia Gonzaga in adorazione della Trinità, Palazzo Ducale di Mantova © Palazzo Ducale di Mantova, Ministero della Cultura

Nello stesso periodo, Palazzo Ducale di Mantova dedica a Rubens il focus espositivo “Rubens. La Pala della Santissima Trinità”, incentrato su una delle più imponenti imprese portate a compimento dall’artista: il ciclo delle tre enormi tele per la Chiesa della Santissima Trinità, una delle quali – dopo incredibili vicende – è ancora oggi esposta a Palazzo Ducale e costituisce una tappa fondamentale nel percorso conoscitivo di questo grande artista. Il progetto espositivo presenta un nuovo allestimento museografico e illuminotecnico dell’intero Appartamento Ducale, voluto da Vincenzo I e realizzato da Antonio Maria Viani: qui sono esposte opere della collezione permanente dal tardo Cinquecento al Seicento inoltrato. Punto focale del percorso è la Sala degli Arcieri, dove è esposta la Pala la cui vicenda viene raccontata da un’innovativa ricostruzione tridimensionale della chiesa della Santissima Trinità, oggi non più accessibile al pubblico.

Pieter Paul Rubens, Susanna e i Vecchioni , olio su tela, 1606 – 1607 ca, Galleria Borghese , Roma © Galleria Borghese , Ph. M. Coen

Dal 14 novembre 2023 al 18 febbraio 2024 sarà la volta della mostra alla Galleria Borghese di Roma: “Il tocco di Pigmalione. Rubens e la scultura a Roma”, a cura di Francesca Cappelletti e Lucia Simonato. L’esposizione indaga le conseguenze del suo viaggio in Italia negli anni successivi al suo ritorno in patria, anche grazie ai soggiorni italiani di suoi allievi fiamminghi. «Il progetto sottolinea il contributo straordinario dato dall’artista, alle soglie del Barocco, a una nuova concezione di antico, di naturale e di imitazione, mettendo a fuoco la novità dirompente del suo stile nel primo decennio a Roma e come lo studio dei modelli potesse essere inteso come ulteriore slancio verso un nuovo mondo di immagini». L’eccezionale sede della Galleria Borghese offre inoltre l’opportunità inedita di vedere i grandi gruppi berniniani, la statuaria antica, le altre sculture moderne, spesso opera di artisti stranieri, in relazione diretta con i quadri e i disegni di Rubens, cogliendo quell’energia con cui l’artista investì i capolavori dell’antichità.

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  • Va ricordato un piccolo episodio. Anche se l'incontro tra Rubens e Caravaggio non avvenne mai, il genio fiammingo era un suo grandissimo ammiratore, tanto che, quando "la morte della Vergine" realizzata per i Carmelitani Scalzi e destinata alla S. Maria della Scala fu respinta, perché trovata scandalosa, Rubens suggerì al Duca di Mantova di acquistarla. Sembrava che Michelangelo Merisi avesse scelto come modello per il dipinto, il cadavere di una prostituta annegata nel Tevere e per quello rifiutata dalla committenza. L'opera si trova oggi al Museo del Louvres

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