A 500 anni dalla dal ciclo di affreschi che avvolge la Cappella Sistina, l’opera di Michelangelo continua a rivelare non solo dettagli enigmatici sulla sua magnifica arte ma anche segreti legati alla condizione umana e alle malattie. Un recente studio interdisciplinare ha suscitato una certa sorpresa: otto storici dell’arte e medici europei, usando la tecnica dell’iconodiagnosi, hanno ipotizzato che una delle figure rappresentate dal grande artista possa raffigurare una donna affetta da cancro al seno, malattia spesso considerata “moderna”. Pubblicato su una rivista scientifica medica, questo studio propone un’interpretazione che apre nuove prospettive sull’arte rinascimentale come specchio della salute e delle patologie del passato.
L’iconodiagnosi, infatti, è un campo che, pur considerato da alcuni studiosi come un divertissement, si fonda comunque su un metodo scientifico ed è praticato anche in ambito accademico. Anche nelle opere d’arte è infatti possibile rintracciare i segni di patologie, aiutando a delineare la storia delle malattie e a esplorare come queste siano state trattate dal punto di vista medico, oltre che simbolicamente rappresentate. Secondo Andreas G. Nerlich, portavoce del team, questa tecnica può offrire preziose informazioni sia sulla gestione delle patologie nei secoli passati, uno stato di malattia poteva essere usato come metafora nella composizione artistica, aggiungendo uno strato di complessità al simbolismo dell’opera.
In questo caso, la figura al centro dello studio appare nel Diluvio Universale, una parte del soffitto della Cappella Sistina tra le più ammirate e che anche alla sua epoca riscosse un grande favore, nonostante qualche disparità esecutiva e problemi tecnici nella miscela dell’intonaco che causarono muffe. L’opera racconta la fuga disperata verso un terreno elevato delle persone durante il Diluvio universale. Fra di loro emerge la donna soggetto dello “screening medico”, che indossa un velo blu, segno del suo stato matrimoniale, e che presenterebbe, secondo gli studiosi, segni evidenti di cancro al seno: un capezzolo retratto, un’areola appena visibile e due noduli, uno dei quali si estende verso il cavo ascellare, suggerendo un ingrossamento dei linfonodi.
L’idea che Michelangelo abbia scelto deliberatamente di rappresentare questa malattia in un personaggio femminile non è casuale, secondo i ricercatori. Se infatti tutte le altre figure femminili della Cappella Sistina mostrano seni sani e pieni, qui il corpo appare segnato, quasi a prefigurare una punizione o un destino ineluttabile. Una lettura simbolica potrebbe anche indicare, nel gesto del dito puntato verso terra, la consapevolezza della propria fine imminente, un segno di accettazione o di condanna.
Nella simbologia dell’arte rinascimentale, il corpo è spesso usato come strumento di narrazione, e Michelangelo, noto per la sua passione per l’anatomia umana, ha sempre prestato una attenzione particolare ai dettagli fisici minuziosi. Secondo la tradizione iconografica, la prosperità dei seni era un simbolo di nutrimento e vita ma Michelangelo, secondo Nerlich e colleghi, sembra abbia voluto sfidare questa visione, introducendo l’idea di una fragilità corporea che nega la vitalità idealizzata.
Naturalmente, varie riserve sono state sollevate, in particolare alcuni studiosi hanno osservato che il cancro al seno è più comune nelle donne oltre i 50 anni e ciò renderebbe meno probabile la sua rappresentazione in una figura apparentemente giovane. Tuttavia, per gli autori della ricerca trasporre statistiche moderne a periodi storici potrebbe non essere del tutto accurato. Anzi, potrebbero esserci ragioni simboliche dietro l’età stessa della donna, forse vista come un’allegoria del peccato o della decadenza. La pubblicazione dello studio segna solo l’inizio di una nuova fase per il team, che continuerà a esplorare i capolavori dell’arte antica e rinascimentale alla ricerca di tracce di condizioni mediche nascoste.
Per Michelangelo, ogni pennellata e ogni gesto sembrano essere stati carichi di significati che, per noi contemporanei, potrebbero essere poco visibili. In ogni caso, questa scoperta ci ricorda che, sebbene il cancro al seno sia oggi diagnosticato con strumenti avanzati, la consapevolezza del corpo e della sua salute è una pratica che attraversa i secoli. L’arte rinascimentale e la medicina moderna ci insegnano dunque quanto sia cruciale la prevenzione: sottoporsi a un programma di screening mammario regolare è un atto di cura e consapevolezza, che può fare la differenza.
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