Elisa Filomena, Eden – Casa Vuota

di - 21 Luglio 2021

Un flusso pittorico continuo e vivace scorre ininterrotto attraversando le pareti di Casa Vuota in un’apparizione idilliaca, una incantata visione che riempie fittamente lo spazio e viaggia oltre la dimensione temporale, in un’amenità edenica di remote meraviglie e segreti racconti, sussurrati da un’epoca antica, rivelati e originati dalla pittura in fini gestualità e delicate cromie.
La mostra “Eden” di Elisa Filomena, a cura di Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo, è dimora di un sogno che conquista ogni stanza, trasformando le mura di Casa Vuota in paesaggi arcadici in cui addentrarsi e abbandonarsi alla scoperta delle sue scene, le sue rive, la natura lirica e trasognata.
L’artista procede in un ritmo leggero e fluido creando un paesaggio primigenio dove hanno preso sembianza semiosi mitiche, affiorate come ricordi di un territorio onirico rimasto sospeso e taciuto nel corpo dei giorni e pian piano mostrato nella sua estaticità ancestrale: una vera e propria “camera picta”, come definita dai curatori, che circonda lo sguardo e lo trasporta in un incontaminato e perduto luogo delle origini, terra della soavità in cui l’umanità si riscopre un tutt’uno con la natura.

Eden, Elisa Filomena a Casa Vuota. Ph. Sebastiano Luciano

Continuum inesauribile e al contempo raccolto negli ambienti della casa, la pittura di Elisa Filomena è una perenne propagazione di attimi di visione immaginifica, confluita in sinuosi sentieri, in quieti ruscelli dove le coordinate spaziotemporali si annullano in una immersione fiabesca.
Rotoli di tela dipinti con istintuale e libera poeticità divengono geografie di un archetipo altrove che l’uomo impara a conoscere di nuovo, a percorrere come selva accogliente, sorgente di incanto, scenario armonioso e vitale.
Protagonista assoluta è l’essenza stessa della pittura che, ricordando le parole della filosofa e critica d’arte Maria Zambrano, è “istante vivo, vivente, di tempo tra due sogni: quello dal quale nasce e l’altro, quello della tenace volontà di raffigurare, di raffigurarsi, in tutti i tempi, passando attraverso di essi” (Maria Zambrano, Dire Luce. Scritti sulla pittura, BUR Rizzoli, Milano 2013).
Questo passaggio di epoche, di ricordi e rimandi ad una storia artistica soggiacente nell’immaginario di ognuno, vibra di una linfa vigorosa, consapevole e feconda, dalla potenza e floridezza classica, equilibrata nell’ammanto ininterrotto dei teleri apposti alle pareti.

Eden, Elisa Filomena a Casa Vuota. Ph. Sebastiano Luciano

Volte di cieli stellati sovrapposte al soffitto, naiadi e driadi in riposo, bagnanti, dame, drappeggi teatrali, stilemi decorativi, ampliano il respiro, l’illusione e l’aspirazione all’ideale mitico di una antica dimora romana in riferimento al ciclo naturale e al ciclo pittorico, immaginato in tonalità tenui, in gestualità immediate e gentili.
Nell’abbraccio di un fiume cosciente che lascia correre e intonare una leggenda antica, ogni scena gioca nelle cromie della luce del giorno, scorrendo attraverso ogni tempo e narrando luoghi paradisiaci, regni dell’ignoto e della meraviglia, sintesi perfetta di natura e cultura che ritrova un giardino segreto e un’armonia originaria.
Nella mostra “Eden” di Elisa Filomena a Casa Vuota, visitabile fino al 31 luglio, la pittura incorpora un dialogo con radici letterarie e storico-artistiche tracciando una vertigine e un percorso attraverso un alveo ancestrale che ritorna a sé stesso, all’emersione di un avvento remoto, perduto, ritrovato e realizzato nella verità dell’intenzione e del gesto pittorico.

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