Giuseppe Penone dona oltre 200 opere al Castello di Rivoli

di - 25 Gennaio 2021

L’artista Giuseppe Penone (Garessio, 1947) dona 219 opere su carta realizzate dal 1968 ad oggi al Castello di Rivoli, insieme a preziosi materiali d’archivio e a Svolgere la propria pelle – finestra, 1970-2019, una straordinaria versione dell’opera allestita nel 1972 a Kassel, in occasione di documenta 5. Disegni, note di lavoro autografe, riflessioni manoscritte; e ancora, schizzi progettuali, rendering architettonici, fotografie: le opere su carta testimoniano in modo incredibilmente esaustivo il processo creativo dell’artista, e al tempo stesso documentano, trasmettono e ripercorrono l’allestimento e la presentazione dei suoi lavori. Un gesto importante e un grande segnale per l’arte, insomma, specialmente in questo periodo di incertezza e di continui sconvolgimenti. Ad annunciarlo è il Museo d’Arte Contemporanea, ma è lo stesso artista – in un foglio del 2021 appartenente alla donazione – a spiegare il senso della propria offerta:

“La prima intuizione, la
prima idea di un’opera
annotata su un foglio
testimonia il fluttuare
dell’immaginazione prima
di irrigidirsi nella forma

È bello pensare di
posare le idee nei luoghi
in cui sono apparse
fluttuanti”.

«Significa qualcosa», dichiara la direttrice Carolyn Christov-Bakargiev, «quando uno tra i più grandi artisti del mondo decide di donare un eccezionale corpus di opere a tre grandi musei pubblici. È un’investitura e un atto di fiducia nella capacità delle istituzioni pubbliche di reggere alle crisi momentanee e alle intemperie, e pertanto di durare nel tempo – un tempo molto più lungo di quello di una sola vita. Si tratta di trasmettere ai posteri dei semi che sono la propria arte, fiduciosi che essi potranno germinare in un futuro oggi ancora inimmaginabile. Il Castello di Rivoli è lieto di ricevere questo dono, e grato della fiducia che l’artista ripone nel Museo».

Giuseppe Penone, L’albero ricorderà il contatto del mio corpo, 1968. © Archivio Penone e Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea
Nuvola respiro, foglie vapore; ombra, luce, passi, la luce dei passi; ombra,
ramo di bronzo, perni di ancoraggio, lastra di ferro 100 x 150 x 1;
tre disegni preparatori per realizzare Il giardino delle Sculture fluide,
Venaria Reale, 2003. Inchiostro su carta, 21 x 29 cm.
© Archivio Penone e Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea

E non è tutto, perché la donazione di Penone – destinata al CRRI (Castello di Rivoli Research Institute) – si aggiunge a quelle effettuate la scorsa estate al Philadelphia Museum of Art (309 opere su carta e 5 libri d’artista in edizione limitata) e al Centre Pompidou di Parigi (che ha ricevuto 350 opere su carta). Proprio i tre musei, nel corso del 2022, metteranno in mostra il prezioso materiale donato dall’artista e il CRRI del Castello di Rivoli, in particolare, editerà un volume concepito in collaborazione con Penone per documentare le opere pubbliche collocate all’aperto. Insomma, una grande mostra diffusa dedicata all’artista e dislocata tra tre importantissimi centri di riferimento per l’arte. «Una fondamentale occasione di approfondimento della pratica dell’artista», per dirla con le parole di Andrea Viliani, Responsabile e Curatore del CRRI. E proprio domani, tra l’altro, a parlare della pratica del grande artista sarà Hans Ulrich Obrist, in una conversazione online che racconterà un’arte così profondamente collegata al tempo e alla natura.

«L’arte di Giuseppe Penone», aggiunge la direttrice, «esplora i fondamenti della scultura quale modo di conoscere e comprendere empiricamente il mondo. La sua arte si basa sul principio di incarnare una consapevolezza fisica, tattile-visiva, di tutti gli organismi viventi e delle loro trasformazioni. Penone percepisce il mondo e la vita in modo scultoreo, toccandone e accarezzandone le parti costitutive, senza mai distinguere tra natura e cultura o, piuttosto, senza pretendere alcuna superiorità dell’essere umano rispetto al resto del mondo naturale. Si tratta di un incontro e, quindi, di relazioni tra l’umano e la materia, tra l’umano e il non umano, questioni di pelle e di toccarsi, elementi conoscitivi a cui i disegni su carta donati puntualmente ci introducono. Il dono del lavoro Svolgere la propria pelle, realizzato utilizzando i materiali originali dell’installazione sulle finestre a Kassel nel 1972, è un ulteriore gesto straordinario».

Svolgere la propria pelle – finestra, 1970-2019. Veduta dell’installazione al Castello di Rivoli. Foto © Antonio Maniscalco
Veduta dell’installazione a documenta 5, Kassel, Fridericianum, 1972. Foto © Paolo Mussat Sartor. Courtesy Archivio Penone

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