L’artista tedesca Katharina Fritsch (1966) e l’artista cilena Cecilia Vicuña (1948) sono state premiate con il Leone d’Oro alla carriera assegnato nell’ambito della 59ma Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, che aprirà al pubblico dal 23 aprile 2022. Si tratta della prima volta che l’ambito riconoscimento è attribuito a due artiste. La decisione è stata approvata dal Cda della Biennale, presieduto da Roberto Cicutto, su proposta di Cecilia Alemani, curatrice della 59ma Esposizione, intitolata “Il latte dei sogni”. La cerimonia di premiazione si svolgerà durante l’inaugurazione della Biennale Arte 2022, sabato, 23 aprile 2022, a Ca’ Giustinian, sede della Biennale di Venezia.
«Sono molto onorata e grata di ricevere questo premio», ha dichiarato Katharina Fritsch. «È un grande onore e una gioia per me ricevere il Leone d’Oro, in un momento in cui l’umanità sta cercando di mantenere la pace e la giustizia contro ogni previsione», è stato il commento di Cecilia Vicuña. «Credo che la nostra arte e la nostra coscienza possano svolgere un ruolo importante nell’urgente bisogno di allontanarsi dalla violenza e dalla distruzione, per salvare il nostro ambiente dall’imminente collasso».
«La prima volta in cui ho visto un’opera di Katharina Fritsch di persona è stato proprio alla Biennale di Venezia, nell’edizione del 1999, curata da Harald Szeemann, la prima Biennale che ho visitato», così Cecilia Alemani ha motivato l’assegnazione del Leone d’Oro alla Carriera a Fritsch. «L’imponente opera che occupava il salone principale del Padiglione Centrale si intitolava Rattenkönig, il re dei topi, una scultura inquietante in cui un gruppo di topi giganteschi è disposto in cerchio, le code annodate, come in uno strano rituale magico. Da quel momento in poi, a ogni incontro con una scultura di Fritsch, ho provato lo stesso senso di stupore e di attrazione vertiginosa. Il contributo di Fritsch nel campo dell’arte contemporanea e, in particolare, in quello della scultura non ha paragoni. Il suo lavoro si distingue per opere figurative al contempo iperrealistiche e fantastiche: copie di oggetti, animali e persone rese nei più minuscoli dettagli ma trasformate in apparizioni perturbanti. Spesso Fritsch modifica le dimensioni e la scala dei suoi soggetti, miniaturizzandoli o ingigantendoli e avvolgendoli in campiture di colori stranianti: è come trovarsi al cospetto di monumenti di civiltà aliene, o di fronte a reperti esposti in uno strano museo postumano».
«Vicuña è un’artista e poetessa, e ha dedicato anni a preservare le opere letterarie di molti scrittori e scrittrici dell’America Latina, svolgendo un encomiabile lavoro di traduzione e redazione di antologie di poesie sudamericane che, senza il suo intervento, sarebbero andate perdute», si legge nelle motivazioni di Alemani. Attivista impegnata da anni nella lotta per i diritti delle popolazioni indigene in America Latina e in Cile, Vicuña lavora con un ampio raggio di media, dalla pittura all’assemblaggio, fino alla performance. «Per decenni ha lavorato in disparte, con precisione, umiltà e ostinazione, anticipando molti dibattiti recenti sull’ecologia e il femminismo e immaginando nuove mitologie personali e collettive», ha continuato Alemani, che ha fatto riferimento alla poesia e alla delicatezza delle sue composizioni, «Un’arte precaria, al contempo intima e potente».
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