Tomaso Binga, Vista Zero, 1972
Una poesia composta per l’occasione, dedicata a tutte le case che ha abitato e una mostra “inclusiva”: così Tomaso Binga ha festeggiato il suo novantesimo compleanno, quasi a voler testimoniare i profondi legami tra arte e vita che caratterizzano da decenni il suo lavoro. Così, negli spazi della Fondazione Filiberto e Bianca Menna, all’interno della sede nazionale dell’Arci in via Monti di Pietralata 16, si è inaugurata il 20 febbraio l’opera Locus, a cura di Antonello Tolve e Stefania Zuliani. Si tratta di un dipinto lungo 9 metri che l’artista aveva realizzato nel 2005 basato sul progetto Biographic avviato dieci anni prima, dove la scrittura si trasforma in pittura: «Nel 1985 – ricorda l’artista – ho stipulato un armistizio tra Scrittura e Pittura con il Biographic che ho presentato alla XI Quadriennale di Roma».
La protagonista di Locus è la frase latina “Homo ornat locum – non hominem locus”, che riprende la sentenza di Cicerone “Homo locus ornat – non hominem locus”, scritta sulla facciata di un palazzo costruito nel 1926 dall’architetto Mario De Marchi in piazza Perin del Vaga: questo edificio ospita il Lavatoio Contumaciale, l’associazione voluta da Tomaso Binga e inaugurata nel 1974 con la sua performance Parole da Conservare Parole da Distruggere, per indicare lo stretto legame dell’artista con uno spazio aperto ad accogliere il pubblico, una sorta di «casa di chiunque voglia contribuire in modo operoso, come esecutore creativo o fruitore non passivo, alla realizzazione dell’arte».
L’opera Locus, composta da dieci grandi tele e dieci piccole tele che ospitano la frase in diagonale scritta in grandi lettere vibranti (con un tocco quasi neofuturista), ospiterà nelle prossime settimane gli interventi scritti di amici artisti, per modificarla e aiutarla a crescere. Ma non basta: nelle prossime settimane lo spazio della fondazione ospiterà le opere delle artiste Elvi Ratti, Sabina Alessi e Grazia Menna, «Proprio per ribadire la volontà di apertura e di condivisione dell’opera», dichiarano i curatori di questa interessante operazione, che testimonia la lungimiranza di un’artista dall’inesauribile vitalità.
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