«Mi sopravviverai, buon vecchio cemento,
come sono sopravvissuto, a quanto pare, ad alcuni uomini
che mi avevano preso per una specie di strada,
citando il colore degli occhi o il portamento.
Perciò elogio il tuo aspetto inanimato e poroso[…]»
Joseph Brodsky, Ode to concrete, in So Forth, MacMillan Publishers, London 1996
In un afflato purificativo che abbraccia e conforma una materia liricamente grezza e inesauribilmente plasmabile, le sculture di Marcello Silvestre espongono le proprie corporeità e fragilità in una continuità geometricamente sfaccettata che lascia scorgere ferite e strappi, scalfitture e impronte cicatriziali, composte come concrezioni e genesi stellari.
La mostra “Cemento. La catarsi della materia” di Marcello Silvestre, a cura di Azzurra Immediato presso la NABI ART GALLERY e la OFF GALLERY a Napoli, svela e riflette una tangibilità e presenzialità intima, un’essenzialità astrattamente umanistica, un dominio dell’essere incorporato in una poetica di angolature e verticalità nette, di forme stabili in ordinamenti prismatici.
Solidamente ancorati ad una fisicità derivata da armoniche poliedricità platoniche racchiudenti la perfezione matematica universale, gli uomini di cemento di Silvestre, nella proporzionalità di spigoli e purezze leggere, appaiono come presenze futuribili, coappartenenti alle tracce segniche di un corpo algoritmico, lineare e rigoroso, eppure sensibilmente materico e scalfitto dal percorso vitale.
Dal cemento prende vita una nuova morfogenesi e una nuova poetica, un dialogo tra formatività e spazio, tra estroflessione e introflessione percettiva, coesistenti in una ritmicità di elevazione aritmetica e al contempo di corruttibilità materica, di resistenza costruttiva e fragilità corporale.
Un’elegia geometrica orchestra la superficie scultorea convergendo vertici e continuità rettilinee in gestualità e astanze emergenti nella tridimensionalità essenziale e accentuata in strutture narrative e immaginifiche, decifrate e unificate in una conformazione umana, nella asperità e porosità della sostanza polverulente.
Come matematica pura coinvolta in un infinito vissuto della materia, la scultura di Silvestre racconta e racchiude un legame cosmico, un canone astrologico e antropometrico, simmetrico e dimensionalmente misurato, che nel cemento trova necessario temperamento e ossatura.
Le opere oltrepassano i limiti dell’astrazione per riconoscersi figura, per rivelare un firmamento di fratture e lacerti che includono conglomerazioni luminescenti, attraenti ed ermeticamente silenti nella forza del proprio elemento, in uno scambio visuo-percettivo tangibile tra opera e fruitore.
La diatriba dialettica tra integrità morfologica e fenditura membratica, tra purismo razionale e afflizioni incisive si sviluppa in una ieraticità contemplativa che conduce il fruitore ad un’esplorazione interiore e intimista, attraverso l’accettazione e la rifrangenza dicotomica di spigolosità e lacerazioni in un orizzonte mistico, quasi esoterico, proiettante i segni memoriali ed una poietica emozionale.
La mostra Cemento. La catarsi della materia nelle due sedi partenopee libera uno spazio interiore di dualità compresenti, inalienabili e consorelle che si equilibrano nella lotta reciproca, interna ad ogni individuo, sviluppate dall’artista in un’estetica e visionarietà archetipale, geometrico-tridimensionale.
L’esposizione, presente in entrambe le sedi, sarà visitabile fino al 30 settembre.
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