Foto da The Denver Post
Una nativa americana in memoria delle vittime del massacro di Sand Creek sostituirà il memoriale onorario dei soldati americani caduti durante la Guerra Civile, davanti al Campidoglio della città di Denver, in Colorado (Stati Uniti). Il memoriale che sarà sostituito è stato realizzato nel 1909, come omaggio ai soldati del Colorado che avevano combattuto nella Guerra Civile. Tra i commemorati, un colonnello che orchestrò il massacro di Sand Creek nel 1864, in cui i soldati dell’esercito americano distrussero e saccheggiarono un villaggio di nativi americani, alcuni della popolazione Cheyenne, altri della tribù Arapaho, nel Colorado sud-orientale. Sarebbe stato questo il motivo alla base della rimozione della statua da parte dei manifestanti di Black Lives Matter, nel corso di una protesta del mese di giugno scorso.
Contestualmente alla mobilitazione mondiale per la morte di George Floyd, anche il settore della cultura si è attivato (vi abbiamo parlato del contesto italiano a tal proposito) mentre in tutto il mondo sono avvenuti abbattimenti o sfregi a danno di statue che sono legate alla storia razzista degli Stati Uniti e di altri Paesi. È di luglio scorso la notizia dell’opera di Marc Quinn che ha ritratto l’attivista Jen Reid per sostituire la scultura di Edward Colston che era stata abbattuta durante una manifestazione. Si è parlato anche delle azioni dimostrative degli attivisti sulla statua di Indro Montanelli a Milano.
A partire dall’evento scatenante di George Floyd e relativamente alle manifestazioni di Black Lives Matter, la pratica inconoclasta è un fenomeno esteso a livello mondiale oggi e ha interessato anche alcune statue legate al genocidio dei popoli nativi americani. Alcune amministrazioni locali (come nel caso di Londra) si stanno muovendo per ripensare la collocazione dei monumenti discussi, in un’ottica slegata dal colonialismo che ha diffuso il suprematismo dei bianchi.
La storia non si nega ma il modo in cui viene raccontata può cambiare la storia di domani e in questo l’arte può giocare un ruolo importante. Negli spazi comuni di una città, i monumenti e le statue sono i narratori di una memoria che influisce sul nostro presente.
Il memoriale di Denver attualmente si trova al History Colorado Center, museo dedicato alla storia del Colorado. I membri del Capitol Building Advisory Committee hanno votato per il ricordo delle centinaia di persone uccise nel 1864 e sarà proprio un originario di Sand Creek che lavorerà alla statua femminile per il compianto delle vittime: l’organizzazione One Earth Future ha incaricato Harvey Pratt. Già attivo nel sottolineare l’importanza del ricordo dei suoi antenati, Harvey Pratt ha realizzato un memoriale nazionale dedicato ai veterani nativi americani, che si trova negli spazi dello Smithsonian’s National Museum of the American Indian a Washington ed è stato inaugurato poco tempo fa. Porre monumenti simili in ambienti museali istituzionalizzati è un gesto importante che guarda a un cambiamento di cui tutti abbiamo bisogno e la rieducazione volta a smantellare alcuni problemi strutturali della nostra società può cominciare proprio dagli spazi pubblici delle nostre città.
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