La mostra giusta, nel posto giusto, in un momento che – a essere ottimisti – può anch’esso considerarsi giusto.
Il buono, il brutto e il cattivo. Il Good Design tra storia e futuro è l’esempio di un piccolo grande evento culturale. Piccolo nelle dimensioni, nel voluto e giusto
low profile; ma grande nella vitalità, negli spunti, nella capacità di fondere globale e locale in un racconto omogeneo.
Dici Giussano e pensi, con le vicine Meda e Lissone, all’industria del mobile. Un’industria che, storicamente, significa qualità e ricerca. E non è un caso se tra gli sponsor – e tra i curatori – si leggono nomi che, proprio da queste parti, evocano e ispirano suggestioni di design.
L’idea è forte e chiara: leggere e interpretare la più alta espressione di un territorio e interrogarsi su quali visioni possa suggerire per il futuro; indurre ad affrontare il clima di recessione e depressione imprenditoriale rischiando nella fantasia, nell’innovazione, nel “bello”. Un progetto interessante e che non può dirsi casuale: è il quarto anno consecutivo che a Giussano si dà spazio ai protagonisti del design, con ospiti che vanno da
Vico Magistretti a
Ettore Sottsass, passando per
Castiglioni e
Bellini; per mano di una curatela che ha individuato nel format della “testimonianza” (oggetti in mostra, certo, ma soprattutto i report d’incontri e interviste a tecnici e
opinion leader) un modello riuscito e avvincente.
Tre piccole sale nella rinnovata Villa Sartirana per tre esempi differenti di interpretare funzionalità, estetica e armonia dell’oggetto: un incontro con i prodotti simbolo di Brionvega, Braun ed Apple. Come dire: uno sguardo al più puro e razionalista
made in Italy; e il confronto deciso tra due scuole lontane nel tempo, nello spazio e nella filosofia, eppure entrambe vincenti. Da una parte il più limpido e ferreo rigore, la standardizzazione delle linee e delle forme quasi a prescindere dalla funzione; dall’altra invece il dinamismo emergente e futuribile della fantasia al potere.
Tre storie raccontate attraverso gli oggetti: dalla radio
Brionvega TS522 (il mitico “cubotto” giallo) fino a
i-Pod e
i-Mac. Tre storie raccontate attraverso le testimonianze scritte o audio-video di architetti, designer, imprenditori, curatori, artisti, chiamati a definire cosa sia il buono, il brutto o il cattivo design. In mezzo l’omaggio a
Marco Zanuso, una rapida puntata nell’universo immaginifico di
Bruno Munari, il decalogo di
Dieter Rams con le regole d’oro per arrivare all’oggetto perfetto: molteplici gustosi assaggi di un discorso complesso e affascinante. Discorso affrontato nel brillante vernissage dagli architetti
Vanni Pasca e
Cini Boeri, dall’imprenditore Ennio Brion e da Mario Bellini, che di design se ne intende, se è vero che al Moma conservano un numero di suoi pezzi superiore a quello dei lavori di
Sapper o Munari.
Ne è emerso un quadro vivace, tra speranze e nostalgie, “ho fatto” e “farei”, con tanto di (chissà quanto) bonaria tirata d’orecchi a Milano e al suo, tanto atteso e poi discusso, Museo del Design.