Quattro piani di mostra, di cui due dedicati alla collezione permanente, e due alle mostre temporanee. Il temporary space di Istanbul Modern in zona Pera è piccolo sì, ve lo abbiamo già detto, ma nasconde una chicca all’ultimo livello: la mostra dedicata al fotografo Ara Güler, scomparso lo scorso ottobre a 90 anni di età.
Se siete ancora a Istanbul e, soprattutto, se amate anche solo un poco questa città dall’anima doppia, moderna e antica, non melodrammaticamente ancorata ai propri fasti né sparata nel futuro, come la maggior parte delle metropoli che si conoscono, questa esposizione vi stregherà.
Ara Güler, nato nel quartiere di Beyoğlu, dove ha avuto anche il suo studio, era stato soprannominato proprio “l’occhio di Istanbul” e non a torto è considerato il maggior fotografo turco del Novecento. Ma Güler è stato anche uno dei protagonisti dell’Agenzia Magnum e sotto il suo obiettivo sono passate personalità come Alfred Hitchcock, Pablo Picasso e Salvador Dalì.
All’Istanbul Modern, in collaborazione con il Museo Ara Güler, è raccolta una serie di scatti che raccontano del paesaggio umano, sociale, geografico e culturale di Istanbul, dagli anni ’50 alla fine dei ’60. Vent’anni di evoluzioni, di trasformazioni, di pescatori e contadini mutati in operai o portuali, di strade e ciottoli irriconoscibili, di sguardi profondi di bambini e giovani fumatori, come nella tradizione turca. Vent’anni di una città salita vertiginosamente ma, all’epoca, ancora in bianco e nero.
Eppure, quel passato è come se non fosse mai stato rimosso. Semplicemente re-impastato nelle strade e nei mattoni, come una malta identitaria che continua a stregare e a commuovere di bellezza, nonostante le gentrificazioni.
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