13 settembre 2019

Biennale di Istanbul: il Settimo Continente arriva al Pera Müzesi

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Altro giorno, altra corsa. Il nostro reportage dalla Biennale di Istanbul arriva, questa volta, al Pera Müzesi, che ci lascia più di qualche dubbio

Il Pera Muzesi, una delle sedi della Biennale di Istanbul

Più che una parte della Biennale di Istanbul, la mostra al Pera Müzesi è una infilata di opere che compongono, appunto, una mostra tematica. Qui l’antropocene è solo un accenno che lascia spazio ai discorsi sulla presenza di fauna non autoctona nel Lago Ontario, che viene accomunato ai Balcani e al Mar Nero per la presenza delle “cozze zebra” arrivate nel profondo nord e lì installatesi, compreso sulla copia della scultura di Henry Moore che offre Simon Starling in Infestation Piece, «opera che mette in scena un incontro assurdo tra storia dell’arte (l’opera e l’autorialità) e contesto geografico».

Simon Starling

La domanda, che sopra ogni altra pervade, è la seguente: siamo sicuri che le forme di vita – infestanti, anche – possano e debbano crescere in quello che è il loro habitat originario? In senso ampio e semplicistico, allora, pure gli esseri umani dovrebbero restare ancorati alla rispettiva terra di origine. Ma gli umani hanno gambe e si possono muovere. Così come le cozze si attaccano laddove possono e si lasciano trasportare. Seguendo una logica territorialmente esclusiva, probabilmente, non sarebbe mai iniziato il commercio.

E, ancora una volta, viene da pensare che siamo a Istanbul, terra di mercati e porta tra continenti: la contaminazione, nel bene e nel male, così come l’incontro e lo scontro, è inevitabile. Autoctoni o integrati, è la storia e la storia è cultura condivisa.

Per il resto, a parte la bella sala dedicata all’isola fantastica di Charles Avery, progetto che l’artista porta avanti dal 2006, la sezione al Museo Pera è decisamente scarica: non mantiene la freschezza che si ritrova negli interventi all’isola di Büyükada, né la potenza di alcune sale e progetti dello MSFAU.

Charles Avery

Tra i disegni del fisiologo, docente di anatomia e illustratore dell’800, Ernst Haeckel, il cui claim per la Biennale è il “racconto di forme di vita che in parte sono estinte”, o l’idea di anonimato dello spagnolo Anzo (1931-2006) che ha lavorato sul tema dell’isolamento dell’uomo contemporaneo, specialmente durante le dittature, quando il singolo viene allontanato insieme alle sue idee, la percezione è che il Settimo continente geografico del disastro globale, della plastica e delle correnti del consumo, qui sia stato spinto  nelle zone più remote del Pacifico e dell’Oceano Indiano non solo fisicamente ma anche metaforicamente.

Pia Arke

E uscendo dal Pera Müzesi, la sensazione che pervade di più è quella di una certa scetticità nello svolgimento del tema che il curatore Nicolas Bourriaud ha sviluppato per la sua Biennale di Istanbul, almeno in questa sede.

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