A pochi giorni dalla scomparsa di Peter Lindbergh, il mondo della fotografia piange la scomparsa di un altro suo grande esponente. Robert Frank è morto ieri, 9 settembre, a 94 anni, nella sua casa a Inverness, in Canada. A dare la notizia, oggi, è stato il New York Times, che ha riportato la conferma dalla sua galleria di riferimento, la Pace-MacGill Gallery di Manhattan.
Esponente di una fotografia schietta, a tratti dura, incentrata sulla meravigliosa crudezza della quotidianità, Robert Frank è considerato un innovatore del linguaggio del reportage. Tra i tanti progetti, il più conosciuto e un manifesto della sua poetica è The Americans, raccolta di 83 fotografie – su oltre 28mila negativi in bianco e nero – realizzate tra il 1955 e il 1956, attraversando gli Stati Uniti e verso l’altra faccia del sogno americano. In Italia, il portfolio completo di The Americans è stato mostrato per la prima volta nel 2016, in occasione di una mostra presso le sale di Forma Meravigli.
Robert Louis Frank nacque a Zurigo, il 9 novembre 1924, da una famiglia di origini ebraiche. Giovanissimo, dal 1941 al 1944, lavorò come assistente fotografo. Nel 1947 lasciò l’Europa per trasferirsi negli Stati Uniti e a New York venne ingaggiato come fotografo di moda per Harper’s Bazaar, portando avanti una intensa attività da freelance.
Tanti i viaggi, tra Perù, Bolivia, Francia, Italia, Svizzera e Spagna, tutti documentati da raccolte fotografiche. La svolta nel, quando Robert Frank diventò il primo fotografo europeo a ricevere la borsa di studio annuale promossa dalla Fondazione Guggenheim di New York. Fu grazie a questo finanziamento, che riuscì a portare a termine The Americans, la cui introduzione alla prima edizione fu scritta da Jack Kerouac, al quale fu legato da profonda amicizia.
Negli anni ’60 si dedicò principalmente alla realizzazione di film, tra i quali Pull My Daisy, scritto e narrato da Kerouac e interpretato, tra gli altri, da Allen Ginsberg e Gregory Corso, gli esponenti più noti della Beat Generation.
Dopo la tragica perdita della figlia Andrea, appena ventenne, Frank riprese la macchina fotografica, cambiando stile, rispetto ai reportage precedenti, usando anche tecniche come collage e incisioni su pellicola. Nel 1994, donò gran parte del suo materiale alla National Gallery of Art di Washington, che istituì la Robert Frank Collection. Nel 1996 fu premiato con l’Hasselblad Award e nel 2000 con il Cornell Capa Award.
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