Categorie: Mercato

All’asta un dipinto di Max Ernst e della moglie Marie-Berthe Aurenche

di - 18 Febbraio 2023

Lo abbiamo visto di recente nelle sale di Palazzo Reale, a Milano, la sua mostra giunge al termine con una programmazione fino al 26 febbraio (qui). Lo scorso anno, nelle sale della Peggy Guggenheim Collection di Venezia, indagavamo le sue montagne rocciose popolate da occhi sgranati, sempre in bilico tra paesaggi onirici e allucinati gironi infernali. In asta no, Max Ernst non si vede spesso, ma la classifica 2022 di Artprice lo posizionava al 64° posto per fatturato mondiale, con un totale monstre di $ 32,3 milioni (contro i $ 15,1 milioni del 2021 e gli $ 8,4 milioni del 2019). Il suo record sotto il martello? Il bronzo Le roi jouant avec la reine da $ 24,4 milioni, era uno dei lotti incredibili della Paul Allen Collection di Christie’s lo scorso novembre. Ed eccola la nuova predizione di un passaggio straordinario: Bonhams annuncia la vendita del ritratto di Andrè Breton, realizzato insieme all’allora moglie Marie-Berthe Aurenche – ben meno nota delle artiste (e amanti) Leonora Carrington e Dorothea Tanning, certamente meno altisonante della moglie Peggy Guggenheim, che Ernst sposerà nel 1941. Andrà in asta il prossimo 29 marzo a Parigi, nel corso dell’incanto La Révolution Surréaliste. La stima: € 400.000 – 600.000.

La storia è questa. Max Ernst incontrò la pittrice Marie-Berthe Aurenche alla fine del 1927 e fu un colpo di fulmine, si sposarono quasi subito. Fotografati insieme da Man Ray nel 1928, e poi ancora da Josef Breitenbach e Lee Miller, si mescolarono senza sforzo al gruppo eterogeneo dei surrealisti. Con una sola eccezione: Breton ed Ernst erano già molto amici, ma a Breton non piaceva Marie-Berthe – «Si comporta come fosse la tua tata!», avrebbe confidato a Ernst. Eppure, pare, il ritratto di Breton lo realizzarono in coppia, mescolando senza squilibri entrambi i loro stili.

«L’anomala calma della composizione e dell’atmosfera del dipinto sarebbe, quindi, una creazione di Aurenche», spiega Mark Hudson di Bonhams. «Invece di dominare la scena con il suo ego mostruoso, Breton siede tranquillamente a un tavolo nella zona centrale del dipinto, su una terrazza piastrellata davanti a un promontorio mediterraneo inondato di sole. Esseri surreali, tra cui una donna bionda nuda e una figura di pesce-uccello, entrambi ritenuti di Ernst, confabulano su un sentiero alle spalle di Breton, mentre una donna senza testa siede su un frontone accanto a una delle due colonne tortili». E ribadisce: «Tuttavia, queste presenze non sono minacciose, come ci aspetteremmo in un dipinto interamente di Ernst: la figura senza testa sembra più una statua che un cadavere».

Procediamo nel racconto, siamo al 1933. L’opera viene esposta in mostra alla Galerie Pierre Colle, Marie-Berthe è indicata in catalogo come unica artista, lo conferma a sorpresa anche Andrè Breton – che non smette di appellarla come bambinaia – su Le surréalisme au service de la revolution. Modificherà l’attribuzione solo anni dopo, nel 1960 – anno della morte di Marie-Berthe, peraltro – aggiungendo di fianco anche il nome di Ernst. A quel punto la svolta decisiva, la damnatio memoriae che sarà difficile cancellare: nella sua pubblicazione Érotique du surrealisme del 1965, Robert Benayoun lascia una nota su un’illustrazione del ritratto. «Secondo André Breton», scrive, «questo quadro è stato in realtà dipinto da Max Ernst stesso». Ed ecco che Aurenche viene estromessa dalla creazione dell’opera anche più di recente, nel catalogo della mostra del 2004 a La Coruña, dove viene attribuita unicamente all’ex marito. Soltanto adesso, da Bonhams, l’atteso lieto fine.

«Siamo davvero lieti di offrire il raro Portrait d’André Breton di Max Ernst e Marie-Berthe Aurenche», rivela alla stampa Emilie Millon, Bonhams Head of Impressionist & Modern Art in Paris. «Le donne del movimento surrealista sono state a lungo riconosciute più per il loro ruolo di muse che di artiste a tutti gli effetti. Max Ernst, in particolare, sviluppò una serie di relazioni appassionate con donne talentuose e creative […] ma forse la più trascurata è stata Marie-Berthe Aurenche. La storia di quest’opera offre uno sguardo su come le donne siano state spesso escluse dal movimento e come solo recentemente abbiano ritrovato la strada per rientrarvi». Da Leonor Fini a Leonora Carrington a Remedios Varo, che scalano, inarrestabili, le vette aguzze del mercato internazionale (qui).

Appuntamento a Parigi, con una nuova manche de La Révolution Surréaliste. A pochi giorni dagli incanti di Sotheby’s e di Christie’s, tutti incentrati sui più allucinati risvolti della realtà.

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