Sintonia e passione sono gli ingredienti della capsule collection di Maria Calderara che entra nel vivo delle opere di Antonio Scaccabarozzi, l’artista della fluidità e della leggerezza scomparso nel 2008. La stagione primavera-estate 2024, #ROUNDRIVER, è nata da una proposta di Anastasia Rouchota, moglie di Scaccabarozzi e responsabile dell’Archivio in quanto, per citare le parole della stilista, «Trovava ci fossero delle similitudini, delle affinità, tra il lavoro di suo marito e il mio». All’interno dell’ex fonderia di via Lazzaretto 15, a Milano, prende vita il dialogo tra la nuova collezione e alcune opere cardine dell’artista, anche grazie alla collaborazione con l’Associazione Archivio Antonio Scaccabarozzi e con la Galleria Clivio.
Nella sfaccettata ricerca di Scaccabarozzi sono numerose le tecniche sperimentate ed è in questa diversità che si possono rintracciare, come fili conduttori, il tema della leggerezza e della fluidità. Tali aspetti sono visibili nelle Iniziezioni degli anni Ottanta, in cui quantità prestabilite di colore venivano immesse endotela andando a creare cerchi unici tra loro, e tradotte da Calderara in gonne variopinte e stratificate. Nello stesso periodo prendono forma anche le Immersioni, tele intinte direttamente nella pittura. Non mancano anche i famosi NO di Scaccabarozzi, che la stilista trasfigura su un abito ricamato, allo stesso tempo simbolo di un mestiere antico, associato quasi sempre alla figura femminile, e un pretesto per ragionare su tematiche attuali.
A questo universo labile e sottile si ispira Maria Calderara che per l’occasione decide di rileggere la produzione dell’artista attraverso gonne, abiti e una serie di gioielli dall’aspetto fluido, simili a gocce d’acqua. Questa atmosfera di leggerezza è riscontrabile anche nell’allestimento dello Showroom, in cui il polietilene, tanto caro a Scaccabarozzi, è stato utilizzato per creare un nucleo centrale nello spazio che va a separare parzialmente gli ambienti in un gioco di trasparenze e di “vedo non vedo”.
Negli anni precedenti, la stilista aveva già intrapreso delle collaborazioni con Gianni Pettena e con Luca Maria Patella attraverso delle capsule collection che mettevano in comunicazione arte visiva e moda, con l’obiettivo di realizzare «Una collezione all’anno con un artista diverso, con una presentazione e un allestimento differenti». Oltre alla moda, Maria Calderara è anche una collezionista appassionata e ha confidato, rispetto al rapporto con l’arte, di essere stata interessata «Fin da ragazza, fin dai tempi dell’università e il mio lavoro è stato influenzato dalla mia passione, da quello che vedevo e sentivo».
Da questa necessità, anche l’istinto di «Acquistare delle cose che mi piacevano senza rendermi conto che stavo collezionando, poi ho conosciuto Novelio. Insieme abbiamo condiviso questa passione ed è un modo divertente per fare le cose insieme, sono emozioni che si condividono in due». Il prossimo appuntamento nello Spazio sarà con Eugenio Tibaldi, presente anche nella collezione privata di Maria Calderara e Novelio Furin con un’opera della serie Questioni di appartenenza, la documentazione fotografica di oltre 400 edicole votive raffiguranti la madonna e costruite abusivamente in diversi quartieri di Napoli.
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