Categorie: Mostre

Another Day. Another Night. Barbara Kruger a Bilbao

di - 24 Luglio 2025

Entrare nella mostra di Barbara Kruger al Guggenheim di Bilbao è come varcare la soglia di un “tempio laico della comunicazione”, dove il verbo si fa spazio, volume, dissonanza. Non è un luogo per spettatori pigri, ma per chi è disposto a farsi interrogare, disturbare, contraddire. Qui, il linguaggio – visivo, testuale, sonoro – non descrive, ma combatte. Si infrange sui muri, lampeggia sui Led, ti chiama per nome: “You. Yes, you.”.

Bilbao è la prova che l’arte può cambiare il destino di una città. Dal 1997, anno in cui il Guggenheim ha attraccato come una grande nave sulle sponde del Nervión la città ha riscritto la sua identità: da ex roccaforte industriale a capitale dell’architettura e dell’arte contemporanea. I numeri parlano chiaro: oltre 1,3 milioni di visitatori nel 2024, più di 770 milioni di euro di impatto economico, più di 14.000 posti di lavoro generati.

Barbara Kruger, Another Day. Another Night. Installation view, Guggenheim Bilbao

Il Guggenheim è un’istituzione che ha saputo interrogare il presente con scelte curatoriali precise e audaci, mai neutre o tiepide. Le mostre programmate e così anche le scelte delle opere all’interno e all’esterno del museo si sono sempre riflesse sulla città, contaminandola, abbracciandola e cogliendone i rumori. Il Guggenheim, in tutti i suoi 28 anni di vita, non è mai stato un museo che si limita a esporre, ma un museo che si espone. E quando ospita una voce come quella di Barbara Kruger, il dialogo con Bilbao si fa inevitabilmente politico e acceso.

La prima grande retrospettiva spagnola dell’americana Barbara Kruger riunisce più di quattro decenni di esplorazioni intorno alle immagini, al linguaggio e al potere. Patrocinata da Occident, la mostra offre un’analisi di come il lavoro dell’artista, – profondamente radicato nella comunicazione di massa e nella riflessione culturale, – continui a evolversi nell’era digitale. Another Day. Another Night. ripercorre l’evoluzione della Kruger trasformando le sale del museo in spazi dove si fondono suono, testo e architettura, offrendo un’esperienza immersiva totalizzante.

Barbara Kruger, Another Day. Another Night. Installation view, Guggenheim Bilbao

L’esposizione si apre con uno dei lavori più noti della Kruger: Untitled (I shop therefore I am), del 1987 in serigrafia fotografica su vinile e riproposta come installazione LED di oltre cinque metri di altezza, con animazione e suono. L’opera si presenta come un puzzle visivo in cui le parole “I shop therefore I am” (Compro, dunque esisto) si compongono progressivamente come tasselli di un puzzle, per poi trasformarsi in variazioni come “I shop therefore I hoard”, “I need therefore I shop”, “I love therefore I need” etc… Questo gioco filosofico sul consumo e l’identità attraverso la famosa proposizione cartesiana è solo uno dei tanti esempi presenti in mostra, che abbonda di riferimenti a intellettuali, autori e testi vari, una costellazione di fonti alle quali attinge per comporre le sue opere, — discorsi politici, slogan pubblicitari, dottrine religiose, estratti online — che l’artista trasforma in riflessioni acute e incisive sui sistemi che oggi modellano la nostra vita. La Kruger non si limita a citare, riconfigura, sostituendo il consumo passivo con il confronto, cambiando i nostri monologhi interiori con i suoi: inquisitori, taglienti e stranamente intimi.

Barbara Kruger, Another Day. Another Night. Installation view, Guggenheim Bilbao

La Kruger, nelle sue scelte, non è mai neutrale e ogni frase che ci troviamo davanti diventa un gesto carico di significato, parte di un discorso più ampio che attraversa i decenni. Anche se il vocabolario formale può sembrare coerente, ciò che l’artista rivela è soggetto a una trasformazione costante e la sua opera si evolve al ritmo del linguaggio del potere, della persuasione e della protesta. Questa urgenza si manifesta chiaramente in molte delle opere esposte, che affrontano le tensioni politiche e culturali del nostro tempo. Tra i lavori più emblematici c’è Untitled (Forever), che presenta, in un enorme testo in bianco e nero le plumbee parole di George Orwell: “Si quieres hacerte una idea de como sera el futuro, figurate una bota aplastando un rostro humano… incesantemente”. Una frase scritta decenni fa, ma che oggi appare ancora piena di un’inquietudine rispetto al panorama politico attuale.

Barbara Kruger, Another Day. Another Night. Installation view, Guggenheim Bilbao

La parole-scritte della Kruger ci accecano, le calpestiamo, ci sovrastano, ci denudano. I muri del museo sono pieni di scritte che urlano: Tu, si, proprio tu! Oppure Il tuo corpo è un campo di battaglia o ancora Tu sei qui. Guardando attraverso lo specchio… Quello specchio riflette come una lama la nostra immagine. Nelle parole di Kruger: “La lingua è una forza potente, e ci definisce. Ci parla di gerarchie, di adorazione e di disprezzo. E contiene un elemento di enorme specificità, poiché ogni luogo ha la propria lingua originaria e le proprie narrazioni”. Da questa affermazione nasce l’ultima grande opera in mostra, Untitled (Camino), che racconta l’impegno della Kruger nel raccontare il contesto linguistico e culturale di Bilbao. L’opera, concepita appositamente per lo spazio espositivo riporta scritte in spagnolo e in euskera e non solo fa riferimento al paesaggio linguistico di Bilbao, ma serve anche come filo conduttore visivo che collega le varie sale della mostra, tracciando un percorso attorno all’Atrio centrale del Museo.

In un tempo in cui la comunicazione è onnipresente ma svuotata di senso, Kruger riempie di senso ogni angolo dello spazio museale. Non consola, non abbellisce, non seduce, al contrario costringe. Costringe a leggere, a guardare, a pensare.

Barbara Kruger, Another Day. Another Night. Installation view, Guggenheim Bilbao

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