Cinzia Ruggeri, Stivali Italia, 1986, Courtesy Archivio Cinzia Ruggeri, Milano
Sessanta paia di scarpe posizionate in riga una dopo l’altra, rivolte verso il muro. Per la maggior parte sono scarpe col tacco, altre invece sono basse. Argento, blu, rosse o nere, dai diversi colori e dalle forme più disparate: saltano rane, rimbalzano palle, fioriscono calle. Ce ne sono un paio per ogni evenienza, per ogni variazione di personalità, di capriccio, di simpatiche manie o desideri. Cinzia Ruggeri finalmente ci regala la fantasia di poter essere tutto ciò che vogliamo, poiché «l’abbigliamento è sempre lo spettacolo [intenzionale] di noi stessi». E come in un gioco di specchi e di riflessi, Birgit Jürgenssen le risponderebbe affermando che proprio le scarpe sono gli accessori giusti per dare libero sfogo a diverse «fantasie erotiche e ciniche e a tutte le altre possibili interpretazioni».
Con Lonely Are All Bridges. Birgit Jürgenssen e Cinzia Ruggeri, Fondazione ICA mette in scena fino al 15 marzo 2025 un’esposizione fatta di complicità, di sorrisi divertiti, dello spirito sperimentale di due artiste il cui lavoro si è sempre spinto oltre le convenzioni delle cose. E attraverso la maestria degli sguardi della co-curatela di Marta Papini e Maurizio Cattelan ha preso forma un’elettrica cosmologia di ritratti, di proiezioni, capace di raccoglie le stelle nel palmo di una mano.
Ciò che accomuna Birgit Jürgenssen (Vienna, 1949 – 2003) e Cinzia Ruggeri (Milano, 1942 – 2019) è la fascinazione per l’ornamento, l’accessorio, interpretati come un’estensione del corpo e strumento di conquista del proprio spazio, facendo di questo elemento identitario una risposta al desiderio maschile come ritrae il disegno a pastello Housewives’ Work (1973) dell’artista viennese dove una donna stira e ripiega degli uomini-abito. Un elemento con cui costruire, inoltre, dei ponti per attraversare e ripensare le trasversali discipline di arte, moda e design.
Alle scarpe beffarde di Jürgenssen Gentleman’s Street Shoe (1972) in cui la linguetta diventa una vera e propria lingua umana, si contrappongono quelle di Ruggeri disegnate per le sfilate di moda come Stivali Italia (1986) oppure Scarpe Scale (1984) qui arrampicanti sui muri, perfette per completare il look del “vestito scala” al quale il wallpaper del disegno Aesculapian Snake (1978) di Jürgenssen fa da sfondo, dove i lunghi capelli-serpente della donna che scende le scale incarnano la sua fascinazione per il mondo animale, insieme al topolino bianco che le fa da morbido copricapo nell’autoritratto che inaugura la mostra. Una fascinazione che diventa magia quando la scultura-divano Colombra (1990) di Ruggeri in cui la lunga sagoma di un’ombra che disegna con le mani la figura di una colomba, incontra in Jürgenssen le linee sognanti dell’ombra di un corpo femminile che di trasforma in uccello.
La mostra Lonely Are All Bridges. Birgit Jürgenssen e Cinzia Ruggeri è una connessione armoniosa e travolgente dove l’idea del doppio, l’onirico e l’indagine del ruolo del corpo femminile in relazione all’accessorio tanto da diventarne quasi una protesi, un tacco che spunta dalla mano e ne fa scarpa, creano un intreccio visivo e concettuale perfetto dell’eclettismo di queste due artiste. Una capacità di movimento e una libertà che le ha rese difficili da cogliere e capire, ma di cui ora se ne riconosce l’avanguardia e questo vis a vis è come uno specchio dalle mille mani ci afferra e ci porta dentro alla loro immagine, in cui non ci siamo mai riconosciuti meglio.
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