Categorie: Mostre

Maria Luigia Gioffrè porta al Marca di Catanzaro la Memoria di un Gardino

di - 30 Aprile 2020

Gli spazi del Marca di Catanzaro in cui prende forma la mostra di Maria Luigia Gioffrè (Soverato, 1990), a cura di Gaetano Centrone e Simona Caramia, sono ubicati al piano sottostante: così, scendendo, si ha l’impressione di avvicinarsi a un primordio. La terra diventa giardino a contatto con l’uomo, spazio di intervento e che altrimenti rimarrebbe campo, strumento chiave per la lettura della mostra.

Il discorso nelle sale si articola gradualmente, prima attraverso fotografie che documentano la performance in tre atti Purgatory of SpringSeminatrice, Eden e Preghiera –  in cui azioni sisifiche sottolineano costanti equilibri e tensioni che riflettono su binomi come aridità/fertilità, fallimento/creazione, deperire/sbocciare. Azioni che traducono e contengono riferimenti iconografici, atemporali e classici, come l’allegoria della Fortuna bendata, che ricorda la Seminatrice, e la cornucopia presente in Preghiera, che connota una certa materialità del desiderio.

Seminatrice, Purgatory of Spring, courtesy of the artist

Nella seconda sala sono presenti due monitor con estratti video della performance Eden, in cui il giardino diviene spazio privato di un appartamento in rovina per ragioni che non si ricordano più. Eppure sono ragioni così vicine a noi che quasi raccontano la prossima estinzione umana: nel primo video, due umani in tuta asettica ripiantano un giardino secco, mentre in sottofondo si sentono abbai di cani, pianti e rumori di lame. Mentre, sul monitor a fianco, fa da contraltare il video intitolato Pangea, con un’altra performance, questa volta al di fuori della trilogia sulla terra Purgatory of Spring. In Pangea, infatti, l’artista è ripresa nell’atto di strappare le pagine di un atlante geografico, che immerge una a una in un catino d’acqua: la carta viene lavata più volte, fino a che si deteriora completamente.

Si arriva dunque al cuore della mostra, al “giardino”. Venticinque tonnellate di terriccio scuro in uno spazio di 150 metri quadrati si snodano tra le pareti del museo e si rivelano attraverso suoni che richiamano le origini dell’esistenza di ogni essere umano. Un pianto di neonato, un pianto vergine, neutrale, universale, misto a una ninna nanna di Brahms, generano un puro valore ritmico, suscitando uno stacco inaspettato tra i suoni e la terra arida.

Seminatrice, Purgatory of Spring, courtesy of the artist

Un’ulteriore installazione prevede un rotolo di carta ricoperto da segni asemantici primordiali e accompagnato dal suono rasserenante di un vero carillon. Il tutto appoggiato su delle piccole sedie, per inscenare così un’epifania d’infanzia.

Tutti stimoli (visivi, tattili, sonori) quelli offerti dal percorso espositivo, che diventano pertanto memoria e che, nel contempo, indirizzano lo spettatore verso l’aridità che lo circonda. L’infertilità della terra – un campo arato eppure con rami secchi e vasi vuoti – diventa così il tratto di congiunzione immaginario tra l’Eden primordiale e il paesaggio apocalittico di un futuro non troppo lontano. Una “fine del mondo” evocata non in chiave biblica o di denuncia politica, ma come racconto dell’archeologia di una natura passata e futura.

Conclude la mostra al Marca di Catanzaro, l’opera Lettere di non corrispondenza per un vuoto permanente, un percorso parallelo di riflessione che fa parte della ricerca personale della Gioffrè, un lavoro di traduzione segnica del dire.

Articoli recenti

  • Mostre

Cinque mostre da vedere a Berlino durante le vacanze di Natale

Dalla prima tappa berlinese di The Clock di Christian Marclay alle installazioni immersive di Petrit Halilaj, passando per pittura contemporanea,…

28 Dicembre 2025 0:02
  • Mostre

Un volo nell’astrazione: da Kandinsky a tutta l’Italia del primo Novecento

Al MA*GA di Gallarate, fino al 12 aprile 2026, il racconto di come si irradia in Italia l’astratto a partire…

27 Dicembre 2025 16:20
  • Arte contemporanea

Il MACRO di Roma riapre le porte con una intera programmazione dedicata alla città

Dopo una lunga attesa, parte ufficialmente la direzione di Cristiana Perrella: oltre alla grande mostra UNAROMA, dedicata allo scambio intergenerazionale…

27 Dicembre 2025 15:00
  • Arte contemporanea

La mostra di John Armleder a Ginevra è come un mercatino delle feste

John Armleder gioca con l'eterna ambiguità tra opera e merce, per proporre una concezione allargata dell’arte. E la mostra al…

27 Dicembre 2025 13:30
  • Fotografia

L’ultimo regalo di Martin Parr è stato il colore delle cose di tutti

In un’epoca che sottrae presenza alle cose, il grande fotografo Martin Parr ha lasciato un’eredità che appartiene a tutti: la…

27 Dicembre 2025 12:30
  • Mercato

Mercato dell’arte 2025: storia e cronistoria dell’anno che sta per finire

Fiere, aste, collezionisti, maxi aggiudicazioni. Un racconto per frame, per picchi, per schianti, più o meno approfonditi e intrecciati tra loro,…

27 Dicembre 2025 12:22