Curata da Alessandra Franetovich, la mostra While the Vertebrae of Time Continue to Spin. Step2 ruota attorno ad una narrazione utopica, che si articola in un percorso espositivo eterogeneo e ricco di spunti e di interrogativi. La C+N Gallery CANEPANERI di Foro Buonaparte 48 propone una selezione di lavori recenti di Gillian Brett, Taisia Korotkova e Arseny Zhilyaev, dopo che la prima tappa della mostra si era svolta a Genova. Telescopi, schermi e intelligenza artificiale sono solo alcuni dei simboli di questa estetica retro-futurista presentata dalla Franetovich. L’esposizione milanese pone l’accento sull’a-linearità del tempo, a partire dalle parole del visionario poeta russo di inizio ‘900 Osip Mandelstam nella sua poesia Vek (Il secolo). Datato 1923, il componimento oramai centenario descrive le problematiche relative al possibile ricongiungimento tra epoca passata e futuro, compito degli artisti del presente.
Display a cristalli liquidi e acciaio dialogano con acquerelli e opere su carta, in uno scenario che rimanda ad estetiche post-umane tipiche della fantascienza. L’obiettivo della mostra è però quello di provare a immaginare un futuro possibile, una realtà spaziale che rappresenti al contempo il riflesso della contemporaneità. Non mancano infatti collegamenti con questioni di assoluta attualità, quali le odierne ambizioni di conquiste spaziali, l’accelerazionismo, i fenomeni di accumulazione senza fine, le crisi ecologiche, la sempre più crescente disparità sociale. Un’epoca contraddittoria, in cui l’eventualità di un futuro post-umano ci induce a interrogarci sulla sottile linea che divide utopia e distopia, sogno e realtà, plausibile e chimerico.
Gillian Brett, artista parigina vincitrice del Premio Xiaomi HyperCharge di Artissima 2021, incorpora scarti tecnologici in una ricerca che “comunica la carica che l’innovazione e la cultura sanno dare alla società contemporanea e come l’arte possa essere il punto di partenza per riavviare un processo di trasformazione”. Gli scarti sono propedeutici alla realizzazione di installazioni e opere scultoree, perlopiù composte da componenti elettronici, resina, plexiglass, acciaio, alluminio, motori, degli schermi danneggiati o rotti. Questi elementi superflui acquisiscono una seconda vita, si integrano e danno luogo a configurazioni spaziali dalla potente carica espressiva. L’artista francese partecipa alla collettiva milanese con l’opera After Hubble, una serie di quattro schermi LCD su un supporto di metallo in cui paesaggi spaziali – che talvolta appaiono scalfiti dalla tecnologia stessa – prendono forma luminosi ed eterei.
Il percorso entra nel vivo con le quattro opere in mostra dell’artista russa Taisia Korotkova, che per l’occasione presenta due acquerelli del 2023 della serie Imagined destinations series e due dipinti su tavola intitolati Nuclear reprocessing e Packaging for nuclear materials. Entrambe le opere appartengono a un progetto del 2014 dal titolo Closed Russia e, assieme agli acquerelli – dai toni morbidi, quasi pastello – proiettano l’osservatore nei meandri fantascientifici creati dalla Korotkova.
L’ultimo artista in mostra è Arseny Zhilyaev. Nato anche lui in quella che fino a pochi decenni fa era ancora l’URSS, chiude il percorso espositivo con due fotografie di piccolo formato che condividono il titolo 100 seconds to Reach Heaven or to Die Without Time to Repent, entrambe del 2023. Già nella sua seconda personale con la galleria milanese (An Experiment is Not About Creating Novelty), Zhilyaev aveva messo a nudo il proprio timore nei confronti di un futuro non lontano, in cui l’”avanguardia” umana è soppiantata dall’intelligenza degli algoritmi. L’artista russo pone a storici, critici, osservatori e appassionati un quesito: e se fosse vero che in un’epoca post-umana, in cui la nozione di “creatività” non ha più senso di esistere, sia proprio l’arte a dover scavare a fondo alla ricerca di nuovi significati?
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