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fino al 28.VI.2010 | Ryan Mendoza | Napoli, Madre

di - 24 Marzo 2010

Innocenza e perversione sono i due estremi all’interno dei
quali si dibatte la cultura puritana, cultura dalla quale Ryan Mendoza (New York, 1971; vive a Napoli),
americano d’origine, non può prescindere. Il tema dell’innocenza infantile è tutt’altro
che nuovo: dalla Alice in Wonderland di Carroll alle ragazzine di Dickens, piccoli angeli che
inteneriscono, alla provocante lolita di Nabokov, sono tutti personaggi nati
sullo sfondo alquanto sgradevole di una civiltà nella quale il sesso è sempre
stato vissuto come conflitto e dove la società insiste a negare all’infanzia
l’intero ambito della conoscenza e, a maggior ragione, qualsiasi preoccupazione
sessuale.
L’inconsapevolezza erotica delle adolescenti di Balthus si arricchisce qui di una sfumatura
più torbida, come se la verginità fosse un limite da attraversare con lo
sguardo. Mendoza analizza i moti sconcertanti dell’animo umano superando questo
livello imposto dalla morale puritana, in cui la presunta innocenza degli uni
si contrappone alla supposta perversità degli altri, trovando che questi due
aspetti piuttosto convivono all’interno di una persona, con una irrequietezza
tutta contemporanea.

C’è quindi una maggior introspezione e un più evidente
distacco rispetto ai temi trattati ai suoi esordi, quando la violenza era un
soggetto per imporsi all’attenzione e per cavalcare l’onda del sensazionale, e
questo non può che testimoniare una sua avvenuta maturità. Lo stesso si avverte
nell’elaborazione della materia pittorica, che ha imboccato una svolta
imprevedibilmente classica: alla crudezza e all’approssimazione della pittura
in cui lo spazio si confondeva con le cose, dove i colori erano più lividi e le
pennellate appena abbozzate, ha sostituito una pittura più elaborata, meditata,
fatta di stratificazioni, dove comunque è possibile leggere piccoli frammenti
dello strato inferiore che affiora alla superficie.
Mendoza si allontana deliberatamente dalle linee di
ricerca dell’arte contemporanea per ricollegarsi ai grandi esempi della pittura
del passato, e lo fa con la coscienza di chi non li assume come modello ma ha
necessità di portare il discorso pittorico fino in fondo, per giungere a un
realismo crudele e forse anche un poco sordido, molto più contemporaneo, e che
appartiene di fatto alla sua epoca e alla sua età.

Andare da nessuna parte, fare niente
, C’è una ragazza dentro la
casa
, Fragore
e lamento

dimostrano che i rapporti di relazione che tengono avvinti i personaggi uno
all’altro sono permeati da una irrealtà e una stranezza irriducibili, dove il
senso di realismo naufraga fino a perdere il suo rigore. E questo è l’opportuno
correttivo per sfuggire al pericolo di rappresentare una forma irrevocabilmente
attardata e nostalgica, quale sarebbe quella di una pittura ancora debitrice
alla concezione mimetica e illusoria. La realtà, invece di “spiritualizzarsi”,
si corrompe; il male è sottinteso, appena tratteggiato dalle situazioni. Si può
anche far finta di non averlo percepito, ma è su di esso che l’artista ha
concentrato la sua visione.

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mostra visitata il 13 marzo 2010


dal 6 marzo al 28 giugno 2010
Ryan Mendoza – Posseduti
a cura di Vincenzo Trione
MADRE – Museo d
Arte Donna REgina
Via Settembrini, 79 (zona San Lorenzo) – 80139 Napoli
Orario: da lunedì a venerdì ore 10-21; sabato e domenica ore 10-24; martedì
chiuso
Ingresso: intero € 7; ridotto € 3,50; lunedì ingresso libero
Catalogo Electa
Info: tel. +39 08119313016;
www.museomadre.it

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