Alla Serpentine South Gallery poche ore fa è stata inaugurata ‘Alienarium 5’ di Dominique Gonzalez-Foerster (1965, Strasburgo, Francia), la prima grande mostra personale istituzionale dell’artista nel Regno Unito dopo lil lavoro TH.2058 alla Turbine Hall della Tate Modern nel 2008.
Gonzalez-Foerster, ha ricordato l’istituzione, «è un’artista di spicco della sua generazione. Lavorando in modo sperimentale, ha collaborato con la Serpentine a numerosi progetti interdisciplinari. Impegnandosi con la mostra come mezzo, le invenzioni e le indagini spaziali dell’artista sondano la nozione di visualizzazione, così come il modo in cui un’immagine o una scena viene vissuta dai visitatori. Attingendo a riferimenti ad ampio raggio da musica, letteratura, film, architettura e cultura pop, l’artista crea ambienti densamente stratificati con la capacità di trasportare gli spettatori in dimensioni narrative, temporali e psicologiche alternative».
«E se gli alieni si innamorassero di noi? Cosa cambierebbe, perché e come?» sono le domande con cui la galleria interroga i visitatori che cercano informazioni sulla mostra nel suo sito web.
In “Alienarium 5” (visitabile fino al 4 settembre), infatti, hanno spiegato le Serpentine Galleries, «Gonzalez-Foerster immagina possibili incontri con extraterrestri attraverso una narrativa speculativa, performativa e visiva: concepita appositamente per Serpentine, la mostra presenta lavori quasi completamente nuovi situati sia all’interno che all’esterno della galleria.
Avvicinandosi dal parco, i visitatori incontrano per la prima volta una statua in ricordo dell’alieno in arrivo sviluppata insieme allo scrittore e filosofo Paul B. Preciado, nonché elementi di un paesaggio sonoro realizzato con il musicista Perez, collaboratore di lunga data e co-cospiratore per Exotourisme, una mostra presentata al Centre Pompidou nel 2002 e un progetto musicale iniziato nel 2018».
«All’interno della galleria, “Alienarium 5” prosegue con la struttura di un panorama a 360 gradi, una collaborazione olfattiva “extraterrestre” con Barnabé Fillion (Arpa Studios), un ologramma “ultraterreno” che espande la serie in corso di “apparizioni” dell’artista e un nuovo pezzo VR che, seguendo il suo acclamato Endodrome presentato alla Biennale di Venezia nel 2019, segna il secondo lavoro VR dell’artista prodotto da Vive Arts e sviluppato da Lucid Realities».
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