Categorie: parola d'artista

exibinterviste – la giovane arte | Moira Ricci

di - 29 Aprile 2008
Quando ti sei decisa per l’arte?
È stata determinante, purtroppo, la morte di mia madre. Sono diventata consapevole di quello che stavo facendo e ho trovato il coraggio di perseguirlo seriamente. Se non l’avessi voluto fare per me, l’avrei dovuto fare per lei.

Su cosa verte esattamente la tua ricerca?
Parlo delle mie storie, almeno fino a ora. Lavoro solo quando devo dire qualcosa, e di solito quando quella cosa mi fa male, mi turba o è diventata un pensiero ossessivo. Se non combino niente significa che sono spensierata, che sto bene. È un po’ un mio difetto, perché così lavoro poco e mi tocca fare un altro mestiere per mantenermi. In compenso attraverso il lavoro in qualche modo mi sfogo.

La stampa d’arte ha interpretato correttamente il tuo discorso?
Sì, sono soddisfatta di ciò che è stato scritto finora. Anzi, visto che non sono brava a parlare e scrivere, quando devo raccontare il mio lavoro prendo in prestito le parole dagli scritti pubblicati. Ci sono anche dei casi in cui il riscontro arriva da persone che non fanno parte della scena dell’arte. Ad esempio, dopo una mostra che ho fatto a Roma alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, ho scoperto per caso su Myspace la lettura critica di un ragazzo, di cui non so il nome perché bisogna iscriversi al sito, che ha interpretato in un modo semplice e con un linguaggio popolare il mio lavoro (charolastra.giovani.it). È il testo che faccio leggere più spesso ai miei parenti per rassicurarli che combino qualcosa quando non sono a casa.

Un altro tratto del tuo carattere?

A volte mi escono dalla bocca cavolate che ho appena pensato ma non volevo dire subito, e che se ci ripenso anche dopo cinque minuti vorrei sprofondare sottoterra. È un aspetto del mio carattere che mi fa rabbia. In compenso sono una che si diverte con poco.

Quali gli artisti che hai amato e che segui attualmente?
Di artisti ne ho amati tanti e quelli che amo adesso sono ancora di più. Se proprio devo fare due nomi, eccoli: Cindy Sherman e Tracey Moffat. Anzi, ne faccio tre: i lavori di Roberto Cuoghi mi fanno pensare tanto e vorrei averli fatti io.

Persone davvero importanti attualmente per il tuo lavoro?
Mamma, Roberta Valtorta, Andrea Lissoni ed Emanuela De Cecco.

Hai uno studio tutto per te? Preferisci spostarti o concentrarti in un solo posto?

Non ho uno studio vero e proprio. Le stanze dove preferisco lavorare sono le stesse di quando facevo i compiti dopo la scuola. Quando ho bisogno di forbici e colle me ne sto sul pavimento, nella mia camera; quando lavoro con il computer o faccio interventi di precisione vado sul tavolo della cucina, vicino al frigorifero che mi piace tanto aprire e chiudere anche senza prendere niente. Comunque si cresce: fino a poco tempo fa avrei risposto che solo in Maremma mi riesce lavorare; adesso no, dipende da cosa sto facendo.

A tuo agio con le gallerie d’arte?
Faccio sempre fatica ad avere dei rapporti buoni con i galleristi, perché produco poco. Ora mi trovo benissimo con Alessandro De March: lo vedo più come un amico e non mi mette a disagio.

Quale mostra ricordi con più entusiasmo?
La mia prima e anche unica mostra personale, Interfuit, da Artopia, curata da Emanuela De Cecco. È stato emozionante ed è venuta molta gente.

Bando alla diplomazia: quali sono secondo te gli artisti che meritano un successo non effimero?

È una domanda pericolosa. Preferisco copiare un pezzo della risposta che ha dato il mio amico Michele Bazzana: “La storia farà il suo corso…”.

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exibinterviste – la giovane arte è una rubrica a cura di pericle guaglianone


bio: Moira Ricci è nata a Orbetello (GR) nel 1977; vive a Milano, New York e nella provincia di Grosseto. Personali: Interfuit, a cura di E. De Cecco, Artopia, Milano 2006. Tra le collettive: Location1, a cura di N. Angles, Location1, New York 2008; Invisible Miracles, a cura di A. Daneri e R. Pinto, Fondazione Antonio Ratti, Fabbrica del vapore, Milano; Love Addiction: pratiche video dal ’61 ad oggi, a cura di A. Bruciati, Galleria Comunale d’Arte Contemporanea, Monfalcone; Giochi della memoria, Festival della Fotografia, a cura di Zoneattive e G. Calvenzi, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma; Netmage07, a cura di A. Lissoni e D. Gasparinetti, Palazzo Re Enzo, Bologna 2007; Senza famiglia!, a cura di L. Carcano, Palazzo della Promotrice, Torino; Dissertare/Disertare, a cura di F. Pasini e associazione stART, Genazzano (RM) 2006; Photocells, a cura di R. Boero, The Italian Cultural Institute, London 2005; Visioni dall’interno. Dal vivo, le voci delle artisti, le premesse, i progetti, a cura di E. De Cecco, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino 2004; Your private sky, Festival internazionale sullo spettacolo contemporaneo, a cura di Xing, Bologna; Youthquake, a cura di R. Conti, Spazio Lima, Milano 2003.


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  • Arte??? ...ma quale arte???...complimenti per cosa??per non aver ricevuto cure psicologiche adeguate??....io non capisco, come questa degenerazione che con sempre più insistenza persuasiva, ci viene inculcata e pubblicizata dai critici e dai media come arte.

    non è altro che una degenerazione mentale, di soggetti altamente deviati come questa Ricci, il cui unico posto sarebbe nello studio di un buon analista e non osannato da critiche di venditori di fumo....

    che brutta fine che sta facendo l'arte.

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