Categorie: Personaggi

Dina Caròla. La passione di una vita

di - 6 Febbraio 2012

Ci ha lasciato Dina Caròla, una delle ultime Gran Dame dell’arte contemporanea. Con lei scompare un pezzo di storia napoletana e non solo. Il sistema dell’arte è profondamente mutato dai suoi esordi pioneristici. Dina inizia a lavorare in un momento storico in cui l’unica opera di svecchiamento era portata avanti da un manipolo di gallerie agguerrite, unite nel difficile compito di creare un gusto.

Dina era soprattutto una donna leale e generosa, piena di vita, allegra, solare. Io stesso le devo moltissimo. Ci legava un rapporto di amicizia profondo, sincero, un grande affetto, una stima reciproca. L’ho incontrata che ero ancora uno studente ed è stata una delle prime persone a credere in me. Mi ha sempre incoraggiato con tutto l’entusiasmo e l’affetto che la contraddistinguevano. Insieme abbiamo rimesso a posto il suo archivio, imprescindibile per ricostruire gli sviluppi dell’arte contemporanea a Napoli in una fase ancora eroica. E abbiamo anche festeggiato i suoi quarant’anni di attività, realizzando con la Soprintendenza per i Beni Archivistici di Napoli e Stefania Zuliani il catalogo, frutto della riorganizzazione del suo archivio. Un riconoscimento più che meritato.

Dina Caròla regge le sorti de “Il Centro” dal 1968, e presenta da subito gli artisti e i movimenti più importanti del panorama artistico internazionale del tempo: dai Nouveaux Réalistes (Arman, Cesàr, Christo, Rotella), ai principali esponenti dell’Arte Povera (Kounellis, Mattiacci, Pistoletto e il gruppo zoo, Pascali, Zorio) e delle correnti “optical” e cinetiche (Alviani, Munari, Morellet, Soto, Vasarely). A questa attività si è affiancata un’attenzione per gli artisti più rappresentativi dell’avanguardia storica: Duchamp, Picasso, Picabia, Sonia Delaunay. E ancora: Barisani, Bonalumi, Scheggi, Castellani, Manzoni, Ceroli, Burri, Schifano, L. Nevelson, Melotti, Dorazio, Vostell, Accardi, Baj, Pisani. Tra le mostre più importanti di quegli anni: Tendenze confrontate, (1966) a cura di Filiberto Menna e Alberto Boatto, che metteva a confronto esiti coevi della Pop Art e della Op Art; Le due nature, (1969) a cura di Filiberto Menna e Achille Bonito Oliva, che giustapponeva le opere dei poveristi con quelle legate alle ricerche dell’arte cinetica e programmata; Napoli 25 –33, (1971) a cura di Lea Vergine, che resta il primo tentativo di rivalutazione delle avanguardie storiche partenopee. L’eroica Operazione Vesuvio, (1972-73) a cura di Pierre Restany, proponeva ai napoletani attoniti, in pieno clima di Land Art, la conversione del vulcano in un Parco Culturale Internazionale, un progetto aperto alle proposte provenienti da artisti di tutto il mondo, esposto in tre differenti mostre. Il Centro chiude nel 1986. Nel 1991, dopo qualche anno di inattività, Dina Caròla, avvalendosi della collaborazione della figlia Francesca, apre un nuovo spazio con un nuovo nome: “Dina Caròla, Arte Contemporanea” che ha portato avanti con passione, ininterrottamente, fino a non molto tempo fa. Dina ha seguito con estrema attenzione le modalità dei processi percettivi e i grandi maestri dell’Arte Cinetica e Programmata, gli esponenti del gruppo “N” e del gruppo “T”, come Edoardo Landi, Manfredo Massironi, Grazia Varisco. Su tutti Getulio Alviani. Una linea cui è rimasta fedele per tutta la vita.

Difficile pensare che Dina non sia più con noi. Era una donna allegra, bella, generosa, elegante, piena di vita, fino alla fine, anche quando negli ultimi tempi non stava più bene. L’ho incontrata l’ultima volta il mese scorso. Andai a trovarla. Ricordo ancora che, come sempre, mi chiese di aggiornarla sullo stato dell’arte a Napoli, di nuovo gravido di incertezze. Mi chiese come sempre dei miei progetti. Mi seguiva con orgoglio ed entusiasmo. Fin quando ha potuto non ha mai mancato una mia mostra a Napoli.

Ciao Dina, non ti dimenticherò mai….

eugenio viola

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