Categorie: Personaggi

IL DESIGN PARLA ITALIANO

di - 5 Settembre 2007

Miami è senza dubbio un luogo unico al mondo. Naturale e artificiale, vegetazione rigogliosa e architettura d’avanguardia creano una miscela irripetibile. Da quando ti sei trasferita qui, come è stata ispirata la tua vita privata e professionale? Il tuo immaginario?
Miami è un ottima base specialmente per chi viaggia, è sempre un piacere tornare a casa. Il mix di passato e futuro offerto da questa città è veramente unico. Qui ci sono alcuni dei migliori esempi di architettura dell’American Art Deco insieme a capolavori d’architettura contemporanea, come ad esempio il nuovo progetto per il Miami Art Museum di Herzog e De Meuron. Miami rappresenta una sorta di sfida per chi ci vive e vuole consolidare l’identità culturale della città. La definirei quasi una città del futuro, perchè è in costante sviluppo. Il fatto poi che sia sempre aperta a nuovi stimoli e sperimentazioni, la rende, volendo usare un solo aggettivo, semplicemente eclettica. Miami è fatta di opposti. Americani e latini, città e oceano, passato e futuro, vegetazione e paesaggio industriale. Pappagalli, uccelli giganti, procioni, alberi di papaya e mango. Qui la natura rappresenta la quotidianità.

Hai vissuto in diverse realtà internazionali: Italia, Grecia, Pechino, New York, Miami. Qual è quella a cui ti senti più vicina? Che diverso impatto hanno avuto su di te e sulla tua formazione?
Penso che ogni luogo abbia influenzato chi sono oggi. Mi sento molto vicina a tutte queste città, chiaramente in modo diverso. Rodi mi ha lasciato l’essenza della vita in una piccola comunità immersa nella cultura mediterranea e nella natura. Mentre New York e Pechino, ad esempio, hanno caratterizzato più i miei orizzonti professionali, aiutandomi a capire quali opportunità potevo avere davanti a me. L’Italia, ovviamente, resta il mio paese d’origine ed è qui che sento di avere radici più profo nde. Amo l’Italia e un giorno spero di poterci tornare anche se, professionalmente, potrebbe non essere facile.

Arte e design sono legati a Miami in modo indissolubile, soprattutto se si pensa alla sua rinascita urbana. Quanto fanno parte della tua vita quotidiana?
La mia vita, volente o nolente, si è sempre evoluta intorno all’arte e al design e continua a farlo tuttora. Sono fortunata ad aver trovato la mia strada così presto, ma soprattutto a poter lavorare nel campo che amo. Per questo sono grata specialmente a mia madre, dalla quale ho ereditato la passione per entrambe.

La crescita esponenziale della fiera DesignMiami/ e degli eventi a latere è stata confermata anche a quest’ultima edizione di Design Miami/Basel. Qual è il segreto del successo della manifestazione?
Sì, è vero. Il successo della fiera è, lasciamelo dire, astronomico. Ma nello stesso tempo totalmente inaspettato. Dipende comunque da un mix di fattori, come la scelta azzeccatissima del momento, il tipo di focus e la qualità. L’aver compreso l’esigenza di realizzare un forum dedicato al design in edizione limitata, le location e ancora la combinazione vincente tra antico e contemporaneo, mercato e cultura, hanno contribuito a rendere Design Miami/ il grandissimo evento che è oggi. Il contributo di Samuel Keller e Art Basel poi, sono da sempre cruciali per il nostro successo, senza parlare dell’immenso sostegno al progetto di Craig Robins.

Miami offre una straordinaria energia autoctona ma anche tante risorse umane d’importazione: chi collabora con te a DesignMiami/?
La manifestazione è organizzata da un team di persone eccezionali. Sembra italiano perché ricorda per certi aspetti le nostre piccole aziende a conduzione familiare, che si ramificano soprattutto attraverso relazioni interpersonali. Siamo indipendenti, ma abbiamo una forte identità che si traduce in un impegno straordinario. L’energia che tiene l’evento vivo e lo spinge a reinventarsi mi sorprende continuamente! Anche i galleristi hanno dimostrato un grosso impegno e continuano a portare pezzi di altissimo livello. Non solo. Ogni galleria investe tempo e risorse per creare ambientazioni spettacolari per i propri pezzi. E questo arricchisce immensamente la mostra. Le persone che partecipano ai nostri talk e i contatti con i musei sono i veri artefici del successo del nostro programma culturale, oltre a essere il motivo principale per il quale riusciamo a coinvolgere una comunità internazionale così ampia.

Attualmente stai lavorando alla prossima edizione della fiera, quali saranno le novità e le differenze rispetto a quelle precedenti?
Bene, per prima cosa avremo nuovi designer per la serie di Design Performance, che esploreranno nuove tecnologie e materiali. Ospiteremo nella mostra sei nuove gallerie di design, alcune delle quali presenteranno disegni e modelli architettonici. Focalizzeremo molto l’attenzione sui Design Talks, per discutere in modo approfondito le tematiche piu’ attuali che interessano il nostro mondo. Lo faremo con un mix di specialisti di case d’asta, critici, designer, collezionisti e architetti. Direttori di musei, curatori e membri del board terranno conferenze ad hoc per le esigenze della propria istituzione. Ad esempio come creare collezioni di design, come trovare fondi per le mostre, quale mostra sarà itinerante…

Tra le numerose proposte di questa edizione di DesignMiami/, quale indicheresti ai collezionisti come highlight?
Il Design District ospiterà una serie di mostre importanti di arte e di design. Da Deitch Projects all’Academy of Design di Eindhoven. Direi che il vincitore del Designer of the Year Award attirerà di sicuro molto l’attenzione, e mostrerà lavori fatti appositamente per noi. Ricordo ad esempio che a Marc Newson, vincitore della scorsa edizione, è stata commissionata una recinzione per il DASH – Design and Architecture Senior High. Si tratta di un progetto monumentale, un’installazione permanente molto importante, che cambierà la vita di studenti e insegnanti in quella scuola.

Per finire… Si è parlato di un’espansione verso oriente di Art Basel e DesignMiami/. Quali sono le intenzioni in merito?
Mah, niente di confermato, almeno per il momento, ma stiamo sondando il terreno. Ci entusiasma molto l’idea di portare le due iniziative in Asia, e la Cina potrebbe rivelarsi la location più interessante.

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www.designmiami.com  

micaela giovannotti

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