Lorenzo Fusi direttore della Biennale di Yerevan. Spostata al 2021

di - 25 Marzo 2020

Lorenzo Fusi è stato appena nominato direttore artistico e curatore della Biennale di Yerevan, la cui prima edizione avrebbe dovuto svolgersi nella capitale dell’Armenia dal 24 settembre al 31 dicembre 2020. In seguito all’emergenza covid-19, il Consiglio di Amministrazione della Yerevan Biennial Art Foundation, in comune accordo con lo stesso Lorenzo Fusi, ha deciso di rinviare l’apertura della manifestazione, fissando l’indagazione al 15 aprile 2021, con chiusura il 13 giugno. Per l’elenco completo di tutte le manifestazioni sospese in Italia, potete cliccare qui, mentre qui trovate la listra degli eventi più importanti rinviati in tutto il mondo.

«Con la Biennale di Yerevan miriamo a far conoscere la cultura contemporanea nella Capitale e nella regione, integrando le infrastrutture esistenti e la sua offerta culturale. Soprattutto, attraverso la nostra attività, intendiamo favorire la gioventù armena e creare nuovi percorsi professionali per le generazioni future, in particolare nel settore creativo e culturale. Stiamo programmando numerose iniziative e progetti digitali progettati per coinvolgere persone di tutte le età, a livello locale, nazionale e internazionale. Ci concentreremo su questi elementi fino a quando l’esperienza fisica di visitare una mostra sarà di nuovo sicura. Non vediamo l’ora di aprire le nostre porte al pubblico la prossima primavera e darvi il benvenuto a Yerevan, una città straordinaria, nota per la sua incredibile ospitalità e per il patrimonio culturale», è l’invito di Fabio Lenzi, cofondatore della Yerevan Biennial Art Foundation e che, nel 2018, insieme ad Alberto Cagliostro, ha curato la prima mostra d’arte contemporanea in Armenia. E che mostra, visto che, come scrivevamo nel nostro reportage direttamente da Yerevan, pubblicato su exibart.onpaper 103 – che potete scaricare in pdf gratuitamente qui – includeva opere di artisti del calibro di Christian Boltanski, Shilpa Gupta, Imran Qureshi, Tomas Rajlich, Mona Hatoum, Alighiero Boetti, Loris Cecchini, solo per citarne alcuni.

Chi è Lorenzo Fusi, curatore italiano con una grande esperienza internazionale

«Questo appuntamento mi riempie di onore, ma ora anche con un maggiore senso di responsabilità. L’Armenia ha dichiarato lo stato di emergenza a causa della crisi globale COVID-19. Di conseguenza, abbiamo deciso di rinviare la mostra inaugurale. Tuttavia, è nostro compito creare e sviluppare piattaforme per lo scambio culturale, il dialogo e l’interazione che operino in modo sicuro e che mettano in contatto le persone. Con il blocco in molti paesi, la socievolezza, la compassione, l’empatia e la solidarietà sono ora più importanti che mai. Spero che il distanziamento fisico necessario per fermare il virus non porti all’isolamento all’interno della nostra società», ha dichiarato Lorenzo Fusi, commentando la sua nomina a direttore della Biennale di Yerevan.

Lorenzo Fusi at ACAD’s Illingworth Kurr gallery. (Photo by Brady Bateman/SAIT)

Lorenzo Fusi, nato nel 1968, è stato direttore artistico del PIAC – Prix International d’Art Contemporain della Fondazione Prince Pierre de Monaco, dal 2014 al 2020. È stato Visiting Academic Curator presso la Alberta University of the Arts, dove ha diretto la Galleria Illingworth Kerr tra il 2016 e il 2018. In precedenza, è stato direttore della Open Eye Gallery di Liverpool, una delle più antiche gallerie fotografiche del Regno Unito, organizzando mostre di Letizia Battaglia, Tim Hetherington e Zanele Muholi, tra gli altri. Fusi è stato anche curatore alla Biennale di Liverpool, per la quale ha curato le edizioni del 2010 e del 2012.

Tra il 2001 e il 2009 è stato Curatore Capo presso il Centro di Arte Contemporanea del Palazzo delle Papesse, per poi diventare, dopo l’accorpamento delle istituzioni, Curatore di Arte Contemporanea del polo museale di Santa Maria della Scala a Siena. Recentemente, Fusi ha presentato Love Is The Message. The Message Is Death, progetto di Arthur Jafa, vincitore del premio PIAC 2019, a Palazzo Madama a Torino, in collaborazione con la Fondazione Torino Musei e Artissima.

Arthur Jafa, Love Is The Message. The Message Is Death

«È difficile in questi tempi cupi essere gioiosi ma penso davvero che, per gli artisti di quest’area, questa sia una straordinaria opportunità per connettersi con altri artisti provenienti da tutto il mondo. D’altra parte, sarà anche l’occasione per familiarizzare con questa meravigliosa terra, così importante dal punto di vista storico», ha continuato Fusi.

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