Dopo la recente scomparsa di Stefano Dal Monte Casoni, un altro lutto colpisce il mondo dell’arte. Tra i galleristi storici più influenti e attivi in Italia, prolifico organizzatore di mostre e progetti, Franz Paludetto è morto a 85 anni. Paludetto è scomparso ieri, 15 maggio, nel suo Castello di Rivara, dove apri un Centro d’Arte Contemporanea di rilevanza internazionale. Situato a 30 chilometri da Torino nelle valli del Canavese, il Castello è un complesso storico composto da tre edifici immersi in un parco di oltre 45mila metri quadrati. Ha a disposizione numerosi atelier e camere dove abitualmente sono ospitati artisti italiani e stranieri, oltre a uno spazio espositivo. Paludetto ne era direttore artistico dal 1985.
Nato a Oderzo, in provincia di Treviso, il 30 giugno 1938, instancabile viaggiatore, arrivò a Torino quasi per un caso, via Milano, volendo andare in Svizzera, a Chiasso, e raggiungendo invece, per errore, Chivasso. Fu nel capoluogo piemontese che si avvicinò all’arte, facendo nel frattempo svariati lavori, barista a Mirafiori, venditore di automobili e direttore del Rifugio Torino sul monte Bianco. Fu qui che, nel 1958, organizzò la prima mostra. Aprì la sua prima galleria in via Accademia Albertina a Torino, poi in via Carlo Alberto, in via Susa e infine a Rivara, dove ospitò alcuni dei più grandi protagonisti dell’arte d’avanguardia della seconda metà del ‘900, come Gina Pane, La Monte Young, Giuseppe Chiari, Pino Pascali, Joseph Beuys, Arnulf Rainer, Hermann Nitsch, Giuseppe Penone, Roma Opalka, Pierpaolo Calzolari, Luigi Ontani e anche Maurizio Cattelan.
Dopo aver ospitato le performance della giovanissima Gina Pane, nei primi anni Settanta fu la volta delle mostre di Ontani, Opalka, Tania Moreaud, Jean Pierre Reynaud e Beuys. Quindi le performance di La Monte Young, Marian Zazeela, Pandit Pran Nath e Terry Riley. Poi, a metà anni ’70, l’incontro con l’azionismo viennese di Nitsch e Rainer. Poi Giuseppe Chiari, Ugo La Pietra, Gianni Piacentino, Giorgio Ciam, Aldo Mondino e le attività di Calice Ligure con il progetto “A Calice ligure non c’è il mare”. La svolta, una delle ennesime, nel 1985: «Un giorno Aldo Mondino mi disse: andiamo a vedere un posto, e dopo averlo visto la mia prima reazione fu: ma sei pazzo, non ci penso nemmeno…», raccontava così l’inizio dell’avventura al Castello di Rivara.
Agli inizi degli anni 2000, la deviazione a Norimberga, città sempre presente tra i viaggi di Paludetto, dove, insieme alla seconda moglie Carolin Lindig, spostò per anni parte della sua attività con la creazione della galleria Lindig in Paludetto. Nel 2010, l’apertura di un piccolo spazio espositivo nel quartiere San Lorenzo, a Roma.
«Fino agli ultimi giorni, una doppia natura lo ha sempre contraddistinto: da una parte il seduttore mondano, comunicatore e girovago per mezza Europa; dall’altra l’eremita, l’inappagato, il centrifugo flaneur circondato da artisti, intento a falciare l’erba del giardino del Castello», si legge in un post scritto da Fabio Vito Lacertosa e pubblicato sui canali social del Castello di Rivara. «Di lui si narra dell’intuito leggendario, della sua capacità inesauribile di risorgere nell’arte dopo esser stato dato per finito più volte, decennio dopo decennio, ma anche di un carattere difficile e imprevedibile».
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Dovrebbe essere effettuata un'autopsia su Davide Paludetto per determinare l'effettiva causa della morte.
Molte persone stanno morendo troppo giovani per le cosiddette "cause naturali" che potrebbero essere legate ai vaccini MRNA che causano miocardite e altri disturbi potenzialmente letali.