Lascia gli studi di architettura e si sposta a Parigi dove entra in contatto con i maggiori avanguardisti del primo dopoguerra. Da lì prende il via l’intera ricerca spirituale dell’artista; nel decennio successivo sue opere saranno esposte assieme a Picasso, Mirò e Rothko; vincerà il gran premio della scultura alla Biennale di Venezia del ’58. L’anno seguente lo vede continuare la propria ricerca materica e trovare nuovi supporti: realizza la prima grande scultura in legno “Abesti gogora” e la prima in acciaio “Rumor de limites IV “.
Sempre con la moglie Pilar al fianco, intraprende vari viaggi tra cui quello del ’63, in Grecia, in cui inizierà il duraturo rapporto con il marmo bianco. Del ’77 è “Peines del viento “: una scultura monumentale che consta di
Sarebbero da vedere in Germania, le sculture di Chillida, il paese che maggiormente le ha apprezzate e accolte; dalla prima apparizione a Kassel nel ’56 al pezzo monumentale chiamato “Berlin ” che oggi si erge a porta del Reichstag.
Perfettamente cosciente che la sua arte interessava solo a una minoranza, nel 1981 dichiara: “L’arte che faccio non necessita di molti spettatori, non interessa tutto il mondo. La comunicazione delle arti plastiche è più intima della letteratura o del cinema “.
Il senso del ritmo e la musicalità, nel suo lavoro, li ha presi dal padre, grande amatore e conoscitore di musica, e dalla madre, la soprano Carmen Juantegui: “quando entrai per la prima volta nello spazio del Reina Sofia di Istambul, ebbi l’impressione di entrare nei polmoni di Bach, perché avvertii la stessa forza espansiva. Bach è un architetto, come Masaccio e Mantegna. Lavora con il tempo e gli accordi; sono come elementi di un’architettura. La musica occupa uno spazio importante nel mio lavoro, si stabilisce un rapporto dialettico attraverso una particolare sensibilità che mi permette di rimanere in comunicazione con l’opera mentre lavoro”
Eduardo Chillida ha dotato l’arte della seconda metà del ‘900 di nuovi mezzi espressivi, di nuovi accenti senza secondi fini. Ha marcato la scultura contemporanea a partire la lavoro finito del fonditore: da un profondo conoscimento dell’officina artigianale. Rimarrà in noi per aver aperto nuovi cammini alla sensibilità umana, dalla massima austerità al massimo, impeccabile rigore formale, mantenendosi fedele al difficile equilibrio tra ordine e caos, sempre nei limiti di un concetto di scultura di estrema purezza e spiritualità.
Si spegne all’età di 78 anni, dopo tre di malattia, nella sua residenza sul monte Igueldo.
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ciao grande maestro