Quatrième Paysage è un duo artistico intermediale/digitale composto da Lucrezia Negrini e Samir Sayed Abdellattef la cui ricerca si è formata all’interno dell’Accademia di Belle Arti di Venezia. Grazie all’ospitalità e la curatela di TIST e Adiacenze, i due hanno realizzato la loro prima personale bolognese dal titolo “Elsewhere Here”. La prima parte è stata inaugurata negli spazi di TIST, a Rastignano (BO), lo scorso primo ottobre per poi proseguire da Adiacenze, in pieno centro storico a Bologna, dal 15 ottobre. Una sovrapposizione di cinque giorni (15-20 ottobre) ha permesso che il progetto fosse visibile nella sua effettiva pienezza.
Nei due spazi sono state allestite parti del lavoro differenti ma comunicanti e complementari: installazioni multimediali, video, suoni e illustrazioni digitali degli artisti che hanno voluto segnare con il loro passaggio queste due realtà dando vita ad una narrazione unica e multiforme attorno ai temi centrali della pratica artistica di Quatrième Paysage: l’evoluzione del paesaggio di cui l’essere umano fa parte al pari di altri organismi (viventi e non) e la materialità del digitale come parte integrante e imprescindibile dell’ambiente proprio dell’uomo contemporaneo. Una riflessione che nasce dalle idee espresse da Gilles Clément nel suo “Manifesto del terzo paesaggio.” A partire dalle riflessioni dell’intellettuale francese, il duo si è interessato ai cosiddetti spazi interstiziali, residui di una precedente presenza/assenza umana, dove l’abbandono e il non-intervento si rivelano prassi favorevoli alla proliferazione della diversità.
Se le opere esposte nel capannone industriale di Rastignano introducevano il rapporto degli artisti con il “Manifeste” di Clément e la loro pratica di traslazione dell’ambiente naturale a quello digitale, la seconda tappa del progetto espositivo si è addentrata nelle caratteristiche specifiche di quest’ultimo, inteso come materiale concreto e vivo che compone il paesaggio contemporaneo. Le opere, concepite con intento site-specific per entrambi gli spazi, sono in stretta relazione con il contesto in cui i due luoghi ospitanti si inseriscono, indagando l’interconnessione tra paesaggio e prodotti dell’intervento umano, da intendersi come parti inscindibili di uno stesso scenario che caratterizza il tempo e lo spazio della contemporaneità.
Attraverso installazioni e video interattivi, la trasformazione attuata dall’uomo sull’ambiente viene resa tangibile dal comportamento dell’immagine che, modellata dal glitch, produce uno spazio altro, un “quarto paesaggio” appunto, dove non esiste più opposizione reale/virtuale, umano/non umano. Il duo propone una rilettura in chiave artistica della ontologia orientata agli oggetti teorizzata da Graham Harman e degli iperoggetti di Timothy Bloxam Morton nel tentativo di ricollocare l’uomo nella biosfera, spodestandolo dalla sua posizione di privilegio.
Interessante è poi la collaborazione tra le due realtà ospitanti, TIST e Adiacenze, che nella loro scelta cooperativa, sia progettuale che curatoriale, hanno effettivamente piantato un seme per tentare di minare quella visione “obsoleta” che vuole separati centro e periferia, gettando le basi per un corridoio culturale volto a favorire scambi e contaminazioni positive per il sistema del contemporaneo in città.
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