NESSUN RISPETTO PER I LIMITI

di - 17 Novembre 2010
Titolo: Crossing Limits. Lì
per lì un bel concetto, che è come dire “attraversare i confini”, superare i
recinti, o anche andare oltre il consentito, infrangere le regole comuni e di
conseguenza essere fuori dagli schemi. Tutto da imputare all’arte,
naturalmente. Certo, sì, i nuovi paradigmi, diciamo così: ma insomma, tutto
questo non è già acquisito? E poi, in definitiva, quali mai ne sono stati i
confini “naturali”? Forse quelli dati dai generi che progressivamente si
contaminano, si fecondano, si superano? Ma il concetto artistico di contaminatio non è abbastanza antico?

Vienna Art Week 2010, alla
sesta edizione sotto l’egida della casa d’aste Dorotheum, mette in scena in
differenti indirizzi una lunga serie di conferenze con personaggi
internazionali di varia estrazione per prendere in esame le più diverse
questioni dello scavalcamento dei limiti. Molto pertinente, ad esempio,
l’incontro al Kunsthistorisches Museum, luogo rinomato per le sue prestigiose
collezioni storiche comprendenti numerosissimi capolavori dei maggiori maestri
italiani: si ragiona sull’opportunità e l’importanza per i musei storici di
superare se stessi esponendo arte contemporanea, un ossimoro, per l’appunto.
Stravagante e forse al limite della sostenibilità il summit nella sede della
Secessione con una “intervista-maratona” a numerose voci per interrogarsi sulle
varie sfaccettature del tema dominante di tutta la kermesse viennese.


All’Albertina, all’ombra della grande mostra Michelangelo. I disegni di un genio, attualmente in corso, un
simposio è doveroso visto che la genialità oltrepassa per antonomasia gli
ordinari confini della ragione. E qui convergono super-esperti del Buonarroti e del Rinascimento. Clima
diverso al Palais Lichtenstein, dove l’argomento è urticante: Ist Kunstkritik käuflich? Con parole
dotte si direbbe: esiste una critica “mignotta”? Bella domanda… Altrove si
parla di frontiere del collezionismo privato, di filantropia, di mecenatismo o
di argomenti didattici – come all’Accademia delle Arti Figurative – in tema di
arti performative e installative, o della modalità di espansione dell’arte nei
luoghi pubblici, o di spinte creative in architettura e nell’arredo urbano.

È piuttosto enigmatica una lametta da barba vecchia maniera scelta
come immagine-simbolo della Vienna Art Week 2010. Osservata così, mostra una
sagomatura molto complessa. È insidiosa al tatto, ma usata con perizia entra in
rapporto con il corpo umano delicatamente, producendo effetti estetici. Al
tempo stesso, quella sua sottilissima doppia affilatura può essere usata oltre
i limiti di una normale rasatura. In questo caso, la leziosità calligrafica di
cui si fregia si pone come inaggirabile avvertenza per l’uso: Crossing Limits è una scelta da
ponderare.


Sono 35 le gallerie d’arte private ad aderire al circuito di questo
festival: mostre, visite guidate e ragionate e incursioni presso molti studi di
artisti. Riti ormai consolidati in tali occasioni. Ma la manifestazione
incrocia la sua traiettoria tematica con alcuni rimarchevoli eventi espositivi
di questo autunno, che poi si protrarranno ancora a lungo. Oltre a
Michelangelo, come si è detto, c’è, al Belvedere, un’antologica dedicata a una
eroina di casa, Valie Export,
protagonista negli anni ‘60 e ‘70 di performance che infransero molti tabù,
sfidando pubblicamente e impudicamente con il proprio corpo i desideri erotici
maschili. Tuttavia la retrospettiva focalizza l’attività dell’artista
soprattutto in questi suoi ultimi vent’anni di attività.

Immancabilmente, in questa settimana entra in scena la fondazione Thyssen-Bornemisza
Art Contemporary con Figura cuncta
videntis
, una collettiva dedicata alla rievocazione di performance
particolarmente indicative. Tra le 11 entità artistiche presenti c’è, forse non
a caso, il gruppo femminile Chicks on
Speed
. Qualche anno fa fu di scena in un gremitissimo teatro viennese con
una travolgente performance “totale”, azione-canto-musica-danza-pittura,
portandosi sul palco un ospite d’eccezione come Douglas Gordon. Ebbene, quello spettacolo sembrava espressamente
dedicato a Valie Export, seduta in prima fila e fatta bersaglio di citazioni,
sottintesi e affettuosi ammiccamenti vis-à-vis dalle scatenatissime ragazze Chicks,
scese in platea naturalmente nude e imbrattate di colori. Per la cronaca, andò
a finire che Gordon, che, come il pubblico, appariva piuttosto frastornato, si
era rintanato completamente nudo in una specie di angusto cubo di plexiglas
trasparente e non si capiva bene cosa volesse fare, mentre sulle prime file
piovevano capelli e peli pubici che le Chicks si stavano abbondantemente
sforbiciando dai loro corpi.

Figura cuncta videntis, alla
T-BA 21, è un omaggio esplicito a Christoph
Schlingensief
(1960-2010), personaggio emblematico nel panorama artistico
tedesco, dal teatro alla cinematografia alla performance. Molto noto e spesso
anche molto criticato per le tematiche provocatorie e radicali che di volta in
volta ha portato alla ribalta. Finì pure in prigione con l’accusa di
istigazione all’omicidio del cancelliere tedesco Helmut Kohl. Più recentemente,
per Vienna aveva progettato, davanti al Teatro dell’Opera, l’installazione di
un container in cui ospitare un certo numero d’immigrati irregolari; quindi,
seguendo le regole del Grande Fratello, il pubblico televisivo avrebbe potuto
votare chi doveva venire espulso e chi poteva rimanere. Non ancora 50enne,
quando il cancro ai polmoni lo stava inesorabilmente divorando, confessò pubblicamente
la sua grande paura della morte. Nel 2011 avrebbe curato il padiglione tedesco
alla biennale veneziana.

Il curioso e affascinante titolo in latino è una dotta citazione di
Schlingensief stesso, ripresa dal filosofo e teologo tedesco Nicola Cusano,
riferita all’occhio divino onnivedente. Seppure azzardata, l’analogia dello
sguardo di Dio con quello dell’artista appare molto efficace.

Oltre che del gruppo Chicks, la
mostra rivisita, mediante proiezioni video, installazioni e materiali vari,
performance di artisti come Dan Graham,
Tony Ousler, Jonathan Messe, Nevin Aladağ, Douglas Gordon e altri. Al centro della scena vi è
comunque un lavoro di Schlingensief intitolato Der Animatograph, una installazione video dalle molte facce che nel
loro insieme rappresentano la metafora di una originaria narrazione universale.

articoli correlati

L’edizione
2009 dell’art week

Intervista
con le Chicks on Speed

21
agosto 2010: muore Christoph Schlingensief

franco veremondi


dal 15 al 21 novembre 2010

Vienna Art Week 2010

Info: tel. +43 14022524; fax +43
14025486; info@viennaartweek.at; www.viennaartweek.at

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