Siamo alla terza edizione di quel festival il cui nome, smontato e rimontato, ne svela i tre pilastri/parola: nido, rete, nuovo. Una macchina che va avanti inesorabile per tutto l’anno sotto l’attenta ed efficace guida di Olga Gambari, affiancata dalla direzione tecnica di Annalisa Russo e dal coordinamento eventi di Francesca Arri; un pool che riesce a dare un senso reale a questa rete che a maglie strette non attende staticamente che qualcosa gli caschi dentro, ma si pone come sistema di connessioni neuronali in grado di produrre pensiero. Un pensiero capace di integrare di volta in volta le proposte di realtà indipendenti e qualitativamente rilevanti nel panorama nazionale e internazionale.
Tantissimi gli eventi che si intrecciano dall’1 al 4 novembre nell’headquarter del festival, che quest’anno si colloca nei suggestivi spazi dei Docks Dora, confermando la natura nomade che contraddistingue un’organizzazione che privilegia la creazione di relazioni virtuose al radicamento fisico. Nei Docks sono a dimora il progetto Villam (Roma) di Anita Calà all’Amen Loft, Arteco (Torino) al Laboratorio Koinè, Il Cerchio e le Gocce, FatStudio (Bologna) al Superbudda e Novella Guerra (Imola) a Studio65. Tra loro, FatStudio e Guerra sono le due arterie principali di un sistema pulsante che irrora la città di eventi sparsi in spazi non comuni. Se FatStudio garantisce una proposta musicale che disegna un moto perpetuo attivo dalle 16 a notte fonda, Novella Guerra scandisce il tempo a ritmo di talk, workshop e scambi culturali. Il gruppo imolese, interscambio di innumerevoli personalità del mondo dell’arte, ha quest’anno proposto una delicatissima e fondamentale “Palestra del pensiero”, un luogo in cui un gruppo di giovani artisti selezionati hanno avuto la possibilità di mostrare e discutere il proprio portfolio sotto il coordinamento di Maura Banfo, Annalisa Cattani e Susanna Ravelli.
Una realtà complessa quella di Nesxt, che merita di essere seguita, indagata, capita e soprattutto vissuta. Un modo per tenere viva la ricerca di qualità facendo della rete uno strumento concreto, in grado di catalizzare finanziamenti da investire e redistribuire in maniera capillare tra le realtà che più producono cultura a partire dall’urgenza concreta di incidere sul tessuto sociale di appartenenza. (Penzo+Fiore)
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