Categorie: toscana

Fino al 18.VI.2002 | Faces & Placese – New York Ground Zero | Firenze, Biagiotti Arte Contemporanea

di - 27 Maggio 2002

Mariella Bettineschi nasce a Brescia nel 1948. Si diploma all’Accademia di Belle Arti Carrara di Bergamo nel 1970. Attualmente vive e lavora tra Bergamo, Francoforte e Berlino.
L’installazione di Mariella Bettineschi si inserisce perfettamante nell’esposizione Faces & Places allestita alla Galleria Biagiotti. Nella sua opera sono infatti protagonisti le facce e il luogo: il Ground Zero. Qui regna la distruzione, la morte, il dolore e, soprattutto, il passato che non si può ricostruire. Le facce delle persone sono tutte diverse tra loro, sia nella fisionomia, perché appartenenti a razze diverse, sia nell’espressione, che cambia a seconda delle sensazioni provate di fronte all’accaduto.
Queste foto sono lì a renderci consapevoli di cosa è successo. Siamo certi che qualcosa è cambiato, che, dopo l’11 settembre, niente sarà uguale a prima. Una data che è diventata la data.
Lì, al World Trade Center, quel giorno Gianni Riotta ha detto: «la Storia è bruciata». Insieme alla Storia sono andate perse, però, tante STORIE: quelle vissute da uomini e donne che, in quella mattina, si erano recati, come tutti giorni, a lavorare, ignari di quello che il destino gli aveva riservato. Dalle Twin Towers al Ground Zero in pochi minuti. Ancora Riotta scrive: «Qui è cenere e la si calpesta con timore reverenziale». È lì che Mariella Bettineschi è andata appena ha potuto, a fotografare, a fermare quei momenti, quelle facce e quel luogo. Su questo che è diventato un luogo-non-luogo la Bettineschi ha voluto far sue, ma anche nostre, le reazioni delle persone accorse, gli omaggi e le parole lasciate impresse su un lenzuolo bianco, ma anche sulla bandiera a stelle e strisce, orgoglio degli americani. Colori che vogliono animare il grigio delle macerie, il niente. Colori che vogliono restituire la vita a chi non la potrà più riacquistare. Dunque, la speranza.
Sembra strano, ma la reazione più immediata, di fronte allo sgomento del dolore, è la forza; è la voglia di proseguire e di combattere. Questa forza è alimentata dalla solidarietà, da quella che Giacomo Leopardi aveva chiamato social catena. Qui le diversità si sono annullate per dare vita ad un’unità necessaria alla resistenza.
Oggi, a distanza di otto mesi, queste immagini ci riportano a quel giorno: quando davanti al televisore, alla realtà della diretta, tutto si è fermato; quando l’angoscia è entrata nelle nostre mura e nelle nostre vene. Quell’ansia non ci abbandonerà e ci renderà vulnerabili più di quello che siamo già.

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Elena Parenti


Fino al 18.VI.2002
Firenze, Galleria Biagiotti Arte Contemporanea
Via delle Belle Donne, 39r
martedì-sabato, 14-19, festivi chiuso
Ingresso libero
Tel. 055.21.47.57, 055.26.47.084, Fax 055.214757
www.artbiagiotti.com
e-mail: galleria@florenceartbiagiotti.com
Catalogo a cura di Giacinto Di Pietrantonio


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