È possibile creare un dialogo fra icone molto distanti tra loro sia nel tempo che nei messaggi che portano con sé? La risposta viene offerta dalla serie So What di Debora Hirsch (San Paolo, Brasile, 1967, vive a Milano), un ciclo di dittici che accosta immagini care alla storia dell’arte a personaggi del mondo dei fumetti americani. Come in Dick Tracy and Duca di Montefeltro, unione tra il ritratto di Federico da Montefeltro Signore di Urbino, eseguito da Piero della Francesca e il profilo del famoso detective disegnato da Chester Gould. La tecnica utilizzata è quella del fumetto e diretto è il richiamo ad artisti pop del calibro di Roy Lichtenstein e Mel Ramos. Ciò che risulta interessante in So What non è tanto il paragone formale che nasce dall’incontro delle figure, ma il paradosso che si crea nel dialogo tra le icone di ogni dittico. Un ossimoro all’interno del quale il tempo perde la propria memoria, e per una volta, per esigenze di comunicazione, è la cultura alta a piegarsi verso quella più bassa.
Una riflessione sui parametri della comunicazione contemporanea la ritroviamo anche nella serie Item. I ritratti di personaggi come Marlon Brando o Greta Garbo, incorniciati in una veste grafica identica a quella della copertina del Time (Item ne è l’anagramma), ci chiariscono il potere che un mezzo di informazione trattiene in sé. Nella contemporaneità è questa cornice che crea il mito e che allo stesso tempo gli conferisce un senso di caducità. Nel passato gli artisti rappresentavano le imprese dei personaggi per far sì che questi risultassero così eternati nel proprio mito. Oggi basta che un volto sia immortalato su una copertina.
Il lavoro della Hirsch non esprime una semplice critica negativa sui media contemporanei, ma funge da monito per una maggiore comprensione dei linguaggi da essi utilizzati. E lo fa attraverso un mezzo come la pittura, che si dimostra ancora una volta tuttaltro che obsoleto.
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