Categorie: altrecittà

Fino al 31.VIII.2002 | Paradise lost | Rimini, Palazzo dell’Arengo

di - 22 Luglio 2002

Le reliquie arrugginite dei tesori di Mark Dion e gli afasici, disincantati Malestri quotidiani di Eva Marisaldi, i semi e le ragnatele di crine di Christiane Löhr e l’astrusa fragranza profumante per alberi di Olaf Nicolai. Boschi, alberi antropomorfi, vecchie porte e zattere dinoccolate, deliziose danze di lumache (Filippo Leonardi) e ciottoli vitrei, serpenti di gomma e prati consunti dal ricordo di case scomparse (la videodocumentazione della performance di Maja Bajevic e Emanuel Licha). Evitato per un soffio il ‘panico da supermercato’ che di solito mi assale alle collettive numerose e constatato che le luciferine apocalissi miltoniane ci sono qui restituite attraverso ‘incantevoli residui paradisiaci’ reinterpretati con quella fredda malinconia tipica dell’ultimo decennio artistico, la mostra si rivela come un’interessante definizione di un ulteriore paradiso che si è sostituito a quello perso. Si tratta (forse) di un verdeggiante ‘paradiso contemporaneo’, dove l’artificio è mirabile quanto la natura e sul quale incombe con benevolenza la ferita dell’irrimediabile décheance dal perduto Eden. Accanto alle notevoli esperienze del secolo scorso di Lawrence Weiner e Giovanni Anselmo, si susseguono le soffici icone della Natura che le attuali ricerche artistiche, con la leggerezza delle nuove tecnologie, hanno condotto ad una sorta d’immaterialità concettuale. E dunque, dopo il misfatto di Eva, mentre Adamo fuma Merit e idoleggia fiori di zucca (come suggerisce Wolfgang Tillmans), le tassidermie di esanimi uccelletti ritornano a volare nelle finzioni di Alessandra Spranzi e l’olocausto del Danubio ci dona giocattoli di pezza a forma di pesce (Claudia Losi). E ancora, in questo ‘neoparadiso’ è possibile ‘passeggiare’ sopra moquette di piccoli abeti di pannolenci (gli Arbre Magique di Dimitris Kozaris) e riscaldarsi con il nevischio cuoriforme di Sisley Xhafa, riesumare intensi frammenti infantili (il letto di Letizia Cariello e i soffici nidi sistemati di Roni Horn) ed esporre con orgoglio il meraviglioso ritrovamento della grande zolla düreriana (per opera di Francesco Bernardi). A metà tra i ‘giardini’ di Derek Jarman, le ‘terapie naturali’ beuysiane e la microemotività che intende la segreta lingua delle cose mute, l’atmosfera della collettiva riminese si rivela in questi modi intimista e profondamente ancestrale, legittimando quel salutare abbandono che troppe volte si è perso tra l’onnipresenza del cemento metropolitano. Questo nuovo Eden è quindi bello e rassicurante, ma di contro a tutto quanto scritto, bisogna in ogni caso dire che perdere un Paradiso non è come perdere un autobus (e anche la cosa più dolce è comunque amarognola).

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mostra vista l’11 Luglio 2002.

artisti in mostra
Giovanni Anselmo, Lawrence Weiner, Mario Airò, David Armstrong, Stefano Arienti, Maja Bajevic e Emanuel Licha, Massimo Bartolini, Francesco Bernardi, Letizia Cariello, Loris Cecchini, Manuela Cirino, Mark Dion, Willie Doherty, Olafur Eliasson, Ethical Bros, Andy Goldsworthy, Rodney Graham, Graham Gussin, Roni Horn, Dimitris Kozaris, Zoe Leonard, Filippo Leonardi, Christiane Löhr, Claudia Losi, Esko Männikö, Eva Marisaldi, Amedeo Martegani, Anna Muskardin, Olaf Nicolai, Carmelo Nicosia, Luca Pancrazzi, Paolo Parisi, Diego Perrone, Alessandra Spranzi, Thomas Struth, Maurizio Togliatti, Wolfgang Tillmans, Sisley Xhafa


Paradise Lost
A cura di Ambra Stazzone;
Rimini, Palazzo dell’Arengo, Piazza Cavour;
5 Luglio – 31 Agosto 2002;
Orari:mart/sab dalle 17.30 alle 22.30, chiuso lunedì e festivi;
Ingresso gratuito
Info: tel. 051 283996


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