I lavori di Giulio Marchetti (1982, Roma) rileggono la realtĂ con ironia, cogliendone contraddizioni e paradossi. Abbiamo parlato con lui del suo approccio (qui potete trovare il suo account Instagram).
I Suoi lavori più recenti tematizzano le festività classiche, come il Natale, San Valentino, la Pasqua, con uno sguardo molto particolare. Ci può raccontare il Suo approccio e come è nato?
«Sinceramente questo breve ciclo di opere è iniziato a Natale con Dramazon.
La mia opera è uscita su la Repubblica e la redazione mi ha proposto un’intervista il giorno stesso. Ho ricevuto così ottimi riscontri e mi sono convinto a ripetere l’operazione.
Sul calendario la festivitĂ successiva era San Valentino (opera: Modern Heart).
E dopo ancora, Pasqua (opera: Easteria)».
Più in generale, qual è il Suo percorso artistico e a quali altre serie o su quali altre tematiche lavora?
«In generale nasco come poeta. Avevo infatti in programma una mostra fisica a metà tra la poesia e l’arte concettuale. La pandemia però ha cambiato (almeno temporaneamente) i miei piani e mi sono dedicato alla digital art».
Nell’ultimo anno, a causa della pandemia, la diffusione del Suo lavoro si è spostata soprattutto sui social. Che cosa pensa del rapporto tra arte e web?
«Come dicevo, in epoca di pandemia, la fruizione digitale agevola molte forme d’arte, se non altro dal punto di vista della divulgazione. Ovviamente l’arte ha sempre i suoi contesti istituzionali in cui un artista è chiamato a consacrarsi per trovare un posto nella storia dell’arte. Tuttavia, a proposito di crypto art, il fenomeno Beeple non è da sottovalutare».
Dove potremo vedere il Suo lavoro nei prossimi mesi?
«I programmi per una esposizione classica si sono leggermente raffreddati a causa dell’emergenza sanitaria. Già da un anno ormai realizzo opere digitali.
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