Tullio Crali, Città Futurista,, 1939, olio su tela. Palazzo cassa di Risparmio, Trieste. Courtesy Fondazione CR di Trieste
La recente mostra romana sul Futurismo, Il Tempo del Futurismo, ancora visitabile fino al 28 febbraio alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, celebra l’ottantesimo anniversario dalla scomparsa di Filippo Tommaso Marinetti. La mostra tratta nuovamente il rapporto del rivoluzionario movimento artistico con la scienza e la tecnologia emergenti nelle economie occidentali nel primo decennio del Novecento. Tuttavia, le ricerche emerse nell’ultimo ventennio, grazie ad alcuni attenti studiosi che si sono concentrati sui misteriosi e profondi legami del Futurismo con l’occultismo e le teorie del paranormale, evidenziano quanto il movimento marinettiano avesse un’origine culturale ben più complessa.
Nel Manifesto dell’Architettura Futurista del 1914, attribuito a Antonio Sant’Elia (a cui hanno contributo anche Boccioni e Marinetti), le parole “spirito” e “spiritualità” furono citate ben cinque volte. Queste espressioni erano saldamente connesse al grande sogno immaginato dai futuristi. La città utopica moderna, fondata sull’igiene e sull’ordine spaziale, si configurava come un pensiero storicamente realizzabile (e al contempo metafisico) concepito da architetti, artisti e intellettuali che incredibilmente coltivarono anche stretti contatti con l’occultismo e l’esoterismo.
Il forte interesse dei futuristi per l’occultismo si manifestò perfino attraverso il coinvolgimento di medium (il tema fu affrontato da Boccioni in una conferenza del 1913), dove sosteneva che i futuristi dovevano prestare attenzione alle manifestazioni antiartistiche includendovi i fenomeni dell’occultismo e del magnetismo. In particolare Boccioni credeva alla «materializzazione degli ectoplasmi». Citò le sedute spiritiche organizzate dalla famosa medium pugliese Eusapia Palladino, donna che divenne una vera diva nei circoli spiritici napoletani e romani oltre che negli ambienti futuristi milanesi del tempo. Perfino noti positivisti come Enrico Morselli e Cesare Lombroso finirono di credere alle magie della Palladino, le cui attività medianiche furono studiate anche in Inghilterra e Stati Uniti. Inoltre, Boccioni fu influenzato anche dalle teorie sulla Quarta Dimensione di Claude Bragdon (pubblicò il libro A Primer of Higher Space nel 1913) e Pëtr Ouspensky (discepolo di Gurdjieff). E ricordiamo che il grande Gaetano Previati, che a sua volta influenzò Boccioni, era affiliato all’ordine dei Rosacroce.
Riguardo a Marinetti, con la sua ricerca artistica ben radicata nel Simbolismo, nel 1920 fu eletto presidente del Circolo Occultistico di Milano. La sua abitazione, la “Casa rossa”, situata all’angolo tra via Senato e corso Venezia, era adornata con numerosi amuleti africani. Lì ospitava spesso sedute spiritiche in un apposito gabinetto creato nell’appartamento. La riflessione sulla morte era un’ossessione costante nella vita di Marinetti, un concetto poi ben trafilato nel Futurismo, che avrebbe trasportato il movimento, come egli stesso affermava, «nei territori del paranormale».
Pure a Roma, nell’atelier di Giacomo Balla si svolgevano regolarmente sedute spiritiche che videro la partecipazione anche della pittrice Růžena Zátková e dell’allora giovanissimo scrittore e artista esoterista Julius Evola. Anche nel secondo futurismo, Fortunato Depero dichiarava: «Daremo scheletro e carne all’invisibile, all’impalpabile, all’imponderabile, all’impercettibile».
Sant’Elia, con i suoi primi disegni d’architettura giovanili, prevalentemente di carattere funerario, manifestava già un’attrazione noir particolare per rappresentazioni grafiche decadenti, così come per bizzarre creature notturne, cavalieri spettrali, teschi umani e figure umane mummificate. Nel suo progetto del Nuovo cimitero di Monza, emersero richiami alle atmosfere oscure dell’espressionismo nordico e alle composizioni monumentali orientali come le Stupa buddiste e gli Shikhara indiani. Sant’Elia con le sue atmosfere “dark” influenzò anche la tradizione Secession e architetti come Bruno Taut, oltre ai Wagnerschüler e gli eclettisti italiani Sommaruga e Moretti. Nei suoi Dinamismi Architettonici futuri (sviluppati tra il 1913 e il 1914) in cui il culto del modernismo maturò drasticamente, Sant’Elia reintrodusse in chiave razionale temi come la piramide gradonata e il ponte, ossia di chiari simboli massonici poi adoperati anche da Le Corbusier.
Anche l’elemento liquido marino permeava l’ideologia futurista, e ciò influenzò anche l’architettura con l’introduzione di linee fluenti, tensioni idrauliche ed elettriche, configurando un sistema idrodinamico, come ha notato in un suo saggio il teorico Sanford Kwinter. Marinetti, con la sua automobile definita pescecane, attraversava Milano con le sue «vie scoscese come letti di torrenti» (città moderna per eccellenza che diventa il vero scenario latente della Città Nuova). Per Boccioni, che amava frequentare da spettatore l’autodromo di Monza, le auto gli parevano degli “spettri” sfreccianti a folle velocità nel circuito stradale. Questo aspetto simbolico, acqueo, manifestava la visione dinamica e fluida del movimento futurista, riflesso nelle concezioni architettoniche e urbane dell’epoca.
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