Una Venere degli Stracci fronte mare: l’installazione di Pistoletto a Napoli

di - 30 Giugno 2023

C’è un sole che spacca le pietre e il braccio meccanico che porta gli operai in alto dondola e si distende con lentezza. Una piccola tenda è posizionata ai lati dello spazio recintato da una rete metallica, come ricovero per i lavoratori. È come un qualsiasi cantiere, temporaneo, in una città assolata e caotica. La differenza è che non ci sono rumori di martelli pneumatici o di escavatrici. Pure qualche passante si ferma, fa le foto. Non ci sono umarell, non ancora almeno. Solo qualche turista, per ora.  «Giornalista?». Cerco di confondermi ma le mie domande sono state troppo mirate, invadenti perfino. Chiedo qualche informazione, le risposte del capocantiere sono nette, precise, accento del nord. Sono “stracci” dal macero di Torino. Magliette, pantaloni, giubbini, coperte, jeans, vecchi abiti abbandonati da qualcuno, in qualche luogo imprecisato del Nord Italia. Nessuno di loro avrebbe immaginato che quei “panni”, come li chiamano affettuosamente a Napoli, abbandonati, sarebbero diventati pezzi d’arte. Che avrebbero avuto una nuova vita in una città lontana.

Michelangelo Pistoletto, Venere degli Stracci, Napoli, Piazza Municipio, 2023

L’ironia è che, a pochi chilometri da qui, è da poco scoppiata una piccola rivolta nel Vasto, quartiere alle spalle della centralissima Piazza Garibaldi, con i residenti che hanno bloccato via Alessandro Poerio proprio con degli stracci, esasperati dalla presenza di mercati e robivecchi gestiti da immigrati nella zona della Ferrovia. Un reticolo di stradine brulicanti di mercanzie e umanità, esposti e dimenticati sui marciapiedi.

«La Venere è la memoria mentre gli stracci sono il continuo passare delle cose», ci ricorda Michelangelo Pistoletto, classe 1933, artista, pittore e scultore tra i protagonisti della corrente dell’Arte Povera e che ha continuato negli anni il suo personalissimo percorso di ricerca e di sperimentazione non solo nell’arte ma nella cultura, nell’ecologia e nella spiritualità (Cittàdell’arte-Fondazione Pistoletto, Terzo Paradiso alla 51ma Biennale di Venezia, Ominiteismo e Demopraxia, solo per citare alcuni dei suoi progetti).

Michelangelo Pistoletto, Venere degli Stracci, Napoli, Piazza Municipio, 2023

Ora siamo dinanzi a una versione della Venere degli stracci presentata a Piazza Municipio in scala monumentale. L’occasione è quella di “OPEN. Arte in centro”, iniziativa dedicata a mostre e installazioni site specific del progetto Napoli Contemporanea 2023, promosso dal Comune di Napoli e curato da Vincenzo Trione, professore ordinario di Arte e Media e di Storia dell’Arte contemporanea presso l’università lulm di Milano e Consigliere alla programmazione delle attività museali e all’arte contemporanea dell’amministrazione partenopea.

I due operai imbragati continuano il loro lavoro. Si sporgono dal palchetto semovente mentre compongono con cura e attenzione la montagna di stracci dalla cima, in un sottile gioco di equilibrismo tra i propri corpi e la materia prima dell’opera.

Certo la mole di tessuto policromo è davvero imponente. Riesce a coprire, a prevaricare quasi, la figura della dea greca della bellezza, composta in resina e gesso, alta almeno 6 metri per un peso di 400 kg. Le quattro versioni originali di Pistoletto del 1967 (Museo Madre, Fondazione Pistoletto, Tate Gallery, Castello Tivoli) sono in acciaio, a loro volta copie della Venere e la mela dello scultore neoclassico danese Bertel Thorvaldsen (1770-1844).

Michelangelo Pistoletto, Venere degli Stracci, Napoli, Piazza Municipio, 2023

C’è tutto uno scorrere del tempo, un passamano, uno scambio di fasi ed energie da un’opera alle altre, come un passaggio di testimone. Dalla solitaria forma di Throvaldsen al bilanciamento perfetto di Pistoletto, dalla figura individuata al disordine della gamma multicolore degli stracci. Da una compostezza, una solennità classica, eburnea della Venere al centro di una popolosa e caotica città mediterranea. In Piazza Municipio, lato mare, i rapporti sembrano essere tutti saltati. Le distanze, i sensi come le proporzioni. Il masterpiece, difficile da replicare, sembra doversi riadattare a nuovi spazi, alle nuove rifrazioni cromatiche e visive dell’ambiente circostante.

«Gli stracci lasciati a se stessi non vorrebbero dire nulla, non significherebbero altro che inquinamento, mentre la Venere, apportando la memoria della bellezza nell’arte, li rigenera trasformandoli in colore, calore, emozione, sensazione». Basta ancora l’armonia della bellezza, l’eleganza della linea per riconfermare queste parole del maestro di Biella? Di questi tempi?

Michelangelo Pistoletto, Venere degli Stracci, Napoli, Piazza Municipio, 2023

Cambiando prospettiva, ponendo l’opera come porta del mare, che accoglie chi raggiunge Napoli dalla stazione marittima (idea originale dell’installazione), l’imponente montagna di stracci sembra allora prendersi ogni scena, ogni spazio, così da produrre una causa-effetto imprevista. Da mercato di Resina – famoso mercato napoletano di cose usate –, per intenderci. Come il bazar di bancarelle con tessuti, oggetti e capi vintage che invade fin dagli anni ’50 la casbah di via Pugliano a Ercolano. Merci scadenti o preziose per qualcuno ma anche arte scenica, istrionica e popolare, purissima ed elegante, tipica di ogni mercato e ogni rione del sud. Ma qui siamo nel centro del Mediterraneo, siamo nel tutto.

E allora è questo il dono (o il rischio) che si corre tra le strade e le piazze della città di Napoli. Dove tutto è sempre e costantemente sovrascritto, riferito, citato e rimandato.

E infatti non fa eccezione questa Venere di Pistoletto, legata al proprio archetipo del 1967 e, di rimando, a quella di Thorvaldsen. Il gioco di equilibri tra il prezioso e l’umile, tra il corpo etereo e la massa lercia, complice anche la neutralità della parete bianca del Museo Madre, che incornicia e protegge il gruppo statuario, è dunque irrimediabilmente perduto.

Un messaggio che via via cambia, muta, si adatta o si “sporca” con i tempi (secoli e decenni), che scorrono sempre più vertiginosi e inclinati, come la cascata di stracci davanti a noi. Una bellezza che dunque si strappa, si contorce, perde colore ma rimane viva e possente.

Michelangelo Pistoletto, Venere degli Stracci, Napoli, Piazza Municipio, 2023

Qui in piazza il background noise non è più quello di Largo di Castello disegnata da Domenico Fontana sul finire del ‘500. Non è più attraversata dai cavalli delle compagnie degli eserciti regi o dai carri delle merci delle botteghe di via Medina. Ma rimane crocevia di incontri, i nuovi flussi turistici, le relazioni dei palazzi amministrativi e le masse dello shopping di Via Toledo. Il tutto risucchiato dalla imponente Fontana del Nettuno, simbolico e utopico principio di dominio su ciò che non lo è mai, il mare e i fiumi. E allora vien da pensare che quegli stracci non siano altro che un effetto, un fenomeno di meteorologia culturale e sociale. Le rotture degli argini, il disordine che trabocca, la fine di ogni controllo e definizione. Ma qui rimane la magia in fondo.

A Napoli, per storia e posizione, è da sempre possibile accogliere questa alluvione di significati e di energie. Potrà essere esempio per altri?

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