11 maggio 2023

Napoli Contemporanea 2023: un programma diffuso tra strade e musei

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Al PAN la presentazione del programma di Napoli Contemporanea 2023: da Michelangelo Pistoletto a Francesco Vezzoli, mostre e installazioni in strade e musei. Con la speranza di guardare un po’ più in là

PAN - Palazzo Delle Arti di Napoli
PAN - Palazzo Delle Arti di Napoli

È successo. No, non ci riferiamo al lieto evento. Ma a qualcos’altro. Qualcosa che è nell’aria da tempo, da anni. Era da un po’ che si notava in giro, nelle strade, sulle pagine culturali dei giornali o delle sezioni di Napoli. Una presenza costante, massiva, continua, non solo delle prodezze degli azzurri del pallone ma di tanti eventi, mostre, appuntamenti. La città di Napoli sembra infatti aspirare a divenire una delle capitali non solo del calcio ma anche dell’arte contemporanea in Italia. Grazie al contributo di grandi artisti e galleristi, Napoli è la città più “contemporanea” del nostro Paese. Così ha esordito Vincenzo Trione, che, tra gli altri incarichi, è anche Consigliere alla programmazione delle attività museali e all’arte contemporanea del Comune di Napoli, e che ci rammenta anche una bella storia: la via dedicata, nei pressi del Museo di Capodimonte, al grande gallerista Lucio Amelio, uomo d’arte, ideatore di Terrae Motus e primo a portare grandi personalità come Andy Warhol in visita tra i Decumani del centro antico. Siamo al PAN – Palazzo delle Arti Napoli per la presentazione del progetto “Napoli Contemporanea 2023”.

Per Sergio Locoratolo, coordinatore delle politiche culturali del Comune di Napoli, è sempre mancato un “filo rosso” nella programmazione di tutti questi eventi succedutisi negli anni, così come spesso una vocazione, una specializzazione degli spazi comunali da impiegare per queste attività. E così, dopo un anno a mezzo di lavoro, è nata questo progetto che mette insieme mostre, attività, installazioni site-specific e riqualificazioni.

Il principio di base, il motore di tutta l’operazione sta nella creazione di «Un polo del contemporaneo» a Napoli, città da sempre luogo naturale, significativo di questa che è una sorta di dimensione dell’anima, sperimentale, associativa e accattivante, presente sotto diverse forme nei suoi concittadini quanto negli artisti che l’hanno attraversata e si sono lasciati ispirare.

«Uscire da un’idea autarchica dell’arte» e delle sue espressioni, ricercando soprattutto «Nessi tra istituzioni e realtà differenti», «Un’osmosi, un dialogo tra il comune e altre realtà istituzionali attive sul territorio». Il centro pulsante di tutta l’operazione sarà il PAN, che aspira a diventare il primo Museo dell’immagine a livello internazionale, «Per testimoniarne la centralità attraverso la fotografia, il cinema, il digitale in dialogo con altri linguaggi più tradizionali come la pittura». Grazie agli interventi di ristrutturazione dell’architetto Giovanni Francesco Frascino, il museo potrà diventare scenario ideale di prestigiose esposizioni internazionali, dando vita alla costruzione di una propria collezione permanente. E durante il periodo di chiusura per i lavori (settembre 2023) il PAN sarà comunque attivo, grazie a una partnership con il Meet – Digital Culture Center di Milano, per una Project Room in Metaverso destinata a diventare parte dell’allestimento finale del museo.

Anche la Casina Pompeiana, l’edificio neoclassico di fine ‘800 a Chiaia, già luogo nei decenni passati di esperienze performative e artistiche, sarà oggetto di riqualificazione e trasformazione: «Un cantiere della creatività, una grande casa della performatività contemporanea», attraverso workshop, laboratori, esperienze dal basso. E che inaugurerà questo ciclo di attività attraverso un’installazione di Ernesto Tatafiore, con una sequenza di opere riprodotte sulle facciate della costruzione situata nella Villa Comunale.

È sempre Trione, citando l’opera “Attraverso l’Arte” della compianta critica d’arte Lea Vergine, a sottolineando il potenziale rigenerante, salvifico che questa pratica può immettere nei circuiti e nelle connessioni fisiche ed emozionali della città, a descrivere le tappe di Napoli Contemporanea 2023.

Tra le prime azioni vi sarà infatti “OPEN. Arte in centro”, una costellazione di opere pensate appositamente per gli spazi della città, con interventi nei luoghi simbolici della metropoli campana. Ma non saranno semplici mostre o esposizioni. L’idea è appunto quella di «Cambiare pezzi di mondo», di commutare l’energia dell’arte, l’interesse che può suscitare attraverso la riapertura o una rilettura di tanti spazi spesso dimenticati o attraversati senza la giusta consapevolezza.

Una versione originale, in scala monumentale, dell’iconica “Venere degli stracci” di Michelangelo Pistoletto, che racconta come nessun’altra opera l’incontro tra «La bellezza e la contraddizione», verrà posizionata a Piazza Municipio, come primo elemento visibile dalla Stazione Marittima. Una sorta di “Porta del Mare”.

A settembre verrà poi posizionata nelle Carceri del Castel Nuovo (Maschio Angioino) l’opera originale dell’artista Francesco Vezzoli, “Lacrime di coccodrillo”, vincitrice del Bando Piano per l’Arte Contemporanea, finanziato dal PAC 2021 – Piano per l’Arte Contemporanea della Direzione Generale Creatività Contemporanea del MIC. Un lavoro permanente che omaggia l’antica leggenda narrata da Benedetto Croce secondo cui un alligatore portato dall’Egitto si cibava degli amanti abbandonati dalla regina Giovanna II d’Angiò-Durazzo nelle segrete del castello.

Sarà poi riattivato e donato alla città il progetto scenografico dell’illuminazione di Piazza Plebiscito della direttrice della fotografia Daria D’Antonio per il film di Paolo Sorrentino “È stata la mano di Dio”. Corpi illuminanti valorizzeranno il colonnato, le cupole e le due statue equestri poste al centro della piazza monumentale.

Una Napoli però non solo “teatro a cielo aperto” ma anche luogo ricco di storia e di cultura in cui ci si forma per divenire «Interpreti del passato» e cogliere le sfide della contemporaneità e del futuro. «Il Comune deve farsi rete, deve mettere in campo forme di cooperazione, lavorare sul concetto di comunità», contro ogni forma di individualismo e indifferenza. È quanto auspicato dal sindaco del Comune di Napoli Gaetano Manfredi, che non ha mancato di sottolineare la necessità di rafforzare l’aspetto educativo e formativo di queste iniziative, che infatti coinvolgeranno anche soggetti istituzionali come l’Accademia Belle Arti di Napoli, il Conservatorio di Musica di San Pietro a Majella e FOQUS-Fondazione Quartieri Spagnoli.

Quindi sono state progettate alcune opere site-specific in cui l’effetto di riqualificazione e rigenerazione collima con il principi dell’applicazione, dello studio e della didattica. “Questi miei Fantasmi” sarà il lavoro del costumista, stilista e artista Antonio Marras che, insieme a 200 studenti dell’Accademia Belle Arti, ravvierà con una performance il vico di San Pietro a Majella e le Rampe del Salvatore, inagibili dagli anni ’70, riaperta e restituita alla cittadinanza per l’occasione e a cui seguiranno laboratori e workshop presso la sede di FOQUS di Montecalvario. Da settembre poi, presso la Rotonda Diaz, sul Lungomare Caracciolo, lo scultore ligure Gaetano Pesce sarà protagonista, in collaborazione con gli studenti del Conservatorio di San Pietro a Majella, di due lavori dedicati a Pulcinella e all’Amore senza discriminazioni di genere.

A questo si aggiunge l’arrivo di alcuni bandi in preparazione per il sostegno economico a progetti d’arte e di artigianato locale, una ricchezza da promuovere, «Una dimensione che in città non ha ancora sviluppato tutte le proprie potenzialità», ha continuato il Sindaco, ricordando l’apporto e l’importanza per le culture artigiane napoletana di associazioni di maestri di eccellenza come Mani di Napoli.

Insomma un’amministrazione che cerca genuinamente di ricreare quelle condizioni di crescita e sinergia collettiva, necessarie in una città da sempre incubatrice di grandi innovazioni in tutti i campi (medicina, tecnologia, economia, arte) proprio per quella singolare caratteristica di unire «La grandissima tradizione con la capacità di guardare oltre». Parole finali forti quelle del sindaco Manfredi. D’altronde è proprio il tessuto cittadino, il numero di gallerie e di musei di altissimo livello, di sensibilità e di esigenze culturali a richiedere questo duro lavoro di organizzazione e coordinamento che coraggiosamente il Comune ha accettato di portare avanti. Un progetto figlio di una visione che, in definitiva, ben si adatta alle possibilità, alle caratteristiche della città in cui è stato immaginato e da cui si spera trarre nuove forme di ricchezza sociale e culturale.

In questo incontro si è accennato genericamente anche a altri siti, tra cui il Centro Direzionale. A Napoli è infatti sempre presente il rischio di una sovrascrittura estetica, di una riappropriazione turistica, più che sociale e cittadina in senso stretto, di luoghi già abbondantemente solcati. È il limite/necessità di considerare una Napoli stretta in quel miglio (quadrato) d’oro, tra i Decumani, Castelnuovo e Piazza Plebiscito. Eppure c’è una Napoli che va oltre quella dei Campione d’Italia, oltre i campioni d’incassi, del numero di turisti, di sold out, troppe volte dimenticata e abbandonata a sé. Certo è stato proprio il maestro Lucio Amelio a portare Andy Warhol e Joseph Beuys a mangiare a Piazza Dante. Ma i maestri non andrebbero sempre superati?

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