Categorie: Beni culturali

Lo Smithsonian si impegna: i Bronzi del Benin tornano in Nigeria

di - 10 Marzo 2022

Lo Smithsonian si mostra ancora una volta particolarmente attento alle istanze dell’attualità e, pochi giorni fa, ha annunciato ufficialmente che i Bronzi del Benin della sua collezione saranno restituiti alla Nigeria, il cui territorio corrisponde all’antico impero africano. La notizia è stata riportata dal Washington Post e rientra nell’ambito di una ampia politica di restituzioni portata avanti dalla prestigiosa e influente istituzione statunitense, che gestisce 19 musei, tra cui anche l’Hirshhorn Museum and Sculpture Garden, dedicato all’arte contemporanea, il NMAAHC – National Museum of African American History and Culture, oltre che, per dover di cronaca, la Arthur M. Sackler Gallery, che porta il nome della famiglia incriminata nella crisi degli oppioidi. Considerando la portata mondiale dei movimenti di restituzione dei reperti e delle opere trafugati illegalmente o acquisiti in evidenti condizioni di disparità, la decisione dello Smithsonian farà giurisprudenza in materia.

Dallo Smithsonian scrivono però che saranno restituiti solo «La maggior parte» dei 39 reperti ascrivibili ai Bronzi del Benin e custoditi nella collezione dell’istituzione, molti dei quali sono stati saccheggiati dai soldati britannici durante la famigerata incursione del palazzo reale del Benin nel 1897. Secondo quanto specificato successivamente, però, il numero imprecisato deriva da studi e ricerche ancora in corso, per determinare l’effettiva provenienza di alcuni oggetti.

Come parte dell’accordo, lo Smithsonian pagherà il trasporto dei manufatti e finanzierà programmi educativi per i locali. A loro volta, alcuni oggetti torneranno a Washington con prestiti a lungo termine e per progetti in collaborazione, inclusa una mostra già in programma allo Smithsonian, che sarà curata da un board nigeriano. Insomma, restituzioni sì ma anche con una sfumatura di condivisione. Un po’ controverso ma già è un passo avanti, considerando la chiusura di altri musei, come nel caso dei Marmi del Partenone del British Museum, pur con tutte le differenze in termini “quantitativi”, visto che il Fregio greco è un “oggetto” dalla portata architettonica, più che un reperto. Intanto, in Nigeria, sta procedendo la costruzione dell’EMOWAA – Edo Museum of West African Art, a Benin City, la cui apertura è prevista per il 2025. A realizzare il progetto, l’archistar David Adjaye, che ha anche firmato il National Museum of African American History and Culture a Washington, proprio dello Smithsonian.

Chiaramente, questo accordo con le istituzioni nigeriane parte da uno studio preliminare, effettuato da un gruppo di una ventina di operatori dello Smithsonian, inclusi curatori e storici del National Museum of the American Indian, del Center for Folklife and Cultural Heritage, della Freer Gallery of Art e dell’Arthur M. Sackler Gallery, convocati per sviluppare una policy di restituzione a livello istituzionale. Su questa scia, anche i governi dell’Austria e soprattutto del Belgio – considerando il peso del colonialismo nella storia belga – hanno deciso, nei mesi scorsi, di avviare una serie di studi e ricerche per elaborare delle linee guida ufficiali in materia di restituzioni.

La maggior parte dei cosiddetti Bronzi del Benin furono trafugati nel 1897, quando, per rappresaglia, i soldati dell’esercito britannico – sotto il cui protettorato ricadeva l’allora Impero del Benin – invasero la capitale Edo, l’attuale Benin City, radendo al suolo il palazzo reale. Le opere d’arte vennero saccheggiate e, tra queste, spiccano le splendide placche in bronzo inciso, note appunto come Bronzi del Benin, disperse tra le collezioni museali – e probabilmente anche private – di tutto il mondo.

Il governo tedesco e la Commissione nazionale nigeriana per i musei e i monumenti hanno firmato un memorandum d’intesa che stabilisce un calendario per la restituzione dei manufatti. Il Museo Etnologico di Berlino ha infatti la più grande collezione di bronzi del Benin in Europa, solo dopo il British Museum. Dei circa 520 oggetti provenienti dal regno del Benin presenti nella collezione, circa 440 sono riconducibili all’incursione britannica.

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