Categorie: Design

Noorda ad honorem

di - 25 Marzo 2005

Bob Noorda è un uomo schivo e serio che ha sempre la matita in mano e quando la posa lo fa per muovere un mouse o per fumare una sigaretta.
Senatore della grafica mondiale, a lui si devono progetti che quotidianamente determinano la vita di milioni di persone, come la segnaletica per la metropolitana di Milano, o quella per New York o San Paolo; o come l’icona del self-service al distributore di benzina, progettata per Agip e poi adottata da quasi tutte le altre compagnie. O ancora il logo della Feltrinelli, o quello della Mondadori e della Coop.
Tuttavia Noorda si è misurato non solo nel campo della comunicazione visiva, nella programmazione della corporate identity, ma anche nell’imballaggio e nel design di prodotto, nel design degli interni ed esposizioni.
La vocazione è di scuola nordeuropea. Si diploma all’Istituto IvKNO di Amsterdam. Si trasferisce in Italia alla fine degli anni Cinquanta e da lì in poi comincia la sua sfolgorante carriera che lo porterà in qualità di art director e grafico a collaborare con le maggiori aziende e istituzioni italiane contribuendo in maniera fondante al successo di comunicazione.
Docente presso l’umanitaria di Milano e l’ISIA di Urbino, dal 1996 al 2001 è stato professore a contratto di comunicazione visiva alla Facoltà del Design del Politecnico di Milano.
Nel giorno del conferimento della laurea, il 16 marzo, presso il campus di Milano – Bovisa, Giovanni Baule, professore dell’ateneo milanese al quale è stata affidata la laudatio, non ha esitato a definire il lavoro di Noorda ‘un’araldica laica.
La cifra stilistica di Bob Noorda è nel marchio come modulo elementare di una partitura complessa” ha detto ancora Baule “Il marchio è, per eccellenza, artefatto della comunicazione breve: un condensato, l’essenza del processo comunicativo. Il marchio è un racconto breve, come la miniatura e il capolettera illustrato
Nel lavoro di Noorda c’è l’immagine identitaria di un’importante parte dell’industria italiana del dopoguerra; il suo disegno ha dato il volto e il corpo all’industria. E talvolta pure le ali.

Durante la cerimonia un video di Marisa Galbiati ha descritto con poesia e rispetto la figura e il lavoro di un progettista che parla poco e che ha sempre preferito nascondersi dietro un foglio bianco e una matita.
In conclusione vale la pena riprendere la polemica intrapresa sia da Maurizio Vitta sulle colonne de Il Domenicale de Il Sole 24 Ore che dal prof. Baule durante il conferimento della laurea ad honorem.
Di recente la prima linea della metropolitana milanese è stata sottoposta a misure di “restauro” che hanno alterato i delicati equilibri grafici e percettivi studiati da Noorda nel progetto originale di Albini, a cominciare dal rosso arancio scelto per una perfetta leggibilità del bianco delle scritte. A Londra l’immagine grafica della metropolitana, opera di Henry Beck, è trattata come un reperto museale; a Milano invece non si ha il minimo riguardo per un’opera e una cultura, quella del design e del progetto, che nonostante l’omaggio accademico non vengono riconosciute come patrimonio. collettivo

M2

[exibart]

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