La casa editrice Omnibus Press ha da poco pubblicato TheYoung Punks, volume che raccoglie gli scatti di Sheila Rock, fotografa americana ha immortalato il punk britannico in tutte le sue sfaccettature, fornendoci un’immagine autentica e partecipata dello spirito del tempo: «La scena punk era fuori dal comune; era un fenomeno sociale, era seducente, potente, attraente dal punto di vista visivo. Era difficile non capire che qualcosa di incredibile stesse avvenendo nelle strade di Chelsea.» ha raccontato l’autrice in un’intervista al Manifesto.
Americana di origini hawaiane e giapponesi, Sheila Rock si è avvicinata al mondo della fotografia da autodidatta «giravo sempre con una Nikkormat e fotografavo tutto quello che vedevo.» Nei primi anni Settanta sposò il fotografo Mick Rock che la introdusse ai «libri, yoga, rock’n’roll e quel tour di Bowie» che contribuirono «ad allargare i miei orizzonti».
Dagli Eater ai Clash, dal rossetto di Siouxsie Sioux ai Buzzcoks ecco alcuni degli scatti di Sheila che hanno reso immortali i volti iconici dei punks delle origini:
«Erano innovatori radicali che hanno creato la prima scena musicale indipendente. Questa foto è stata scattata a Soho vicino Marquee».
«Un servizio fotografico per Face in uno studio improvvisato di Holland Park. All’epoca, Siouxsie stava passando dal punk a uno stile più romantico e innovativo. Era un soggetto piuttosto tranquillo, ma per me davvero raffinato: i suoi caratteristici occhi scuri, le sue rosse labbra e uno sguardo glaciale».
«La foto è stata scattata nella sala prova sotto gli archi ferroviari vicino a London Bridge nel 1977. Sono stata invitata a fotografare la band punk di breve durata di Steve Strange con Chrissie Hynde alla chitarra, prima che diventasse una cantante».
«Il cantante Dave Vanian e il chitarrista Bryan James of the Damned. Musica veloce e teatralità li hanno resi la prima band punk a pubblicare un singolo. La band più popolare che abbia mai suonato al The Roxy».
«Mi è stato chiesto di fare un servizio fotografico dalla loro casa discografica. Erano degli innovatori della scena post-punk e ho usato il Tamigi per riflettere l’animo grintoso della band».
«Era chiaro anche allora che sarebbe andato lontano. Un talento enorme e il suo stile mod era iconico. Non faceva parte dell’élite punk. Non era un seguace».
«Immortalato nel suo appartamento a Kensington. Ricordo di aver visto questo meraviglioso cappotto rosso all’ingresso e gli ho chiesto di indossarlo. Aveva sempre un grande stile personale ed era carismatico. Spesso un provocatore, ma sembra che io sia riuscita ad eludere il suo lato polemico».
«Sede dell’emergente look punk fai-da-te, questo era un luogo d’incontro per giovani punk in King’s Road».
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