“Molti sono aiutati dalla fortuna, che non hanno virtute in loro ei infiniti que’ virtuosi che la mala sorte sempre perseguita”. Con queste sprezzanti parole, Giorgio Vasari apre la breve biografia dedicata a Bernardino di Betto, detto il Pintoricchio. Parole che peseranno come dei macigni sulla fama postuma dell’artista perugino (verrà rivalutato solo alla fine dell’Ottocento). Eppure egli fu un grande protagonista della scena artistica umbra della seconda metà del Quattrocento. La decorazione della Cappella Piccolomini a Siena e, soprattutto, gli affreschi della Cappella Baglioni in Santa Maria Maggiore a Spello dimostrano che la fama, di cui godeva, non era certo immeritata. Proprio agli affreschi di Spello, la Silvana Editoriale dedica un importante volume che illustra la grande attenzione del Pintoricchio al coevo mondo umanistico, che aveva conosciuto durante i lavori alla Sistina a Roma e la sua feroce rivalità con Pietro Perugino, l’altro grande protagonista della scuola umbra. L’innata eleganza del disegno e del colore – eleganza quasi tardo gotica – ed il grande senso realistico di Bernardino di Betto emergono dalle splendide illustrazioni del libro, alcune di esse anche in scala 1:1, a conferma della qualità della produzione artistica di uno dei protagonisti del nostro Rinascimento. Tra i saggi che correlano il volume, meritano una menzione particolare quello di Giordana Benazzi, sul stringente rapporto tra il pittore e il mondo rinascimentale e quello sul riuscitissimo restauro del 1977, intervento a cui si deve buona parte del rinnovato interesse per la bellissima Cappella Baglioni.
Luca Scalco
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