Polo del '900, esterno di Palazzo San Daniele © Polo del '900 Torino
“Dove portano i Venti” è il titolo della programmazionedel Polo del ‘900 di Torino e dei 22 Enti partner per il 2021, che si estenderà anche al 2022: «un’ampia articolazione di progetti, iniziative, formati, linguaggi, luoghi e strumenti che attorno ai Venti costruisce una narrazione tra passato e futuro, per intercettare e rispondere a crisi, transizioni, opportunità del nuovo decennio», ha anticipato l’istituzione.
Si tratta – ha proseguito – di un «programma dall’ambizione biennale, che si svilupperà a livello regionale, dal vivo e in streaming, con format consolidati e proposte inedite, per mobilitare l’opinione pubblica sulle sfide più urgenti, locali e globali, con uno sguardo privilegiato al mondo della formazione e alle nuove generazioni».
Nell’intervista qui sotto Alessandro Bollo, Direttore del Polo del ‘900 di Torino dal 2017 riconfermato a giugno 2020 per il prossimo triennio, ci ha spiegato origini e prospettive di questa programmazione, ponte tra presente, futuro e grandi sfide della contemporaneità
«Il Polo del ‘900 è uno spazio multifunzionale, ibrido, dichiaratamente inclusivo e interessato ad affrontare i grandi temi del presente potendone indagare le radici storiche e le motivazioni profonde attraverso i patrimoni e l’attività di ricerca dei 22 enti partner.
Il suo modello è piuttosto inedito nel panorama nazionale perché si basa appunto sulla collaborazione e sull’integrazione delle funzioni, delle competenze e dei progetti dei soggetti culturali che lo costituiscono. Molti dei progetti chiave della programmazione vengono, infatti, ideati e sviluppati in modalità integrata dagli enti che co-partecipano a geometria variabile apportando sensibilità culturali diverse, sviluppando differenti linguaggi, dividendosi le funzioni realizzative, ma condividendo gli obiettivi e le finalità generali».
«La collaborazione rappresenta la cifra distintiva del Polo del ’900 che, da sempre, si propone come soggetto e spazio di aggregazione. Sin da quando è nato artisti, associazioni, innovatori, festival e istituzioni hanno gravitato intorno al Polo contribuendo alla costruzione di una proposta culturale differenziata, diffusa sul territorio e caratterizzata dalla sperimentazione di approcci progettuali volti al coinvolgimento e all’ampliamento della base sociale. La creazione di partnership e reti, anche con soggetti non appartenenti in senso stretto al settore culturale ma a quello delle industrie creative e tecnologiche, delle politiche sociali ed educative, ha rappresentato, inoltre, uno degli obiettivi strategici perseguiti per favorire la massimizzazione degli impatti e lo scambio di buone pratiche di innovazione civica e culturale. Nell’ultimo triennio sono stati coinvolti più di 270 soggetti in progetti e attività a livello locale e nazionale».
«Ci interessano gli anni Venti del nuovo millennio. Il titolo, che gioca a confondere meteorologia e cronologia, deriva dalla constatazione che si sta aprendo un decennio cruciale per le questioni aperte a cui sarà fondamentale trovare risposte collettive e adeguate alla complessità degli scenari che si schiudono se consideriamo, ad esempio, le sfide (interconnesse) della transizione ecologica, digitale e migratoria. Diventa centrale capire come contribuire a comprendere i fenomeni del presente, partendo da radici e fattori ispirativi che si ritrovano molto spesso tra le pieghe dell’analisi storica, politica ed economica del Novecento.
I patrimoni custoditi nei nostri archivi – fruibili digitalmente attraverso il nostro hub 9centRo che a fine aprile si gioverà di un restyling importante – e il lavoro dei ricercatori saranno fondamentali per lo sviluppo dei progetti chiave. Sotto questa prospettiva proveremo, inoltre, a costruire connessioni con gli Anni Venti del secolo scorso, un decennio straordinariamente denso di avvenimenti e fatti storici a livello nazionale e internazionale e generativo di visioni, ideologie, modelli di società e di sviluppo che hanno influenzato e informato in modo significativo gli anni a seguire».
«Ci sono alcuni temi su cui è particolarmente importante attivarsi: clima, diseguaglianze, modelli di sviluppo, futuro del lavoro, ruolo delle democrazie e dello sviluppo tecnologico e la scala globale delle loro interconnessioni, dei loro effetti e delle loro possibili soluzioni. A chiudere il decennio, il 2030 rappresenta, non a caso, un momento cruciale di bilancio degli obiettivi strategici dell’agenda ONU legati allo sviluppo e alla sostenibilità del pianeta. Alcuni progetti che stiamo lanciando come i “Venti dell’Ambiente” e “VentiTrenta. Aspirazioni, visioni e progetti per cambiare il prossimo decennio” sono pensati per coinvolgere attivamente i giovani nati appunti nel nuovo millennio. La riflessione su questi temi ha sicuramente bisogno dell’apporto critico, propositivo, militante e possibilmente utopico della Generazione Z, portatrice di modelli aspirazionali, visioni e istanze molto diverse da quelle delle generazioni che l’hanno preceduta».
«La gestione della pandemia nella primavera 2021 è fortunatamente molto diversa di quella della primavera 2020 perché, pur trovandoci ancora in un contesto di forte incertezza e di difficoltà a programmare, abbiamo fatto tesoro delle sperimentazioni, degli sbagli e delle lezioni apprese nell’ultimo anno. Molte delle nostre iniziative sono pensate in forma ibrida, rivolte sia a un pubblico (limitato) in presenza, ma soprattutto orientate a pubblici in remoto (sia in streaming sia on demand) con effetti interessanti sull’ampliamento dei bacini di utenza e sull’allungamento del ciclo di vita dei prodotti culturali che realizziamo. Abbiamo sperimentato con successo inaspettato i podcast che diventeranno anche in futuro uno strumento di divulgazione e approfondimento particolarmente utile per i nostri progetti. Molto digitale, ma anche e soprattutto relazioni umane cercando di riportare quanto prima le persone a fare e vivere la cultura dal vivo (abbiamo attrezzato nuovi spazi di incontro e di studio all’aperto per la stagione estiva) in un percorso di progressiva riscoperta della socialità».
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