18 febbraio 2021

Un wikipediano al Polo del ‘900 di Torino: parte la residenza

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Il wikipediano Marco Chemello metterà a disposizione il suo know-how nel corso di un progetto di residenza di sei mesi al Polo del ‘900 di Torino, per la valorizzazione digitale dei patrimoni artistici e culturali

wikipediano in residenza polo '900 torino

Ci sono alcuni luoghi dell’internet che sono sempre qualche passo più avanti degli altri. Per esempio, i vecchi blog o le piattaforme di peer-to-peer che, da un lato, hanno sviluppato quei concetti di condivisione di cose e di identità username tuttora praticati attraverso i nuovi social network, dall’altro, oppure, di conseguenza, hanno stabilito nuove regole di fruizione della rete. Poi Myspace ed Emule hanno chiuso, per vari motivi. Ma Wikipedia no, l’enciclopedia del libero sapere, uno degli esperimenti più interessanti e “orizzontali” dell’evo del web, continua a esistere e ad adattare il proprio format d’intervento, rimodulando regole e approcci alla realtà in evoluzione. Per esempio, recentemente, la Wikimedia Foundation, l’organizzazione non profit che amministra l’enciclopedia più consultata al mondo, ha rilasciato un codice di condotta globale contro abusi, disinformazione e manipolazione delle notizie, una deontologia pensata per i suoi “scrittori” ma che potrebbe avere senso anche al di fuori del dominio enciclopedico, dettando, insomma, la linea. E così, Wikipedia esce dai propri confini di pagina ed entra addirittura nel mondo degli oggetti tangibili, anzi, in questo caso, nel luogo per eccellenza della materia, un museo, nello specifico il Polo del ‘900 di Torino, che ospiterà un wikipediano in residenza per sei mesi, al fine di accompagnare l’istituzione in un percorso di valorizzazione digitale del patrimonio artistico e culturale custodito in collezione.

Wiki-esperto da oltre 15 anni e wikipediano in residenza di altre istituzioni culturali, come Accademia delle Scienze di Torino, Fondazione BEIC e Archivio storico Ricordi di Milano, Marco Chemello lavorerà in sinergia con un gruppo di lavoro, nel corso di 15 seminari, con l’obiettivo di è favorire uso, visibilità e condivisione dell’enorme patrimonio custodito dal Polo e, allo stesso tempo, contribuire a migliorare i contenuti culturali di Wikipedia.

La scrittura collettiva è un atto rivoluzionario

«Come ben sappiamo Wikipedia è divenuta, nei suoi 20 anni di vita, il principale progetto di scrittura collettiva al mondo, oltre che la più grande e più consultata enciclopedia», ha spiegato Chemello. «Non possiede una redazione perché tutti i contenuti sono scritti, alimentati e corretti da una grande community multilingue di volontari, in un’ottica collaborativa e libera che rappresenta l’aspetto più rivoluzionario, affascinante e allo stesso tempo sfidante dell’universo wiki», ha continuato il wikipediano. «Per questa ragione nel corso degli anni ci siamo posti – anche come Wikimedia Italia – sempre più la questione di coinvolgere in quest’opera le istituzioni detentrici di contenuti e fonti autorevoli: oggi lavoriamo tutti i giorni con archivi, musei, biblioteche, scuole e università, enti pubblici e privati; è così che nasce il “wikipediano in residenza”, una figura di facilitatore per i progetti GLAM con esse, che si sono diffusi anche in Italia a partire dal 2011.

È vero che sono ancora relativamente poche le realtà italiane coinvolte – spesso le più innovative e coraggiose – ma sono davvero molte le possibilità di agire nella direzione dell’open access e della cultura libera e collaborativa. Sappiamo che è questa la direzione tracciata da alcune delle maggiori istituzioni culturali a livello internazionale e indicata del resto dalle direttive europee. Produrre risultati tangibili e utili per tutti collaborando con il Polo del ‘900 è molto stimolante e per me, come wikimediano, è un piacere e una bella sfida».

Un wikipediano in residenza al Polo del ‘900 di Torino: le attività

Il progetto, articolato in 15 seminari, è in partenza oggi, 18 febbraio e, nel corso di sei mesi, si andrà alla scoperta delle potenzialità dei progetti della galassia Wikimedia, tra cui non solo Wikipedia ma anche Wikimedia Commons, l’enorme archivio di immagini, suoni e altri file multimediali con licenza libera disponibili già molto tempo prima della moda digitalizzante degli ultimi mesi, e Wikidata, la baca dati online e collaborativa per supportare gli altri spin-off della galassia wikimediana.Durante la residenza – che è valsa al Polo del ‘900 di Torino il premio come Miglior progetto candidato al Bando 2020 per le istituzioni culturali – Chemello svolgerà anche diverse attività pratiche, mirate a contribuire alle voci di Wikipedia esistenti e crearne di nuove, partendo dai temi di studio e ricerca del Polo.

«La collaborazione con Wikimedia Italia rappresenta un’opportunità di sperimentazione per valorizzare i patrimoni del Polo, raggiungere nuovi pubblici e cogliere nuovi vantaggi del digitale attraverso progetti consolidati come Wikimedia», ha spiegato Alessandro Bollo, direttore del Polo del ‘900.

«Rappresenta, soprattutto, una meravigliosa possibilità di apprendimento, di ripensamento e di confronto, in una fase storica che obbliga gli istituti culturali a un surplus di consapevolezza, competenza e visioni per stare al passo con la trasformazione digitale. Grazie a questa collaborazione, in primavera, il Polo dedicherà alcuni momenti di approfondimento ai progetti Wikimedia, rivolgendosi agli enti culturali del Piemonte e alla cittadinanza. In più, l’esperienza con il wikipediano si concluderà con un convegno sul tema della comunicazione dei patrimoni culturali nell’era digitale che si terrà nell’ambito del festival Archivissima 2021 a giugno».

L’iniziativa “un wikipediano in residenza” rientra nell’ambito dei progetti GLAM – Galleries, Libraries, Archives and Museums, promosso e sostenuto dalla Wikimedia Foundation e dai suoi capitoli nazionali – tra cui anche quello italiano, appunto – per favorire la collaborazione e la trasmissione di saperi tra istituzioni culturali e i progetti Wikimedia. Il primo museo ad aver ospitato un wikipediano in residenza è stato il British Museum di Londra, nel 2010, con risultati a vantaggio non solo della valorizzazione delle sue opere ma della conoscenza collettiva.

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