14 aprile 2021

‘Dove Portano i Venti’: il 2021 al Polo del ‘900 di Torino. Intervista al Direttore

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Alessandro Bollo, Direttore del Polo del '900 di Torino, ci ha raccontato origini e prospettive della nuova programmazione, ponte tra presente, futuro e grandi sfide della contemporaneità: "Dove Portano i Venti. Crisi, transizioni, opportunità del nuovo decennio"

Polo del '900, esterno di Palazzo San Daniele © Polo del '900 Torino

Dove portano i Venti” è il titolo della programmazionedel Polo del ‘900 di Torino e dei 22 Enti partner per il 2021, che si estenderà anche al 2022: «un’ampia articolazione di progetti, iniziative, formati, linguaggi, luoghi e strumenti che attorno ai Venti costruisce una narrazione tra passato e futuro, per intercettare e rispondere a crisi, transizioni, opportunità del nuovo decennio», ha anticipato l’istituzione.

Si tratta – ha proseguito – di un «programma dall’ambizione biennale, che si svilupperà a livello regionale, dal vivo e in streaming, con format consolidati e proposte inedite, per mobilitare l’opinione pubblica sulle sfide più urgenti, locali e globali, con uno sguardo privilegiato al mondo della formazione e alle nuove generazioni».

Nell’intervista qui sotto Alessandro Bollo, Direttore del Polo del ‘900 di Torino dal 2017 riconfermato a giugno 2020 per il prossimo triennio, ci ha spiegato origini e prospettive di questa programmazione, ponte tra presente, futuro e grandi sfide della contemporaneità

Alessandro Bollo, Direttore del Polo del ‘900 di Torino © Polo del ‘900 Torino

Intervista ad Alessandro Bollo, Direttore del Polo del ‘900 di Torino

Il Polo del ‘900 di Torino è costituito dai palazzi di San Daniele e di San Celso, comprende un museo, una biblioteca, 9 chilometri di archivi, 22 Enti Culturali e molto altro. Qual è la mission generale di questa grande entità culturale? Come tutte queste realtà lavorano in modo sinergico?

«Il Polo del ‘900 è uno spazio multifunzionale, ibrido, dichiaratamente inclusivo e interessato ad affrontare i grandi temi del presente potendone indagare le radici storiche e le motivazioni profonde attraverso i patrimoni e l’attività di ricerca dei 22 enti partner.
Il suo modello è piuttosto inedito nel panorama nazionale perché si basa appunto sulla collaborazione e sull’integrazione delle funzioni, delle competenze e dei progetti dei soggetti culturali che lo costituiscono. Molti dei progetti chiave della programmazione vengono, infatti, ideati e sviluppati in modalità integrata dagli enti che co-partecipano a geometria variabile apportando sensibilità culturali diverse, sviluppando differenti linguaggi, dividendosi le funzioni realizzative, ma condividendo gli obiettivi e le finalità generali».

Polo del ‘900: da sinistra palazzo San Daniele e palazzo San Celso © Polo del ‘900 Torino
Qual è il rapporto del Polo del ‘900 con il territorio, con la cittadinanza e con le altre realtà culturali della città?

«La collaborazione rappresenta la cifra distintiva del Polo del ’900 che, da sempre, si propone come soggetto e spazio di aggregazione. Sin da quando è nato artisti, associazioni, innovatori, festival e istituzioni hanno gravitato intorno al Polo contribuendo alla costruzione di una proposta culturale differenziata, diffusa sul territorio e caratterizzata dalla sperimentazione di approcci progettuali volti al coinvolgimento e all’ampliamento della base sociale. La creazione di partnership e reti, anche con soggetti non appartenenti in senso stretto al settore culturale ma a quello delle industrie creative e tecnologiche, delle politiche sociali ed educative, ha rappresentato, inoltre, uno degli obiettivi strategici perseguiti per favorire la massimizzazione degli impatti e lo scambio di buone pratiche di innovazione civica e culturale. Nell’ultimo triennio sono stati coinvolti più di 270 soggetti in progetti e attività a livello locale e nazionale».

Evento al Polo del ‘900 © Polo del ‘900 Torino
Per la programmazione 2021-22, avete scelto il titolo “Dove portano i Venti”. Da dove deriva questa scelta e a quali temi apre? E come si collegano con il patrimonio museale e archivistico del Polo del ‘900?

«Ci interessano gli anni Venti del nuovo millennio. Il titolo, che gioca a confondere meteorologia e cronologia, deriva dalla constatazione che si sta aprendo un decennio cruciale per le questioni aperte a cui sarà fondamentale trovare risposte collettive e adeguate alla complessità degli scenari che si schiudono se consideriamo, ad esempio, le sfide (interconnesse) della transizione ecologica, digitale e migratoria. Diventa centrale capire come contribuire a comprendere i fenomeni del presente, partendo da radici e fattori ispirativi che si ritrovano molto spesso tra le pieghe dell’analisi storica, politica ed economica del Novecento.
I patrimoni custoditi nei nostri archivi – fruibili digitalmente attraverso il nostro hub 9centRo che a fine aprile si gioverà di un restyling importante – e il lavoro dei ricercatori saranno fondamentali per lo sviluppo dei progetti chiave. Sotto questa prospettiva proveremo, inoltre, a costruire connessioni con gli Anni Venti del secolo scorso, un decennio straordinariamente denso di avvenimenti e fatti storici a livello nazionale e internazionale e generativo di visioni, ideologie, modelli di società e di sviluppo che hanno influenzato e informato in modo significativo gli anni a seguire». 

Sala lettura del Polo del ‘900 © Polo del ‘900 Torino
La nuova programmazione pone lo sguardo sul nuovo decennio. Quali sono, secondo Lei, i temi e gli aspetti più urgenti su cui riflettere e operare in questo momento?

«Ci sono alcuni temi su cui è particolarmente importante attivarsi: clima, diseguaglianze, modelli di sviluppo, futuro del lavoro, ruolo delle democrazie e dello sviluppo tecnologico e la scala globale delle loro interconnessioni, dei loro effetti e delle loro possibili soluzioni. A chiudere il decennio, il 2030 rappresenta, non a caso, un momento cruciale di bilancio degli obiettivi strategici dell’agenda ONU legati allo sviluppo e alla sostenibilità del pianeta. Alcuni progetti che stiamo lanciando come i “Venti dell’Ambiente” e “VentiTrenta. Aspirazioni, visioni e progetti per cambiare il prossimo decennio” sono pensati per coinvolgere attivamente i giovani nati appunti nel nuovo millennio. La riflessione su questi temi ha sicuramente bisogno dell’apporto critico, propositivo, militante e possibilmente utopico della Generazione Z, portatrice di modelli aspirazionali, visioni e istanze molto diverse da quelle delle generazioni che l’hanno preceduta». 

Salotto900, l’ingresso di Palazzo San Daniele, Polo del ‘900 © Polo del ‘900 Torino
In che modo il Polo del ’900 ha affrontato e sta affrontando la pandemia? Come ha ripensato le proprie attività? Avete in programma di mantenere, in futuro, qualche modalità di proposte per il pubblico sperimentate in questo frangente?

«La gestione della pandemia nella primavera 2021 è fortunatamente molto diversa di quella della primavera 2020 perché, pur trovandoci ancora in un contesto di forte incertezza e di difficoltà a programmare, abbiamo fatto tesoro delle sperimentazioni, degli sbagli e delle lezioni apprese nell’ultimo anno. Molte delle nostre iniziative sono pensate in forma ibrida, rivolte sia a un pubblico (limitato) in presenza, ma soprattutto orientate a pubblici in remoto (sia in streaming sia on demand) con effetti interessanti sull’ampliamento dei bacini di utenza e sull’allungamento del ciclo di vita dei prodotti culturali che realizziamo. Abbiamo sperimentato con successo inaspettato i podcast che diventeranno anche in futuro uno strumento di divulgazione e approfondimento particolarmente utile per i nostri progetti. Molto digitale, ma anche e soprattutto relazioni umane cercando di riportare quanto prima le persone a fare e vivere la cultura dal vivo (abbiamo attrezzato nuovi spazi di incontro e di studio all’aperto per la stagione estiva) in un percorso di progressiva riscoperta della socialità».

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